Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 01/03/2016, a pag. 17, con il titolo "Iran ed Europa devono lottare insieme contro il terrorismo", l'intervista di Vanna Vannuccini a Ali Akbar Velayati, per 16 anni Ministro degli Esteri in Iran.
L'atteggiamento di Vanna Vannuccini nei confronti dell'interlocutore è a dir poco accomodante: non una domanda sui crimini dell'Iran, sulle condanne a morte, sul sostegno esplicito al terrorismo in tutto il Medio Oriente, sull'antisemitismo e negazionismo di Stato, sulla corsa al nucleare e sull'espansionismo ai danni dei vicini. Al contrario, le domande della giornalista consentono a Ali Akbar Velayati di presentare l'Iran come partner dell'Occidente nella lotta al terrorismo. Un controsenso, visto che in questo caaso l'Iran dovrebbe combattere contro se stesso. Ma la giornalista non ha nulla da obiettare. Una prova emblematica di giornalismo servile.
Ecco l'intervista:
Vanna Vannuccini
Ali Akbar Velayati
Ali Akbar Velayati è stato ai vertici della politica estera iraniana fin dall’inizio della Repubblica Islamica. Fu l’uomo incaricato da Khomeini di negoziare il cessate il fuoco con Saddam e rimase ministro degli Esteri sotto la presidenza Rafsanjani. È da sempre vicino alla Guida Suprema, di cui è il più stretto consigliere per gli affari internazionali. Mentre viene ufficialmente confermata dal ministro degli Interni che i sostenitori di Rouhani insieme ai conservatori moderati di Ali Larijani hanno conquistato la maggioranza (con 85 più 73 seggi del nuovo Parlamento) Velayati ci accoglie nel suo ufficio. «Queste elezioni sono state una vittoria della Guida Suprema e del popolo iraniano», dice.
Dopo queste elezioni e dopo l’accordo sul nucleare come guarda al futuro dell’Iran? «Penso che l’accordo sul nucleare sia stato un passo molto positivo della politica estera iraniana. Un passo supervisionato dalla Guida Suprema. I negoziati cominciarono dodici anni e finalmente è stato raggiunto un accordo. Un fatto positivo per tutti».
Per l’accordo sul nucleare per la prima volta il ministro degli Esteri americano e quello iraniano si sono seduti insieme. Un inizio verso una riconciliazione? «Questi colloqui sono cominciati con il dossier nucleare e con il dossier nucleare finiscono. Per quanto ne sappia io non ci sono altri temi da discutere tra le due parti. Il dottor Zarif ha avuto il mandato di discutere solo la questione nucleare».
Un tema di comune interesse è tuttavia la lotta al terrorismo nella regione. Come si affronta il terrorismo di Daesh? «L’Iran è stato il primo paese che ha combattuto il terrorismo in Iraq e in Siria, accogliendo la richiesta di aiuto di quei governi. Dopo, altri paesi come la Russia si sono uniti a noi, e questo dice quanto siamo determinati a combattere il terrorismo».
Vede la possibilità che l’Iran riprenda i contatti con l’Arabia saudita? «Non abbiamo alcuna riserva a riprendere colloqui senza precondizioni. Sono stati loro a tagliare le relazioni con l’Iran e se vogliono riprenderle noi non abbiamo niente in contrario. Siamo pronti».
Che cosa si aspetta dall’Europa? «Che si unisca a noi nella lotta al terrorismo, almeno sul piano politico. Devono convincere i sauditi e altri paesi della regione a smettere di sostenere gruppi terroristici come Daesh e Al Nusra. L’Europa può avere un ruolo politico importante, ma se rimarrà in silenzio di fatto tollererà un terrorismo che presto si affaccerà nei loro paesi. Come si vede già con i migranti che sono diventati un cruciale problema europeo».
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