Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/01/2016, a pag. 7, con il titolo "Francia, allarme attacchi: 'Ebrei, togliamoci la kippah siamo troppo a rischio' ", il commento di Anais Ginori; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Il triste presagio degli ebrei d'Europa".
Ecco gli articoli:
LA REPUBBLICA - Anais Ginori: "Francia, allarme attacchi: 'Ebrei, togliamoci la kippah siamo troppo a rischio' "
Anais Ginori
«Lancio questo appello con dolore ». Per il presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, Zvi Ammar, non dev’essere stato facile ma ieri, dopo l’ennesima aggressione di un ebreo della città — la terza in pochi mesi — ha chiesto ai suoi correligionari di togliersi la kippah, il tradizionale copricapo. «Non lo indossate in strada per non essere riconosciuti come ebrei», ha detto Ammar all’indomani dell’aggressione a colpi di machete contro un insegnante ebreo. Il professore è stato ferito a coltellate da un sedicenne, poi arrestato, che ha detto di aver agito in nome dell’Is. La vittima indossava il copricapo, come altre persone coinvolte negli ultimi tempi in aggressioni antisemite.
L’invito a questa rinuncia simbolica sta già provocando polemiche anche all’interno della comunità ebraica. «Continueremo a portare la kippah, non dobbiamo cedere in niente », ha risposto il gran rabbino di Francia, Haim Korsia. «Rifiutiamo un atteggiamento disfattista», ha aggiunto Roer Cukierman, rappresentante del Conseil représentatif des institutions juives de France (Crif). Anche la ministra della Giustizia, Christiane Taubira, ha ricordato che la «Repubblica laica garantisce a tutti la libertà di religione». La Guardasigilli ha anche ribadito che è diritto degli ebrei francesi portare la kippah. Ma il presidente del concistoro ebraico di Marsiglia, dove vive la terza comunità ebraica d’Europa dopo Parigi e Londra, pari a circa 60mila persone, conferma il suo appello. «Non indossare la kippah può salvare delle vite umane e niente è più importante di questo». «È triste arrivare a questo nel 2016 in un paese democratico come la Francia — ha proseguito — ma di fronte ad una situazione eccezionale bisogna prendere misure eccezionali». Ammar sostiene che è una misura temporanea in attesa di «tempi migliori ». «Io stesso, per la prima volta nella mia vita, sabato non porterò la kippah per andare in sinagoga».
Un anno fa, dopo gli attentati di Charlie, un giornalista israeliano aveva fatto un controverso reportage dentro Parigi indossando la kippah e mostrando episodi di aggressioni e insulti. Qualche mese fa un altro servizio con candid camera ha dato risultati opposti. Di certo il clima in Francia è sempre più teso: oltre metà delle aggressioni razziste nel paese sono a sfondo antisemita. Ieri Alain Ghozland, 73 anni, un consigliere comunale ebreo di Créteil, banlieue di Parigi, è stato ritrovato morto nella sua casa, ucciso in condizioni ancora misteriose. L’abitazione era a soqquadro, l’auto e le carte di credito della vittima sono scomparse. Secondo la polizia, il politico locale — esponente della destra dei Republicains — «è stato violentemente picchiato». Anche se la pista privilegiata è quella dell’omicidio a scopo di rapina, l’Ufficio nazionale di vigilanza contro l’antisemitismo chiede «che siano esplorate tutte le piste, compresa quella islamico-terrorista e quella antisemita».
Il professore aggredito lunedì a Marsiglia ha raccontato di essersi salvato per miracolo grazie alla Torah, che ha brandito contro il ragazzino armato di machete. «Non pensavo di uscirne vivo. Nei suoi occhi ho intravisto l’odio» ha ricordato l’insegnante ebreo, ferito alla schiena e alla spalla. Le indagini sono state affidate alla procura antiterrorismo di Parigi. L’adolescente fermato è incensurato, con buoni risultati scolastici e la famiglia di origine turca non era al corrente della sua radicalizzazione. «Gli inquirenti non hanno riscontrato disturbi di natura psichica», ha spiegato il procuratore Brice Robin. Il ragazzo si è probabilmente indottrinato da solo su Internet in pochissimo tempo. È uno dei casi sempre più frequenti di persone che sfuggono ai servizi segreti.
IL FOGLIO: "Il triste presagio degli ebrei d'Europa"
L'arma dell'aggressione di Marsiglia
Un giovane islamista ha aggredito a colpi di machete un insegnante ebreo che portava la kippah a Marsiglia. “Ho agito per Allah e per lo Stato islamico”, ha dichiarato l’attentatore, fermato poco dopo dalla Police Nationale. Tranquilli: il procuratore che segue il caso, Brice Robin, ha detto che l’islamista non sembra essere affetto da disturbi psichici. “Le motivazioni non lasciano dubbi”, ha scandito il presidente Hollande, deplorando l’ennesima “aggressione antisemita”. Non ci voleva un genio per capirlo. Eppure, le notizie quotidiane di attacchi contro gli ebrei in Europa meritano sempre meno spazio sui giornali. Come se fossimo assuefatti alla dose quotidiana di antisemitismo spicciolo, a fari spenti. La settimana scorsa una cosa simile era successa in Inghilterra. “Senza gli ebrei, la Francia non sarebbe la Francia”, ha detto il premier Valls alla commemorazione dell’attentato all’Hyper Cacher. Verissimo. Soltanto che sta avvenendo: gli ebrei stanno lasciando la vecchia Europa. Solo nello scorso anno diecimila ebrei francesi hanno fatto le valigie alla volta di Israele e altri paesi.
Nella comunità ebraica c’è un senso di impotenza e di triste presagio: “E’ vero, in Israele ci sono gli attacchi con i coltelli. Ma almeno laggiù il governo israeliano è con noi. Qui il governo dorme”, ripetono gli ebrei a Parigi e altrove. Vanno prese seriamente le parole della moglie di uno dei kamikaze del Bataclan, Kahina Amimour: “Fino a quando continuerete a offendere l’islam e i musulmani sarete dei potenziali obiettivi, non solo i poliziotti e gli ebrei, tutti”. La Francia è il grande test, perché ospita la più vasta e vitale comunità ebraica d’Europa. E gli islamisti, i loro “compagni di viaggio” europei, sembrano avere la meglio. Almeno per ora. Come va per gli ebrei, va per tutti noi.
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