Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 03/1/2016, a pag.14, due servizi sull'accordo tra il Vaticano e lo Stato che non c'è.
Entrambi preceduti da un nostro commento.
Paolo Rodari: " Vaticano: 'Entra in vigore accordo con la Palestina, sì a due Stati per la pace"
La velocità con la quale il Vaticano ha riconosciuto lo Stato di Palestina - che non c'è - ci ricorda un altro riconoscimento, quello di Israele, avvenuto 36 anni dopo la sua proclamazione. Due pesi due misure ? Noooo ! il Papa ha salutato Abu Mazen rivolgendogli l'appellativo di "angelo della pace", poteva comportarsi diversamente ? Che poi l'avvenimento venga definito 'storico' è un luogo comune, anche la Germania nazista è stata un fatto storico, come lo sono anche i terremoti e le stragi nel nome di Allah u Akbar.
Da ieri è ufficiale. Vaticano e Palestina hanno fatto entrare in vigore lo storico trattato firmato lo scorso giugno con il quale, di fatto, la Santa Sede riconosce la Palestina come Stato e appoggia il disegno dei due Stati che vivono uno accanto all'altro «in pace e in sicurezza sulla base delle frontiere del 1967.. Il patto riguarda aspetti semplici ed essenziali dell'attività della Chiesa in Palestina, il sostegno quindi ad una risoluzione pacifica del conflitto e all'autodeterminazione del popolo palestinese: un intero capitolo è dedicato proprio alla libertà religiosa e di coscienza. A darne l'annuncio è stata ieri la sala stampa vaticana, che ha spiegato come «in riferimento al Compre-hensive Agreement between th Holy See and the State of Palestine, la Santa Sede e lo Stato di Palestina hanno notificato reciprocamente il compimento delle procedure richieste per la sua entrata in vigore, ai sensi dell'ari. 30 del medesimo Accordo.. I colloqui tra le parti sono iniziati nel 2000 e negli ultimi mesi hanno visto, da parte vaticana l'azione efficace di monsignor Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati. Era stato lui, nei mesi scorsi, a dire a L'Osservatore Romano che «come tutti gli accordi che la Santa Sede firma con diversi Stati, quello attuale ha lo scopo di favorire la vita e l'attività della Chiesa cattolica e il suo riconoscimento a livello giuridico anche per un suo più efficace servizio alla società.. In particolare, «il testo ha un preambolo e un primo capitolo sui principi e le norme fondamentali che sono la cornice in cui si svolge la collaborazione tra le parti. In essi si esprime, per esempio, l'auspicio per una soluzione della questione palestinese e del conflitto tra israeliani e palestinesi nell'ambito della Two-State Solution e delle risoluzioni della comunita internazionale, rinviando a un'intesa tra le patti. Segue un secondo importante capitolo sulla libertà religiosa e di coscienza, molto elaborato e dettagliato. Ci sono poi altri capitoli su diversi aspetti della vita e dell' attività della Chiesa nei Territori palestinesi: la sua libertà di azione, il suo personale e la sua giurisdizione, lo statuto personale, i luoghi di culto, l'attività sociale e caritativa, i mezzi di comunicazione sociale. Un capitolo è infine dedicato alle questioni fiscali e di proprietà.. Già nl giugno scorso Israele aveva esprimesso il suo risentimento nei confronti della decisione della Santa Sede. Dal punto di vista delle autorità israeliane infatti, «Israele non può accettare le decisioni unilaterali contenute nell'accordo, che non prendono in considerazione gli interessi fondamentali di Israele e lo speciale status storico del popolo ebraico a Gerusalemme». Mentre oggi è Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana e figura chiave del dialogo ebraico-cristiano, a dire a Repubblica che «in un contesto cosi delicato il riconoscimento da parte del Vaticano non aiuta a semplificare il problema. Non è facile ma forse una linea più prudente avrebbe aiutato di più..
Guido Andruetto: " Passo importante per noi israeliani, chi critica sbaglia'
Ma che bravo ABY ! Riesce a trovare del buono ovunque, soprattutto quando si tratta del conflitto israelo-palestinese sa immediatamente da che parte stare. Persino sull'autore dell'attacco dell'altro giorno a Tel Aviv, si dimostra sicuro, è un 'malato di mente'. Che avesse nello zaino una copia del Corano è forse indice di malattia mentale ? D'altronde, per uno scrittore, avere molta fantasia è qualità indispensabile. Per fortuna non è alla guida del paese, gli israeliani non sono mica fessi, leggono i suoi libri, ma a guidare il Paese mandano Bibi.
A.B.Yehoshua
Non ha alcuna esitazione a dichiararsi «molto soddisfatto, lo scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua, commentando al telefono dalla sua casa a Tel Aviv la notizia dell'entrata in vigore dell'accordo bilaterale tra la Santa Sede e lo stato di Palestina. «Un fatto di notevole rilevanza e di buon auspicio per il processo di pace», sono le prime parole a caldo dell'autore di romanzi di grande successo come II responsabile delle risorse umane, Il signor Mani e l'ultimo La comparsa, tutti editi in Italia da Einaudi.
Signor Yehoshua, qual è la sua opinione sui contenuti dell' accordo?
«Non ne conosco approfonditamente tutti i termini ma considerate le premesse posso esprimere un giudizio generale molto positivo. Siccome nel merito della questione palestinese esso si pronuncia chiaramente a favore della soluzione dei due Stati, non posso che sostenerlo con tutto il mio cuore».
La posizione di Israele sembra differire dalla sua.
«E perché? Che cosa c'è che non va in questo accordo? Non vedo la ragione per cui Israele lo debba contestare, visto che ufficialmente la posizione del governo israeliano è quella dei due Stati, se ci basiamo su quanto a parole dice il primo ministro Netanyahu. Del resto il Vaticano ha relazioni anche con Israele e quindi qual è il problema? Proprio non capisco la reazione critica di Israele».
L'avvio dell'accordo quali sviluppi porterà secondo Lei nel prossimo flituro?
"La mia opinione è che avrà certamente un'influenza sul processo di pace in senso positivo. È una nuova pietra che viene posata sul lungo e tortuoso cammino verso la pace e verso la risoluzione del conflitto israeliano-palestinese».
Gli episodi di violenza però non cessano.
«Certo è un percorso difficile, c'è un continuo stato di allarme che ormai ha superato i confini di Israele. L'altro giorno abbiamo assistito di nuovo a un fatto di sangue, con l'attacco al pub qui nel pieno centro di Tel Aviv. È stato terribile, ma sembra a questo punto che si sia trattato dell'azione di un malato di mente e il padre stesso lo ha segnalato alla forze di polizia. Un punto, quest'ultimo, che secondo me va evidenziato perché rappresenta un importante e significativo esempio di collaborazione da parte degli arabi contro la violenza«.
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