Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/01/2016, a pag. 9, con il titolo "Tardiva la condanna delle femministe italiane", l'intervista di Maria Novella De Luca alla scrittrice femminista Lorella Zanardo.
Lorella Zanardo
"Il corpo delle donne" (Feltrinelli ed.)
Un colpevole silenzio. La paura di far sentire la propria voce per non essere accusate di xenofobia. «Il femminismo italiano è stato troppo cauto nel condannare i fatti di Colonia, in particolare i gruppi della sinistra radicale. Come se fosse più importante difendere i diritti dei migranti rispetto alla libertà delle donne». Lorella Zanardo punta al cuore della questione che sta dividendo le femministe di tutta Europa, e che Deborah Orr sul Guardian ha definito addirittura “ leftageddon”. Una sorta di scontro finale tra i valori della sinistra. Scrittrice, autrice de Il corpo delle donne, sulla mercificazione dell’identità femminile, Zanardo è durissima.
In una intervista a “Lettera 43” pochi giorni fa lei ha accusato i gruppi femministi radicali... «Sulle violenze di Colonia prima c’è stato il silenzio delle autorità tedesche, poi ci sono voluti giorni perché, anche in Italia, si avesse il coraggio di dire che gran parte degli aggressori provenivano dai paesi islamici. Assurdo».
Perché tanta cautela? «È da tempo che noto questa reticenza quando le violenze vengono compiute da extracomunitari. Il timore è che dicendo la verità si faccia il gioco di chi vuole chiudere le porte o innalzare muri».
Invece? «Invece l’Europa è un’altra cosa, e come donna non posso avere paura di uscire la notte o l’obbligo di camminare ad un braccio di distanza da un uomo. Voglio che questi uomini rispettino le nostre regole occidentali, anche se sono in fuga dalla guerra o profughi».
Il rischio di fare il gioco delle Destre è reale... «La paura di essere manipolate torna ciclicamente nel femminismo. Ma la violenza sulle donne è sempre violenza, chiunque ne sia l’autore, italiano o immigrato».
Teme una islamizzazione che cancelli i nostri diritti? «I diritti delle donne sono già calpestati nelle società occidentali, basta guardare i dati italiani. Però trovo assurdo quel femminismo che pensa di difendere le immigrate consentendo, per esempio, di portare il burqa nel nostro Paese. Nei Paesi islamici mi sono sempre coperta il capo in segno di rispetto. Ma in Italia noi donne abbiamo invece conquistato a fatica la libertà di avere il capo e il volto scoperto. Dunque permettere un burqa è contro i nostri diritti».
Andrà a Colonia per la manifestazione del 4 febbraio? «Forse. Ma non vorrei che fosse un’inutile passerella...».
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