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Corriere della Sera Rassegna Stampa
09.01.2016 Scandalo a Colonia: 'Hanno protetto gli stupratori islamici e trascurato i nostri diritti'
Elisabeth Badinter intervistata da Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 09 gennaio 2016
Pagina: 4
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «L'ira della filosofa Badinter: 'Hanno protetto gli stranieri e trascurato i nostri diritti'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 09/01/2016, a pag. 4, con il titolo "L'ira della filosofa Badinter: 'Hanno protetto gli stranieri e trascurato i nostri diritti'", l'intervista di Stefano Montefiori alla filosofa Elisabeth Badinter.

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Stefano Montefiori

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Elisabeth Badinter

«La prima reazione delle autorità e dei media agli incidenti di Colonia è stata, subito, difendere l’immagine dei rifugiati e degli stranieri in generale. Non le donne. Non posso dirvi quanto questo mi abbia dato fastidio. Come se la tutela delle donne possa venire dopo. I commenti si concentravano sul proteggere gli stranieri dalla xenofobia, e questo è uno scopo nobile. Ma il risultato è che nessuno si è dichiarato inorridito per le donne aggredite». Adesso che 31 sospetti sono stati identificati dalle autorità tedesche, e 29 risultano stranieri dei quali 18 richiedenti asilo, Élisabeth Badinter prende posizione. La filosofa e femminista, 71 anni, si batte da tempo in Francia per la difesa della laicità. «L’integrazione è possibile, ma solo se i nuovi arrivati adottano i valori che sono i nostri, e che noi dobbiamo difendere. Il caso di Colonia è un esempio perfetto».

Il primo gennaio la polizia di Colonia ha dichiarato che i festeggiamenti del nuovo anno si erano svolti in modo tranquillo. Ieri, dopo una settimana, il capo della polizia Wolfgang Albers è stato sospeso. Si è voluto nascondere la realtà? «Succede anche in Francia, dove i giornali spesso sono molto timidi e pieni di premure. Non si dicono i nomi quando i sospettati sono arabo-musulmani, si fa molta attenzione a non suscitare le reazioni violente e a non incoraggiare il razzismo e l’esclusione. In nome di questo principio morale, che è a fin di bene, si finisce per camuffare la verità».

Allo stesso tempo un’altra verità è che il razzismo esiste, movimenti xenofobi come Pegida tendono a strumentalizzare ogni avvenimento. «Certo, ma questo non può impedire a noi di vedere e dire le cose come stanno. In Germania, come in Francia, siamo schiacciati dall’estrema destra, che imbavaglia il discorso pubblico. Per frenare l’estrema destra si finisce per tacere. Ma anche il silenzio è pericoloso. Questa storia tedesca è molto rivelatrice: a nutrire un riflesso estremista e xenofobo sono anche il silenzio e gli imbarazzi. Ieri la cancelliera Merkel ha pronunciato parole dure, ma avrebbe dovuto farlo subito».

Lei sostiene che in Francia si è abbandonata la difesa della laicità e dei valori nazionali a Marine Le Pen. È lo stesso rischio che corre la Germania? «Esattamente. Ho fatto scalpore per avere detto che quando si difende la laicità non bisogna avere paura di essere trattati da islamofobi. L’estrema destra se ne infischia di essere trattata da islamofoba, siamo noi altri a essere intimiditi da questa accusa, e il risultato è che vengono confinate nel silenzio persone di buona volontà che vogliono potere criticare tutte le idee, comprese le religioni. Questo silenzio è spaventoso, perché alla fine a dominare il dibattito resta Marine Le Pen. È così che il Front National e gli altri movimenti simili avanzano in Europa».

Ieri il «Corriere della Sera» in prima pagina ha scritto «Tutte a Colonia, il 4 febbraio», per una «Giornata delle donne» che si tiene ogni anno ma stavolta diventa più significativa. Il 1° febbraio sarà invece la Giornata del velo, organizzata da una ragazza di New York contro le discriminazioni, sostenuta anche da alcune femministe. Lei aderirà a una delle due giornate? «Se devo seguire le mie convinzioni sarò piuttosto a Colonia. Ho letto libri di femministe americane che difendono il velo come strumento di libertà e protezione, ma non le capisco. Sono stupita: militanti per l’uguaglianza dei sessi finiscono per adottare questo punto di vista islamico secondo il quale sono le donne a essere responsabili del desiderio e degli eccessi degli uomini. Molte donne che si velano oggi lo fanno non per convinzione ma per obbligo. Sono oggetto di pressioni e minacce, se si rifiutano vengono trattate da sgualdrine. Trovo difficile sostenere il contrario».

La sindaca di Colonia ha suggerito alle donne di stare lontane dagli sconosciuti. «Uno schiaffo. Le ha trattate da bambine, o da imbecilli. Avrebbe fatto meglio a richiamare gli stranieri alle regole della vita in comune, invece di dare consigli stupidi a donne adulte».

Quel che è successo a Colonia è un colpo per l’integrazione nelle società europee? Una prova che il vivere insieme è troppo difficile? «Sì e no. In Francia è evidente che l’integrazione è perfettamente possibile per gli arabo-musulmani come per tutti gli altri, nel momento in cui adottano i valori del Paese in cui vivono. Il problema è che i nuovi arrivati più fragili o meno istruiti cadono preda dei salafiti che predicano la separazione tra le comunità. Come quell’imam che a Brest spiega ai bambini che la musica è opera del demonio. Dovremmo sbarazzarci di predicatori islamici che vogliono tornare a una visione del rapporto tra uomo e donna vecchia di secoli. Alcune forze spingono a rifiutare i valori dei Paesi di accoglienza, e questi sono i risultati».

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