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La Stampa - La Repubblica Rassegna Stampa
26.01.2016 Rohani in Italia: chi si piega al volere degli ayatollah
Cronaca di Francesca Schianchi, le dichiarazioni di Renzi, Anna Lombardi intervista Giovanna Melandri

Testata:La Stampa - La Repubblica
Autore: Francesca Schianchi - Anna Lombardi
Titolo: «Renzi-Rohani, intesa sul terrorismo: 'Ma sui diritti noi distanti dall'Iran' - 'La collezione di Farah Diba a Roma, la cultura aiuta il dialogo'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 26/01/2016, a pag. 6, con il titolo "Renzi-Rohani, intesa sul terrorismo: 'Ma sui diritti noi distanti dall'Iran' ", la cronaca di Francesca Schianchi; dal CORRIERE della SERA, a pag. 10, una dichiarazione di Matteo Renzi riportata da Viviana Mazza; dalla REPUBBLICA, a pag. 11, con il titolo "La collezione di Farah Diba a Roma, la cultura aiuta il dialogo", l'intervista di Anna Lombardi a Giovanna Melandri, presidente del Maxxi.

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Francesca Schianchi: "Renzi-Rohani, intesa sul terrorismo: 'Ma sui diritti noi distanti dall'Iran' "

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Hassan Rohani con Matteo Renzi: c'è poco da ridere

«Questo viaggio potrebbe non solo rafforzare i rapporti bilaterali, ma anche aiutare la pace e la sicurezza». Nella grande sala esedra di Marco Aurelio, in Campidoglio, all’ombra della gigantesca statua in bronzo dell’imperatore romano, l’incontro è definito «storico». Carico di primati: il capo del governo italiano, Matteo Renzi, e con lui, per la prima volta dopo vent’anni d’assenza dall’Europa, nella sua prima tappa del primo viaggio dopo l’accordo sul nucleare e la fine delle sanzioni occidentali, il presidente iraniano, Hassan Rohani. Una visita programmata in novembre, poi rinviata per via degli attentati di Parigi: alla fine, ieri è arrivato a Roma accompagnato da una nutrita scorta e ingenti misure di sicurezza, ha visto Renzi e il presidente della Repubblica Mattarella, oggi incontrerà papa Francesco, poi partirà per la Francia. Con lui, vari ministri che hanno firmato con gli omologhi italiani una sfilza di accordi e intese, diciassette in tutto, e una delegazione di 120 imprenditori iraniani che oggi si ritroveranno al Business Forum Italia-Iran, organizzato in collaborazione con Ice e Confindustria.

Si parla di contratti e accordi commerciali («dobbiamo creare le condizioni per una presenza attiva degli imprenditori italiani ed europei in Iran, per accedere insieme al grande mercato che ci circonda», si ripromette Rohani, che arrivato in Italia saluta la visita via Twitter con l’hashtag, ossia la parola chiave, «impegno costruttivo»), ma anche della volontà di lottare insieme contro il terrorismo di Isis («tutti devono fare la loro parte fino in fondo senza ambiguità», raccomanda il presidente iraniano), e di lavorare per la stabilità degli «scenari più caldi, come la Siria», auspica Renzi, perché «possiamo e dobbiamo raggiungere un accordo sulla Siria con il coinvolgimento costruttivo di tutti gli attori». «Le questioni legate alla sicurezza non si risolvono con soluzioni militari, ci vuole la politica», risponde il presidente della Repubblica islamica, magari provando a riproporre il «miracolo politico» dell’accordo sul nucleare. E, dall’Iran, arriva il sostegno alla candidatura italiana a un seggio non permanente al Consiglio di sicurezza Onu.

«C’è un’amicizia storica che lega i nostri popoli, è un segno del nostro passato, ma voglio pensare anche del nostro futuro», si augura Renzi salutando il suo ospite, che ricambia ricordando come «in Italia noi iraniani ci sentiamo a casa». Una ripresa affettuosa dei contatti e dei rapporti – mai del tutto sfilacciati tra Italia e Iran – ricca di aspettative: anche se, c’è chi, come il direttore generale di Amnesty International Italia, Gianni Rufini, ricorda al premier italiano le quasi mille condanne a morte del 2015 eseguite nella Repubblica islamica, o chi, come il rabbino capo Riccardo Di Segni, giudica «intollerabile» che alla vigilia del giorno della memoria, il ricordo della Shoah «viene fatto passare in seconda scena dalla celebrazione dei negazionisti». Renzi sfiora appena il tema: «Anche in campi delicati», dice, in cui «più marcate sono le nostre distanze, come sui diritti umani, abbiamo dimostrato di saper dialogare e discutere».

Viviana Mazza riporta sul CORRIERE della SERA le parole di Matteo Renzi che riprendiamo:

... "Renzi afferma che la sfida della pace deve coinvolgere tutti, gli iraniani come «gli amici israeliani e sauditi», e aggiunge che, «anche nei settori su cui sono più marcate le nostre distanze, come sui diritti umani, abbiamo dimostrato di saper dialogare».... " 

Siamo allibiti di fronte a simili dichiarazioni, e dunque ci limitiamo a una domanda semplice da rivolgere al premier: di fronte a Hitler avrebbe detto lo stesso?

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Esecuzioni in Iran: quasi 3000 soltanto durante la presidenza del "moderato" Rohani

LA REPUBBLICA - Anna Lombardi: "La collezione di Farah Diba a Roma, la cultura aiuta il dialogo"

Ecco la "Bonino n° 2", Giovanna Melandri, che di fronte a Rohani, rappresentante del regime degli ayatollah, parla di "ponti" anziché fare domande sulla situazione dei diritti civili in Iran, sull'antisemitismo e il negazionismo di stato, sulla corsa al nucleare e il sostegno esplicito e gruppi terroristici in tutto il Medio Oriente.

Ecco l'intervista:

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Giovanna Melandri

«NON è un caso che il presidente iraniano Rouhani abbia scelto l’Italia come tappa iniziale del suo primo viaggio in Europa dopo la fine delle sanzioni. Né è un caso che con la Germania siamo il primo paese che ospiterà la collezione d’arte di Farah Diba (la moglie dello Shah Reza Phalevi) rimasta 40 anni nei sotterranei del Museo d’Arte contemporanea di Teheran». È stata proprio la ex ministro della cultura Giovanna Melandri, presidente del Museo Maxxi di Roma, a siglare l’accordo che a gennaio 2017 porterà in Italia la collezione. «Segno che l’Iran ha con l’Italia una relazione politica, diplomatica e commerciale privilegiata».

In questo delicato momento di apertura e riavvicinamento fra l’Iran e l’Occidente, che ruolo ha la cultura? «Quello di costruire ponti, consapevoli che si sta aprendo una nuova stagione di scambi. Ospitare qui una collezione che non è mai uscita dal paese, insieme ad opere di artisti iraniani fortificherà le relazioni bilaterali tra Italia e Iran».

Un’operazione di diplomazia culturale, dunque? «Sì. L’Iran è un paese che si apre al mondo e vuole farsi conoscere al meglio: mostrare di essere stato crocevia di una dimensione cosmopolita importante e di averne compreso il valore anche nei suoi anni più bui. L’operazione aiuta il complesso percorso di relazioni e dialogo tutti da costruire. Una delle funzioni che vorremmo affidare al Maxxi».

In che modo? «Da tempo lavoriamo per fare del Maxxi una sorta di avamposto culturale attento alle dinamiche mediorientali e mediterranee. Abbiamo iniziato nel 2014 con la mostra dedicata proprio all’Iran intitolata Unedited History dove ospitavamo anche tante voci di dissidenti. Proseguito con l’attuale mostra dedicata a Istanbul. Presto ci occuperemo di Libano e poi ospiteremo il regista israeliano Amos Gitai».

Incontrerà Rouhani: cosa gli dirà? «Lo inviterò alla mostra del 2017. Dove sogno di avere anche un contributo dell’ex imperatrice, Farah Diba. Non sarebbe un atto pacificatorio straordinario?».

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