Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/01/2016, a pag. 47, una breve che cita il quotidiano vaticano, dal titolo " 'L'Osservatore Romano': poco coraggio nel 'Figlio di Saul' ".
Anche quando si tratta di recensire un film, L'Osservatore Romano non la racconta giusta. "Il figlio di Saul", oltre a essere un film stra premiato, in concorso agli Oscar americani, è uno dei più riusciti degli ultimi anni sulla Shoah. Come nessun altro film, riesce a raccontare non solo l'esperienza del lager in generale, ma quella delle camere a gas e dei prigionieri costretti a lavorarvi, prima di essere a propria volta uccisi. Accusare di "poco coraggio" un film del genere è ignobile.
Rimandiamo alla recensione di Natalia Aspesi, che rende giustizia a una pellicola da vedere a applaudire senza indugi.
Ecco la breve:
La locandina
L'Osservatore Romano accoglie tiepidamente "Il figlio di Saul", candidato all'Oscar. Parla di «Poco coraggio» e si dice perplesso sul regista «che si concentra su volto e nuca del personaggio, mentre l'orrore dei lager resta sullo sfondo». Per il giornale della Santa Sede il film perde l'occasione di essere davvero un'opera sulla Shoah.
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