Riprendiamo dal FATTO QUOTIDIANO di oggi, 12/01/2016, a pag. 14, con il titolo "Sauditi e Iran: tanto la colpa è sempre di Israele", il commento di Furio Colombo; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Il vizietto di D'Alema su Israele".
Rimandiamo all'intervista a D'Alema ripresa ieri da Informazione Corretta e al nostro commento alle sue esternazioni. Li trovate in questa pagina.
Ecco gli articoli:
I terroristi di Hezbollah, di cui D'Alema è sodale
IL FATTO QUOTIDIANO - Furio Colombo: "Sauditi e Iran: tanto la colpa è sempre di Israele"
Furio Colombo
CARO FURIO COLOMBO, Massimo D'Alema, già ministro degli Esteri, già primo ministro del nostro Paese offre una informazione importante, in un'intervista al Corriere della Sera (10 gennaio): "L'ostracismo all'Iran era dettato non dagli interessi dell'Occidente ma da quelli di due alleati dell'Occidente: Arabia Saudita e Israele, i quali, più che alleati si sono rivelati due problemi". So molto meno di D'Alema su tutta l'area. Ma l'Iran, attraverso il suo presidente Ahmadinejad non era quello che, in ogni discorso, invocava e anzi annunciava "l'estirpazione" e la cancellazione di Israele? Come può essere "il problema" un Paese che vive sotto la potente e credibile minaccia di essere eliminato?
Lorenzo
INFATTI D'ALEMA, molto preciso e ricco di dettagli e di richiami alla sua straordinaria esperienza personale in tutto il Medio Oriente, e sulla sua frequentazione di principi sauditi e di leader della organizzazione Hezbollah (non proprio un'organizzazione di pace), non nomina mai gli straordinari eventi di pace accaduti in lsraele con Begin e Rabin, e non fa alcun riferimento alle costanti minacce di morte, precise e ripetute, contro Israele da parte di uno dei personaggi di primo piano e di grande forza della regione, il presidente iraniano. Ha obiezioni legittime contro la politica dell'attuale primo ministro israeliano, ma sembra dimenticare che sia lui (D'Alema) sia le persone con cui va a braccetto nella foto ripubblicata dal Corriere, attribuivano esattamente le stesse colpe ("regime come il Sudafrica"e "Gaza campo di concentramento a cielo aperto") ai governi israeliani prima, molto prima di Netanyahu.
Ma D'Alema, che è un esperto, ha in serbo per Israele, anche una sua sgridata: "Israele non rispetta gli impegni sottoscritti, viola le risoluzioni dell'Onu". Dimentica (come tutta la propaganda automatica contro Israele che tanti di noi ricevono in Rete) che le risoluzioni dell'Onu sono intervallate da una decina di guerre di aggressione araba contro Israele - tutti gli Stati arabi della regione, in molte di quelle guerre -dal 1948 in avanti. D'Alema però sa come stanno le cose: "Questo alimenta nel mondo arabo l'odio verso l'Occidente. Usa ed Europa dovrebbero smetterla di avere nella regione alleati privilegiati ai cui interessi finiscono per essere sacrificati gli interessi della stabilità e della pace". È una frase che, tradotta, significa: se domani sentite esplodere una bomba a Roma, ricordatevi che è colpa di Israele, alleato privilegiato ai cui interessi (potrebbe specificarli?) "sacrifichiamo la nostra pace".
Però, la visione di pace di D'Alema nel Medio Oriente è più larga di così, e l'accurata intervista di Aldo Cazzullo lo mette bene in vista. Domanda: "Ora i guerriglieri sciiti sono i nostri alleati?". Risposta: "Alleati no, ma combattono il nostro stesso nemico. E in Siria dobbiamo costruire un fronte anti Isis tra il governo, i suoi sostenitori interni, tra cui la minoranza cristiana, i suoi sostenitori esterni, che sono Russia e Iran, e gruppi sunniti appoggiati dall'Occidente". Fate caso ai componenti del gruppetto di prescelti indicato con consueta precisione dall'esperto D'Alema: tranne l'Iran, che resta in discussione in attesa di capire se è vero o falso ciò che promette, tutto il resto è il peggio. Al centro del sogno di pace di D'Alema figura Assad, organizzatore di torture di massa che includono deliberatamente e pubblicamente i bambini, e autore, anche con bombardamenti aerei, di stragi del suo popolo, una macchina di repressione selvaggia che continua anche mentre il nostro statista sta parlando. Poiché D'Alema è davvero un personaggio politico più esperto e informato di quasi tutti i suoi colleghi italiani, non solo di partito e di generazione, la storia raccontata nell'intervista al Corriere, è storia vera e brutta. È la storia di un percorso cieco, senza un passato di cui vantarsi, senza una visione ragionevole e realistica del futuro.
IL FOGLIO: "Il vizietto di D'Alema su Israele"
D'Alema a Beirut con un boss di Hezbollah
Massimo D’Alema ha nostalgia di se stesso e guarda il mondo con gli occhi velati dal rammarico di non esserci più, proprio ora che vorrebbe gridare forte, nei consessi internazionali, quel che ha sempre pensato: pensavate che Israele e l’Arabia Saudita fossero due alleati, “si sono rivelati due problemi”. La fine dell’ostracismo “sbagliato” nei confronti dell’Iran è la dimostrazione che nell’isolamento non si servivano gli interessi dell’occidente, quanto piuttosto quelli dei “due problemi”, gli israeliani spaventati dalla Bomba e i sauditi spaventati dalla perdita di potere, che li ha portati a “un atto deliberato, privo di senso”, cioè l’esecuzione di Nimr al Nimr, “un chierico che non era un estremista”. Il governo Netanyahu di Israele, secondo D’Alema, gioca “un ruolo negativo nella regione”, espandendo le colonie e facendo “di fatto” scomparire la prospettiva di uno stato palestinese, e la comunità internazionale lo asseconda (!), perché “Israele non rispetta gli impegni sottoscritti, vìola le risoluzioni dell’Onu”.
La conseguenza è sempre la stessa, quella contrabbandata dagli antisemiti di tutto il mondo, l’odio verso l’occidente nel mondo arabo cresce perché per Israele si usano standard diversi (!), bisognerebbe ritrovare un equilibrio, “una convivenza basata sul rispetto dei diritti umani e dei princìpi del diritto internazionale”. E visto che di diritti si parla, come non schierarsi con l’Iran? I guerriglieri sciiti non sono alleati “ma combattono lo stesso nemico”, e non comprenderlo è secondo D’Alema da aspiranti apprendisti, se non da “trogloditi”: anche la sua famosa passeggiata a braccetto con un deputato di Hezbollah, nel 2006, fu un gesto di solidarietà giusto, ribadisce D’Alema, “spesso in Italia prevale l’ignoranza di trogloditi che non sanno di cosa si parli”.
A proposito di Italia: all’estero non siamo più protagonisti – appena Matteo Renzi ha rivendicato un ruolo guida in Libia, “l’Onu ha scelto un ambasciatore tedesco” – e il premier invece che “baccagliare con la Merkel” dovrebbe promuovere un progetto comune dei socialisti europei, intestarsi una nuova politica. In cui si dialoga a sinistra, come insegnano i segnali “interessanti” (!) che vengono da Portogallo e Spagna. Insomma un Ulivo europeo che fa l’occhietto ai turbanti sciiti: vaste programme, anzi déjà-vu. Nulla di nuovo, insomma, sotto i baffi dalemiani, incanutiti e nostalgici.
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