Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 29/01/2016, a pag. 6, la cronaca "Amici a Betlemme".
Quella che si svolge a Betlemme è un'iniziativa che vuole essere "un passo avanti nella convivenza e nella missione. In questo caso, si può affermare che la religione diventa parte della soluzione e strumento di pace per questa terra". Così scrive il giormale del Vaticano. Unico dettaglio: prevede la presenza di cristiani e musulmani e... basta. Similmente, si occupa dello studio delle "due grandi religioni monoteistiche".
Non avranno "dimenticato" qualcuno? Un 'qualcuno' che nei dintorni non può e non potrà nemmeno in futuro mettere piede dove governa l'islam ? non l'islam dell'Isis, ma proprio l'islam di Abu Mazen.
Ecco l'articolo:
Fouad Twal: abituale propagatore di iniziative contro Israele, dove però vive
Il dialogo tra cristiani e musulmani, in un'area così delicata come quella mediorientale, cresce e si rafforza anche attraverso le aule universitarie. Ne è testimone padre Fouad Twal, da tre anni decano della Facoltà per gli studi religiosi dell'Università cattolica di Betlemme. Gli studenti, all'inizio, «si iscrivono pensando al voto, per alzare la media in vista della laurea. Con il passare del tempo scoprono però che il corso va oltre il voto, oltre la laurea, perché è un insegnamento per la vita». Durante le lezioni, racconta il religioso in una testimonianza raccolta dall'agenzia AsiaNews, «vogliamo fornire una migliore conoscenza dell'altro, secondo una prospettiva positiva, dando una testimonianza vera e onesta, sia da cristiani che da musulmani».
Quello di Betlemme è il solo ateneo della regione che propone un corso di questo genere e, stando anche al parere degli studenti e delle loro famiglie, è «un passo avanti nella convivenza e nella missione. In questo caso, si può affermare che la religione diventa parte della soluzione e strumento di pace per questa terra». Sorta nel 1973, su suggerimento del beato Paolo VI, l'Università cattolica di Betlemme oggi accoglie migliaia di studenti nelle cinque facoltà che spaziano dall'economia alla medicina. Al suo interno è attivo da qualche anno anche un corso dedicato al dialogo interreligioso, frequentato da studenti cristiani e musulmani, anche di altre facoltà. Un corso che presenta le basi della fede delle due grandi religioni monoteiste. Non però con una prospettiva soltanto accademica, ma mettendo soprattutto in evidenza il lato umano, i punti di contatto, gli elementi di pace e convivenza di cui entrambe sono portatrici. L'idea alla base del corso, sottolinea padre Twal, è dunque soprattutto quella di aiutare cristiani e musulmani «a conoscersi meglio», anche vincendo «pregiudizio e ignoranza» che molte volte ostacola l'incontro.
Del resto, vi sono anche problemi di natura pratica — i cristiani vivono soprattutto nei grandi centri, e i musulmani dei villaggi spesso non hanno occasioni di incontro — che non facilitano gli scambi. «Noi vogliamo dare ai giovani di entrambe le fedi — aggiunge — la possibilità di capire la religione dell'altro, non col proposito di evangelizzare o fare paragoni, ma solo per spiegare, presentare, raccontare ciascuno la propria fede come crede, una testimonianza». Le lezioni, insomma, servono soprattutto per abbattere i pregiudizi e l'ignoranza. Un aspetto che in Terra santa diventa ancora di più essenziale. «Noi tutti siamo cittadini di questa terra. Ed essere un cittadino di questa terra — avverte il sacerdote — vuol dire anche accettare che le tre religioni monoteiste sono di questa terra. Un cittadino deve conoscere la storia, e dentro la storia ci sono le tre religioni. Non vi sono infedeli, non vi sono anomalie».
Un sondaggio condotto poco prima dello scorso Natale all'interno dell'ateneo ha messo in luce il dialogo interreligioso. A molti studenti, esso «ha cambiato la vita» e oggi, aggiunge il sacerdote, vi sono diversi giovani (anche musulmani) che "vengono da me per una direzione spirituale, per confidarsi, mi chiamano padre perché si sentono vicini a noi. All'inizio sono freddi, poi con il progredire delle lezioni si formano dei bei legami». L'auspicio è che «non sia un programma limitato a Betlemme, ma venga esteso a tutte le università della Terra Santa, in Palestina e in Israele», e «che non sia troppo accademico ma abbia un lato umano, che abbracci le tre religioni e venga frequentato da studenti cristiani, musulmani ed ebrei».
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