lunedi` 18 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Italia Oggi Rassegna Stampa
17.02.2016 Dedicato a chi mette nel mirino Al Sisi (e tace di fronte ai crimini dei Fratelli Musulmani)
Commento di Alessandra Nucci

Testata: Italia Oggi
Data: 17 febbraio 2016
Pagina: 11
Autore: Alessandra Nucci
Titolo: «Perché la sinistra chic mette nel mirino Al Sisi»

Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 11, con il titolo "Perché la sinistra chic mette nel mirino Al Sisi", il commento di Alessandra Nucci.

Immagine correlata
Abdel Fattah Al Sisi

Immagine correlata
Due pacifici elettori di Morsi

Presunto colpevole: il capo del governo. Un copione già visto con Gheddafi, Mubarak e Milosevic, leader dal pugno forte fatti cadere innanzitutto con la forza dell'artiglieria mediatica internazionale. Questa volta non si tratta di accuse di stragi ma dell'omicidio di un cittadino italiano, di cui si pretende sia conclamata la responsabilità della polizia e quindi del governo egiziani, e da cui si fa discendere, come dato acquisito, che l'Egitto non ha più titolo per combattere il terrorismo interno ed esterno, che non ha diritto di sostenere Haftar in Libia, che non vada neppure riconosciuto come interlocutore commerciale.

Una delegittimazione totale che fa un favore solo all'Isis, che al-Sisi aveva dimostrato di combattere per davvero, e paradossalmente danneggia l'Italia stessa. Ma davvero è plausibile che un regime brutalizzi un cittadino straniero, noto negli ambienti accademici internazionali, e poi lasci in giro il cadavere martoriato perché venga ritrovato? E la falla macroscopica nell'impianto di accuse che viene saltato a pié pari dalle agenzie di stampa, oppure menzionato solo per passare oltre. E dalla presunzione di colpevolezza del Presidente Al-Sisi si passa adesso a macchiare anche Renzi, colpevole di «dichiarazioni di stima e di amicizia» per il presidente egiziano, e di qui ad affondare l'Italia stessa, diffidata in partenza dall'avvalorare le indagini delle autorità egiziane in quanto già si parla di «asse Roma-Cairo».

Impossibile non notare le somiglianze con la situazione che si creò con la messa in stato d'accusa di Gheddafi, comprese le conseguenze e le eterne mire recondite su Eni. Però mentre il rais libico aveva più di un motivo per essere sul libro nero di molti paesi, così non è per il Generale Abdel Fattah al-Sisi. Anzi. L'Occidente avrebbe più di un motivo per aver fiducia in lui. Al-Sisi incarna il leader musulmano moderato che si è sempre vagheggiato. Il leader egiziano con grande coraggio ha richiamato gli imam alle loro responsabilità nel tramandare una visione delle Sacre Scritture islamiche che escluda la violenza. Lo ha fatto all'Università di al-Azhar, il centro accademico degli intellettuali sunniti, da dove Barack Obama aveva intrapreso il percorso contrario, sdoganando i Fratelli Musulmani (al bando come formazione politica da 40 anni) con il volerli seduti in prima fila in occasione del suo discorso alla nazione Egitto nel giugno 2009.

Le parole di ammonimento ai leader religiosi pronunciate da al-Sisi avrebbero dovuto spalancare le porte dei Paesi democratici, sollevati per aver trovato finalmente un leader di un Paese musulmano disposto a prendere posizione nei confronti delle autorità religiose. Invece no. Proprio mentre il governo egiziano, che nel mettere fine al governo di Mohammed Morsi (liberamente eletto, si osserva; ma anche Hitler andò al potere con le elezioni...) aveva risposto alla domanda di milioni di egiziani, si trovava a dover affrontare gli assalti più pericolosi per il popolo e per la propria sopravvivenza, il governo Obama ha cominciato a cincischiare sul rinnovo degli aiuti e sull'invio delle parti di ricambio a questo alleato strategico in Medio Oriente, il secondo per importi ricevuti dopo Israele. Un altro fatto importante poco conosciuto: nel febbraio 2015, di fronte alla decapitazione a sangue freddo di 21 Copti cristiani in Libia per mano dell'Isis, Al-Sisi dichiarò una settimana di lutto nazionale, una affermazione clamorosa perché a favore della minoranza cristiana da sempre discriminata e trattata come formazione di cittadini di serie B (i copti sono il resto della popolazione egiziana rimasta dopo la conquista islamica; «copto» infatti significa «egiziano»). Dopo di che fece anche una marea di raid per colpire le postazioni dell'Isis. Una marea di raid non è quello che ha fatto o sta facendo Obama, la sua coalizione di ben 60 paesi si muove alla velocità della lumaca con ampi preavvisi che permettono ai terroristi di organizzarsi per essere lontani per tempo da dove arrivano le poche bombe buttate. Era gradito che ci pensasse l'Egitto?

Per inviare la propria opinione a Italia Oggi, telefonare 02/582191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


italiaoggi@class.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT