Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/02/2016, a pag. 36, con il titolo "La doppia umiliazione delle statue coperte"La doppia umiliazione delle statue coperte", il commento di Pierluigi Battista.
Pierluigi Battista
Sono passati circa venti giorni da quando la Venere Capitolina è stata sbeffeggiata e inscatolata per non urtare la suscettibilità del presidente iraniano in visita a Roma. 17 miliardi di scambio commerciale con Teheran sono stati sufficienti per infliggere all’Italia una figura umiliante, ma sull’onda del discredito internazionale la presidenza del Consiglio e il ministero per i Beni e le Attività culturali hanno fatto la faccia feroce promettendo di avviare un’indagine e di scoprire i colpevoli di una vicenda grottesca e sconfortante. Venti giorni invece non sono stati sufficienti per dimostrare la serietà di quella faccia feroce. Di quell’inchiesta non si è poi saputo più niente. Il colpevole non è venuto fuori, figurarsi. La percezione che i colpevoli siano solo dei fantasmi appare sempre più credibile, a meno che per colpevoli si facciano passare i solerti funzionari che hanno applicato con zelo direttive politiche probabilmente concepite ed emanate nelle stesse stanze che poi, per scaricare gli effetti di una brutta figura sulla solita «burocrazia» senza volto, hanno messo in scena il copione dell’indignazione tardiva.
Venti giorni passati inutilmente. Di più: al ridicolo si aggiunge il ridicolo di indagini senza costrutto, di inchieste senza sbocco, di ricerche senza risultati. Ma è davvero così complicato scovare il misterioso e imprendibile colpevole? Forse sarebbe il caso di sollecitare i goffi indagatori, e di non confidare sull’oblio degli italiani che, figuraccia per figuraccia, sono addestrati a perdonare il solito chiacchiericcio dei governanti che non mantengono ciò che hanno promesso.
Rohani torna a casa in Iran...
Tra l’altro, dopo l’umiliante inscatolamento delle opere d’arte coperte per compiacere il munifico ospite, durante la trasmissione della 7 Piazzapulita , i dipendenti dei Musei capitolini, ovviamente a volto coperto per non incorrere nelle ire dei dirigenti che avevano eseguito l’ordine censorio, hanno riferito, mai smentiti, che per quel giorno le dipendenti donne avrebbero potuto disertare il lavoro. Sempre per non offendere il dittatore di Teheran insofferente all’immagine di donne non umiliate dalla rituale velatura di sottomissione. Se fosse vero, questa proterva cancellazione femminile nel giorno della visita di Rouhani, ottenuta con la complicità dei responsabili del museo romano, sarebbe ancora più grave del ridicolo e offensivo inscatolamento delle statue. Inutile chiedere chi è stato: i nostri indagatori sono in ferie.
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