Riprendiamo da LIBERO di oggi, 18/01/2016, a pag. 1-6, con il titolo "Terrorismo sessuale. Cari italiani avrete le figlie col velo", l'intervista di Pietro Senaldi a Souad Sbai, presidente della Associazione Donne musulmane in Italia.
Souad Sbai
«Allora ti vengo a prendere domani, arrivi con l'aereo delle velate».
Mi scusi, onorevole Sbai, ma chi sono le velate? «Le italiane, mia sorella le chiama così. Quando vado a trovarla a Casablanca mi vede scendere dall'aereo che arriva da Roma circondata da marocchine immigrate. Sono tutte velate, vestite di nero, con gli occhi bassi».
E non è normale? «Per niente. Sono arrivata in Italia a 19 anni, per amore, e prendo quell'aereo dagli anni '80. Era un tripudio di voci e colori. Sbarcavano sorrisi, donne felici, vestite di arancione, giallo, azzurro. Ora sembrano tutte vedove, solo che il marito è vivo e il lutto che portano è per la loro vita. La cosa terribile è che sono partite dal Marocco libere. Sono diventate schiave in Italia».
Mi spiega più nel dettaglio questo processo di schiavizzazione? «L'islamico arriva in Italia per lavorare e ha tutte le difficoltà dell'immigrato: è solo, disorientato, debole. Ma noi non lo integriamo, non gli diamo i nostri valori, le regole, i costumi, ce ne disinteressiamo con la scusa di rispettarlo. Così l'unico riferimento che gli resta è la moschea fai da te. Lì predica un imam che risponde direttamente a Riad, quando non a Raqqa, e su cui lo Stato non esercita alcun controllo e l'immigrato impara l'islam estremista. Quando toma a casa lo impone alla famiglia. Quando poi in un palazzo la prima donna porta il velo, il gioco è fatto, gli altri mariti per dimostrare di essere loro a comandare in casa, lo impongono alle loro mogli. E, quando compiono 11 anni, alle figlie».
Il Qatar finanzia la costruzione di 33 nuove moschee in Italia... «Non dovremmo consentirlo. Diventeranno vivai di terroristi. Il Marocco chiude le moschee integraliste, noi le apriamo. Siamo ignoranti, non capiamo che la seconda generazione farà più danni della prima. Nell'islam lo scontro tra padri e figli è più forte che in Italia ed è capovolto: nell'islam i giovani sono più rigidi e tradizionalisti dei padri. Io la chiamo la generazione dei convertiti, perché sono passati dall'essere musulmani a essere fanatici».
Com'è potuto accadere? «La prima ondata migratoria, negli anni '80, era culturale o di lavoro qualificato; erano pochi, arrivavano da un islam pacificato, volevano integrarsi e avevano curiosità per il diverso, come l'avevo io. Poi è arrivata l'immigrazione rurale, su cui ha avuto presa l'islam estremista salafita predicato in molte moschee. Si è formata una comunità poco aperta al dialogo ma ancora rispettosa delle leggi. Ora tocca ai figli, che dovrebbero integrarsi in un'Italia in crisi, di valori ed economica. Non hanno lavoro né soldi ma vedono i soldi dei loro coetanei italiani, e non hanno neppure la propensione al sacrificio dei loro padri. Sono carne da macello per il jihad, migliaia di potenziali reclute del terrorismo islamico».
Come avviene il reclutamento? «Con i soldi. L'Arabia, lo Yemen, il Qatar, l'Isis, fanno arrivare soldi alle moschee. I giovani vengono coccolati, pagati, viziati. Cadono nella rete e non possono più venime fuori. Verrebbero uccisi se ci provassero».
Ma l'Italia cosa può farci? «Deve smettere di dare soldi alle associazioni islamiche, perché vengono usati per fare proselitismo. E deve imporre il proprio modello, non lasciar fare. L'integrazione dev'essere obbligo non optional. Servono regole e divieti, perché gli estremisti vanno dove hanno più libertà. La nostra tolleranza ci condanna; gli islamici la interpretano come debolezza, si esaltano, ci giudicano molli e incapaci e attaccano. La conquista dell'Occidente è stata pianificata nella penisola araba negli anni '90. Punta a radicalizzare lo scontro e islamizzare l'Occidente infedele. È stata messa a bilancio una somma, sono state costruite moschee, formati imam, spediti in Europa soldi, armi e uomini per fare proselitismo».
Le aggressioni di Colonia rientrano in questo piano? «Certo, alla voce terrorismo sessuale. È stata una rappresaglia. Dopo che la Merkel aveva annunciato una stretta sull'accoglienza e sulle norme antiterrorismo è esplosa la rabbia integralista. Stuprare le donne del nemico è uno dei più classici atti di guerra».
Le donne occidentali hanno sottovalutato l'episodio? «Le donne occidentali sono più buone e tolleranti con gli immigrati islamici che le stuprano che con i loro mariti. Immagini se quello di Colonia fosse stato un raid dell'estrema destra cosa avremmo sentito. Queste signore radical chic con la borsa Hermés che dicono che non bisogna strumentalizzare gli stupri di Colonia sono prigioniere dei loro stereotipi e non possono più tornare indietro. Identificano l'immigrato con il debole e non vedono altro. Ma così lo trattano da inferiore, sempre da immigrato e mai da uomo, si preoccupano solo di mettergli il panino in bocca. È un misto di buonismo perverso e ingenuità».
Cosa possono fare le donne Italiane per le islamiche d'Italia? «Farle uscire di casa, creare una rete amicale, degli incontri. E battersi contro il velo».
Dovremmo vietarlo in Italia? «Il burqa, ma anche il velo. Difendere il velo non è rispetto per la cultura islamica ma complicità con chi sottomette le donne. Non conosco donne che portino il velo con orgoglio».
Ultimamente alcuni grandi stilisti occidentali hanno firmato collezioni con la donna velata... «Sono contrarissima. Gli stilisti studino la moda marocchina, con capi bellissimi e rigorosamente senza velo. Avanti così, i padri italiani tra qualche anno si vedranno tomare a casa le figlie con il velo. Si comincerà per gioco, per imitare la compagna di classe, ma non si sa come finirà».
La Serracchiani in Iran ha esibito il velo, pubblicando un'allegra e orgogliosa fotogallery... «Doveva rifiutarsi, per le straniere è obbligatorio solo in moschea. Ha voluto essere più realista del re. La Fallaci era diversa, non si mise il velo neppure davanti a Khomeini. Altre donne e altri tempi, l'Occidente è regredito. E la prova sono le velate. O il Marocco importa estremismo dall'Italia. Da ragazza andavo in spiaggia in costume da bagno, ora non potrei. L'islam estremista, quello arabo-wahabita, attraverso l'Europa sta conquistando Paesi musulmani dove non aveva mai attecchito in centinaia d'anni».
Pensa che anche i media abbiano delle responsabilità? «Enormi. I media hanno fame di islam integralista. Ormai in tv se non hai il velo non sei ritenuta attrezzata per parlare di islam, non ti chiamano come esperta di mondo arabo. Io sono un'eccezione, ma lo devo anche all'esperienza politica. E pensare che ero venuta in Italia per laurarmi in Lettere e studiare Petrarca e Leopardi».
E poi cos'è successo? «Alla Sapienza mi hanno detto che di studiosi di Leopardi ne avevano tanti e che serviva qualcuno che si specializzasse in diritto islamico, per confrontarsi con il mondo arabo. Ho avuto un osservatorio privilegiato per studiare il fallimento dell'integrazione e della società multiculturale».
I moderati islamici chiedono un'intesa con lo Stato che regolamenti e dia diritti alla religione musulmana in Italia. Cosa ne pensa? «Assolutamente no, la comunità islamica non ha nessun referente autorizzato a trattare. Sono tutte associazioni rappresentative solo di loro stesse. Sarebbe il caos, esattamente come nel mondo arabo di oggi».
C'è chi dice che l'islam è una religione che si nutre di violenza... «Sono già destinataria di tante fatwe, non vorrei arricchire la collezione. C'è perfino una vignetta in cui vengo minacciata di morte».
Rischiamo un'altra fatwa, via. «Posso dirle che alcune sure inneggiano alla guerra e alla sottomissione delle donne. Ma non è il punto decisivo, analoghi passaggi ci sono nella Bibbia. Il problema è che oggi in Europa l'islam moderato non esiste più, non parla, non scrive, neppure interessa».
Lei è cattolica o musulmana? «Io sono laica. Ma posso dirle che in Italia non c'è libertà religiosa. Penso a Rachida, uccisa dal marito a Brescello perché si è convertita. In Italia i musulmani convertiti al cristianesimo non possono nemmeno indossare un crocifisso, pena la morte».
Cosa pensa del Papa, molto aperto al dialogo con l'islam? «Che non si discute, è il Papa. Io sono arrivata con Wojtyla, grande politico e anticomunista. Di Ratzinger ho amato l'autenticità. Bergoglio non capisco dove vuole andare a parare. Dovrebbe occuparsi di più della mancanza di libertà religiosa dei cristiani nel mondo, e perfino in Italia».
Come mai è una così fervente anticomunista? «Sono nata musulmana. La sinistra coccola gli islamici ma forse ignora che l'islam odia il comunismo almeno quanto il cristianesimo. Comunque sì, sono di destra, ho bisogno di regole, ordine. Mio padre invece era socialista, un medico, un musulmano illuminato, che ha mandato me e i miei sette fratelli alla scuola francese. E anche mia madre lo era».
I partiti di centrodestra li ha girati un po' tutti... «Non li ho girati tutti, sono entrata nel Pdl da An. Ora a destra c'è solo la Lega, e quindi sono emigrata. Sono convinta che Salvini abbia le doti per diventare premier».
Non è troppo estremista? «Al contrario, il suo difetto è che è un buono. E poi basta accusarlo di populismo e razzismo. Interpreta l'insofferenza mia e di molti verso il disordine. Gli italiani sono disperati, i giovani vanno via. Tra trent'anni rischiamo di essere completamente islamizzati».
Berlusconi le manca? «Lui esiste ancora, ma solo lui. Se vuole far sopravvivere Forza Italia deve cambiare del tutto la classe dirigente. Mi manca molto in politica estera. Aveva capito gli arabi, teneva in pugno la Libia. Tra i motivi principali del complotto internazionale che l'ha destituito c'era la volontà di Usa e mezza Europa di sostituirlo nei rapporti privilegiati con molti Paesi arabi».
Complotto internazionale? «Partiti e politici islamici sono profondamente antidemocratici, divisi e incapaci di gestire il potere. I dittatori erano funzionali alla stabilità del Medio Oriente e avevano rapporti consolidati con l'Europa. L'Arabia per ragioni economiche e religiose e gli Usa per ragioni economiche e politiche hanno voluto cambiare lo scenario puntando sui partiti religiosi e sono nate le primavere arabe. L'Europa non ha capito e ci è cascata, uscendone con le ossa rotte, ma anche Usa e Arabia hanno sbagliato i calcoli».
Perché? «Per l'incapacità dei partiti islamici di governare, basta vedere quello che è successo in Egitto. È il Paese culturalmente più attrezzato e non a caso sono scesi in piazza in 30 milioni contro i Fratelli Musulmani».
E cosa pensa dell'Isis? Ha appena vinto il premio Nabokov con «Isis, il palcoscenico dell'orrore», il suo libro sullo Stato Islamico... «E il risultato del fallimento delle primavere arabe. Agli estremisti sunniti è stata data una terra, tra Iraq e Siria, per portare la guerra in aree sciite, fino alle porte dell'Iran. L'Isis è un problema interno all'islam. Ora si troverà un accordo per spartirsi la Siria e lasciare una via di fuga ad Assad».
Di Putin possiamo fidarci? «Conosce l'islam meglio di tutti, per averlo sconfitto in casa. Se vogliamo battere l'Isis militarmente dobbiamo farlo attraverso di lui. Gli Stati Uniti, abbiamo visto in Iraq e Afghanistan, non ne sono capaci. L'Europa non ne ha le forze e l'Italia non è nulla».
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