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Il Foglio Rassegna Stampa
28.01.2016 La Corea del Nord non ha insegnato niente: abbiamo regalato l'atomica agli ayatollah
Analisi di Edward Luttwak

Testata: Il Foglio
Data: 28 gennaio 2016
Pagina: 3
Autore: Edward Luttwak
Titolo: «Sbagliato aprire all'Iran dimenticando i legami con la Corea del nord»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 28/01/2016, a pag. 3, con il titolo "Sbagliato aprire all'Iran dimenticando i legami con la Corea del nord", l'analisi di Edward Luttwak.

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Edward Luttwak

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Il segretario di stato Kerry ha giustificato in maniera persuasiva l’accordo sul nucleare con l’Iran spiegando nel dettaglio che le garanzie ottenute vincolano tutti i rilevanti impianti nucleari nella Repubblica islamica – non solo le due centrifughe di cui conosciamo l’esistenza e il reattore di Arak ma anche qualunque impianto a noi sconosciuto – perché quelle garanzie riguardano la prima fase, ovvero la trasformazione dell’uranio grezzo. Si potrebbero muovere molte obiezioni sui metodi di sorveglianza e sulle procedure di ispezione: queste ultime sono certamente molto lontane dalle ispezioni senza preavviso e con accesso universale promesse. Ma sono questioni tecniche che non sarebbe utile discutere in termini generali. C’è comunque un altro percorso per l’acquisizione di armi nucleari da parte dell’Iran che richiede un controllo immediato e ai massimi livelli, e un’ampia azione di precauzione: si tratta di un programma segreto, portato avanti insieme con la Corea del nord.

E’ un fatto dimostrato che l’Iran si stia sforzando enormemente per aggiungere al suo arsenale di missili balistici di diverse categorie anche la tecnologia, i sottosistemi, i componenti e le armi dei nordcoreani. Un altro fatto incontestabile è che quanto sopra dimostra che vi è un continuo traffico di persone e oggetti tecnici, compresi quelli più grandi, tra l’Iran e la Corea del nord, forse attraverso cargo aerei che possono essere pilotati da terzi, certamente con navi battenti bandiera di qualsiasi paese, e plausibilmente via terra attraverso la Cina, il Kirghizistan, l’Uzbekistan, il Turkmenistan. La merce ordinaria transita certamente in uno di questi modi.

Una spiegazione plausibile alla sorprendente accettazione degli accordi sul nucleare da parte dei Pasdaran delle Guardie rivoluzionarie iraniane – protagonisti e sostenitori di primo piano degli sforzi nucleari dell’Iran – è che i Pasdaran stessi siano stati “comprati” grazie a una fetta considerevole dei fondi iraniani sbloccati finora, o attraverso un aumento della loro già sostanziosa quota di entrate statali, o con la concessione di un maggiore margine di manovra nell’uso dei soldi per perseguire le proprie ambizioni nucleari in Corea del Nord. A questo punto un altro insieme di fatti non in discussione diventa rilevante: nel corso degli anni, il regime della Corea del nord si è impegnato in ogni forma immaginabile di illegalità e nefandezze.

Si pensi al rapimento di cittadini giapponesi e di paesi stranieri che vengono utilizzati come modelli- schiavi per l’addestramento allo spionaggio, o alla produzione e alla distribuzione di dollari americani, narcotici sintetici (compresa la consegna via nave attraverso acque australiane), e naturalmente all’esportazione di missili balistici in Iran, così come di altre armi da vendere a chiunque sia disposto a pagare. E il motivo è semplicemente il guadagno di valuta estera, in milioni, se non in miliardi. Gli accordi nucleari potrebbero aver posto le basi per un ulteriore accordo tra i Pasdaran e la Corea del nord: lo scambio di grandi quantità di valuta pregiata in cambio dell’accesso agli impianti nucleari esistenti da parte dei tecnici iraniani, e/o la costruzione in Corea del nord di impianti di proprietà iraniana. In entrambi i casi, i Pasdaran potrebbero essere pronti ad acquisire rapidamente armi nucleari una volta che gli accordi con l’America scadranno – tra quindici anni, o anche prima, se venissero ripudiati.

Certamente, a quel punto, gli iraniani sarebbero in grado di accrescere le loro capacità di costruire armi nucleari, liberi dai vincoli imposti loro dagli accordi. Niente di quanto detto sopra costituisce di per sé una ragione decisiva per opporsi agli accordi sul nucleare appena entrati in vigore. Ma tutto ciò dimostra la necessità urgente di uno sforzo per controllare ogni traffico umano e materiale tra Iran e Corea del nord. Inoltre, occorre essere pronti a intercettare e bloccare ogni attività fra i due paesi se si dovesse scoprire che l’isolata Corea del nord si sarà trasformata da pericolo potenziale a pericolo reale.

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