Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/01/2016, a pag. 18, con il titolo " 'Creano odio': il Gran Muftì proibisce gli scacchi", il commento di Renzo Guolo.
Renzo Guolo
Il Gran Muftì saudita
IL GRAN Mufti dell’Arabia saudita, Abdulaziz al-Sheikh, emana una fatwa in cui proibisce l’uso degli scacchi. Prima di lui divieti simili sono stati emessi da dottori della Legge sunniti o grandi ayatollah sciiti. Non esistono hadith, detti del Profeta, in materia — gli scacchi nascono in area indiana nel VI secolo e giungono nel mondo islamico successivamente attraverso i persiani — dunque i responsi, come quando manca una precisa norma in merito nella sharia, arrivano attraverso l’uso dell’analogia, una delle fonti del diritto islamico.
La Torre o il Re, l’Alfiere o la Regina, vengono così banditi mediante il loro accostamento a altre forme di gioco ritenute illecite: come quelle d’azzardo, severamente vietate. O perché distraggono dai doveri. Il gioco, tanto più se si dilata nel tempo — anche se non certo come in un incontro tra Fischer e Spassky - induce a trascurare gli obblighi della fede, come la preghiera cinque volte al giorno in orari stabiliti o la famiglia. O ad allontanarsi dal pensiero di Dio: anche se non è escluso che Allah venga spesso invocato magari perché faccia fare scacco mediante l’ardita mossa del Cavallo. O a generare, come afferma lo stesso Al-Sheikh, odio tra giocatori.
Tre delle quattro principali scuole giuridiche, le vere custodi dell’ortodossia religiosa in un’organizzazione socioreligiosa che, almeno nel maggioritario ramo sunnita, non ha clero, ritengono il sedersi alla tavola quadrata in bianco e nero illecito ( haram). Tanto più quella hanbalita, la più rigida delle scuole, che, non a caso, ispira il wahhabismo, corrente religiosa cui aderisce anche il Gran Mufti saudita, noto per responsi particolarmente severi in materia di pena di morte e legge del taglione. A noi non resta che pensare che, con quel divieto imperante, non avremmo mai letto “La difesa di Luzin” di Nakobov o il “Murphy” di Beckett o “Attraverso lo specchio” di Lewis Carroll. Quando si dice ozio...
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