Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/01/2016, a pag. 55, con il titolo " 'Fuga dall'Isis', documentario tra crudeltà arcaica e cultura pop", la recensione di Aldo Grasso.
Aldo Grasso
Un fotogramma del documentario (Sky Tg24, giovedì, ore 21.10)
Le donne sono le principali vittime dei tagliagole dell’Isis. Basti pensare alla tragica fine di Ruqia Hassan, la coraggiosa giornalista che sui social ha osato sfidare l’Isis e per questo ha pagato con la vita. «Sono a Raqqa e ho ricevuto minacce di morte. Ma quando l’Isis mi arresterà e mi ucciderà sarà ok perché loro mi taglieranno la testa e io ho la dignità. Meglio che vivere nell’umiliazione con l’Is». Questo l’ultimo post. Ecco, l’umiliazione: al confine con l’Iraq le donne yazide vengono rapite in massa dai guerriglieri dell’Isis e poi vendute e trattate come schiave, subendo ogni giorno stupri e sevizie. Questo il terrificante tema proposto dal documentario «Fuga dall’Isis»: fra mille difficoltà e pericoli, alcuni attivisti anti Isis cercano di aiutare la liberazione delle donne cristiane, yazide, perseguitate dal regime (Sky Tg24, giovedì, ore 21.10).
Ci sono immagini scioccanti, come quelle di una lapidazione di una donna. Le accuse sono quasi sempre pretestuose, ai tagliagole basta un niente. Sotto il Califfato, le donne sono costrette a restare in casa; possono uscire solo se accompagnate da un parente maschio e devono coprirsi integralmente con tre veli, lasciando celati anche gli occhi. Possono parlare solo a voce bassa in pubblico e, se accusate di adulterio, vengono frustate o lapidate senza alcuna reale possibilità di difesa. Khaleel al-Dakhi, avvocato yazida, ha creato una rete clandestina per aiutare le donne del suo popolo a fuggire dai territori del sedicente Stato Islamico. «Fuga dall’Isis» andrebbe trasmesso in tutte le scuole superiori, giusto per capire la ritualità perversamente arcaica dei tagliagole, qualcosa che richiama uno strano impasto tra crudeltà arcaica (il sacrificio umano) e gli strumenti della contemporaneità (la comunicazione, per esempio), di barbarie e cultura pop. Invocano Allah il misericordioso, mentre inarcano la schiena per colpire più forte la vittima con una pietra.
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