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Corriere della Sera Rassegna Stampa
02.03.2016 In fuga dall'Iran per la musica: Kimia Ghorbani questa sera a 'The Voice'
Commento di Renato Franco

Testata: Corriere della Sera
Data: 02 marzo 2016
Pagina: 43
Autore: Renato Franco
Titolo: «In fuga dall'Iran per la musica: a 'The Voice' canto la libertà»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/03/2016, a pag. 43, con il titolo "In fuga dall'Iran per la musica: a 'The Voice' canto la libertà", il commento di Renato Franco.

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«Ho iniziato a cantare da piccola, ricordo bene che ogni anno che crescevo era sempre più difficile, mia mamma e mia nonna mi avvisavano, “canta a voce più bassa, canta piano che ti sentono i vicini”». Storie di ordinaria oppressione nell’Iran moderno. Kimia Ghorbani è nata 31 anni fa a Teheran, in Persia — lo sottolinea con orgoglio —, ma per cantare sotto la doccia (non è una battuta, era davvero così) è dovuta venire in Italia. Ora è arrivata addirittura in un luogo tentacolare come The voice (la sua esibizione stasera su Rai2). Abbiamo i talent e ce ne lamentiamo, ma ci scordiamo che c’è chi non può nemmeno sognare di averli. La sua è una storia di fatiche e ingiustizie. A scuola Kimia scrive un testo in cui rivendica la libertà: «Sono stata bendata e arrestata con la pistola puntata. Mi hanno detto che mi avrebbero ammazzato. Sono stata una settimana in prigione». Parola scritta o parola cantata non fa differenza: «Per tanti musulmani radicali una donna che canta è una cosa brutta perché la considerano erotica. Quando sono diventata più grande ho cominciato a suonare per strada: volevo dare un segnale forte per far uscire allo scoperto anche altre donne».

La polizia però non gradiva: «Mi hanno picchiata, mi hanno preso a calci e insultata, hanno sequestrato il mio strumento, mi hanno portato via i soldi che avevo raccolto. Ho avuto paura, però piano piano l’ho persa. Sono stata molto forte, ho pensato che dovevo farlo: mi dicevo, non succede niente, se anche muoio... Dovevo farlo, una deve per cominciare, dare l’esempio. Dopo due anni però ho dovuto rinunciare, ho capito che da sola non potevo fare niente, le altre donne non mi hanno seguito perché avevano paura. Ogni volta che ci ripenso mi sento triste». Nel 2012 Kimia si iscrive alla scuola italiana di Teheran per imparare la lingua. Chi passa l’esame ottiene il visto per l’Italia e chi passa l’esame in Italia ottiene un permesso di soggiorno come studente. Con 800 euro arriva a Bologna, l’Italia è un Paese che ama da sempre, «lo sognavo da quando ero piccola». Qui si è sposata (pochi giorni fa, aspetta anche un figlio) e ora si è presentata a The voice . Non perché le interessa vincere, ma «per dare un messaggio, per smuovere le acque, per fare una campagna, per chiedere al governo di lasciare le donne cantare, devono capire che la religione è una cosa molto privata e non può diventare legge».

Era in prima fila tra il 2009 e il 2010 quando l’Onda Verde scosse l’Iran per chiedere un cambiamento: «Quelle elezioni sono state truccate. Siamo stati coraggiosi, siamo scesi in piazza, abbiamo manifestato pacificamente, ma hanno ucciso tanti — tanti — nostri giovani amici». Kimia ricorda un’amica musicista: «L’hanno uccisa, era giovanissima e bellissima. Un ragazzo di 19 anni, l’hanno portato in prigione, dicevano che sarebbe uscito, ogni giorno lo ripetevano, ma dopo un mese hanno detto che è morto in carcere. Il suo corpo era pieno di lividi... Un ragazzo di 19 anni può essere così pericoloso per un governo?». Stasera si presenterà sul palco con il velo verde, il colore simbolo di chi vuole un Iran nuovo. «Noi stiamo crescendo con questo messaggio rivoluzionario per avere vera libertà in Iran. Questo verde è vivo, è come un albero che fiorisce in primavera quando spuntano le foglie».

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