L'Iran è, dopo la Cina, lo Stato dove avviene il maggior numero di condanne a morte. L'Arabia Saudita ne ha eseguite 47 in un colpo solo e il mondo sembra indignarsi. I famosi 'esperti' ritirano in ballo le guerre fra sunniti e sciiti, l'eterno diversivo che impedisce all'Occidente di capire che la chiave per capire il terrorismo islamico sta nell'islam stesso:
Riprendiamo due servizi, dalla STAMPA e dalla REPUBBLICA, oggi, 03/01/2016, preceduti da un nostro commento.
La Stampa-Francesco Semprini: " Con l'uccisione dell'imam Riad vuole punire il disgelo fra gli Stati Uniti e l'Iran "
L'analisi di David Pollock conferma quello che l'Accordo di Vienna fra Iran e Usa lasciava prevedere. Il rafforzamento dell'Iran sullo scenario mediorientale avrebbe genrerato disastri nei paesi arabo-musulmani dell'area. Quello fra Iran e Arabia Saudita è solo il primo, quelli che seguiranno appena l'Iran scoprirà le carte sul nucleare saranno ben peggiori.
Soltanto la cecità dei paesi occidentali a Vienna poteva non accorgersene. Obama in testa, Mogherini & Co. a seguire.
Francesco Semprini David Pollock
David Pollock è esperto di Medio Oriente del «Washington Institute» e già consigliere del dipartimento di Stato ai tempi dell’amministrazione di George W. Bush.
Per lei l’esecuzione dello sceicco Nimr al Nimr è un altro atto della guerra per procura tra Arabia Saudita e Iran?
«Sì, ma non è tutto. Gran parte delle 47 persone uccise sono sunniti, alcuni legati ad Al Qaeda, e questo per mostrare una sorta di neutralità e di maggiore credibilità. L’esecuzione di Al Nimr è però destinata a scatenare reazioni dure, in Iran, Iraq, Yemen, Bahrein, nelle province orientali dell’Arabia Saudita, anche perch é non è solo un leader politico ma religioso».
Un leader religioso giustiziato come un terrorista?
«Era una figura scomoda per Riad, ma non certo un terrorista per cui era necessaria la pena di morte. La sua condanna rientra negli sforzi dei sauditi di dimostrare al resto del mondo arabo, all’Iran e al Pianeta che loro possono fare quello che vogliono».
Perché proprio ora?
«Un diversivo, per minimizzare le reazioni degli alleati occidentali dei sauditi distratti dal fine settimana di feste».
È una vendetta trasversale per l’eliminazione di Zehran Allouche, il referente dei sauditi in Siria?
«C’è un legame, ma occorre fare una distinzione, la Siria è parte della guerra per procura, Al Nimr è una questione interna, una minaccia per la sicurezza nazionale che ha la priorità su tutto».
In contemporanea la coalizione a guida saudita dichiarava la fine della tregua in Yemen. Una coincidenza curiosa non trova?
«Una coincidenza cercata, per due motivi. La giovane leadership saudita è convinta di aver compiuto importanti passi in avanti in Yemen e pensa di chiudere la partita. In secondo luogo è la risposta alla decisione degli Usa di rinviare l’applicazi one delle
sanzioni finanziarie nei confronti dell’Iran. Riad teme il rafforzamento di Teheran, specie con l’acordo sul nucleare, e si rende conto di non poter contare sull’appoggio di Washington».
Si tratta anche di un segnale in risposta alle difficoltà economiche del Paese causate dal calo dei prezzi del greggio?
«Non lo escluderei, una risposta simbolica ovviamente, una prova muscolare. Il mini-barile fa più male all’Arabia che all’Iran, che sta incassando bonus con la f ine dell e
sanzioni per l’accordo nucleare. Detto questo l’economia saudita è ancora molto forte». Senza un dialogo tra sauditi e Iran la guerra in Siria non potrà finire, così si va nella direzione opposta...
«In realtà non ero ottimista al riguardo nemmeno prima, non mi sembra ci sia volontà di una soluzione. La guerra in Siria terminerà per stanchezza, tra uno, tre, cinque o dieci anni».
Quale reazione si attende dall’America?
«Un commento di circostanza, niente più. Del resto ci sono le feste. Lunedì è un altro giorno».
La Repubblica-Vanna Vannuccini: " Basta con Riad, ora l'Occiddente deve sostenere il nuovo Iran "
Vanna Vannuccini Vali Nasr
Vanna Vannuccini si riconferma con questa intervista la portavoce dell'Iran, pronta, quando è il caso, a difenderne le ragioni. Repubblica non è nuova a queste 'vicinanze' fra alcuni dei propri giornalisti e alcuni paesi musulmani. Da non dimenticare la brutta storia con la Siria dei coniugi Assad con una cronista, anche lei inforcava gli occhiali rosa, come la Vannuccini, quando doveva intervistare la coppia siriana. Non vogliamo certo difendere l'Arabia Saudita, un regime che non definiremmo nemmeno medievale, troppo poco se paragonato alle leggi che lo governano. Ma l'Iran non sta meglio, anzi.
Un gesto provocatorio, deliberato, non motivato da nessuna necessità interna, fatto per spingere l'Iran a una reazione che complichi i suoi rapporti con l'Occidente alla vigilia di quella distensione che tutti si aspettano dopo la cancellazione delle sanzioni.
Vali Nasr, grande esperto del mondo islamico e autore di un famoso libro, 'La rivincita (nell'originale la rinascita) sciita", decano della Johns Hopkins e consigliere del Dipartimento di Stato, non ha dubbi: l'esecuzione ieri in Arabia Saudita di 47 'terroristi", tra i quali il 55enne Nimr Al Nimr, un religioso che negli anni passati aveva guidato il dissenso contro la casa regnante e per questo era stato arrestato e condannato a morte, ha lo scopo di provocare l'Iran allo scontro. .La provincia orientale del Paese, quella più ricca di petrolio e più vicina all'Iran, dove in passato c'erano stati disordini e proteste da parte della popolazione sciita, è calma Non c'erano ragioni di politica interna per questa esecuzione di massa. E' stato un atto deliberato per alzare il livello dello scontro con l'Iran. E la prova che i dirigenti di Ryad non hanno alcun interesse a una politica di riconciliazione o di allentamento delle tensioni nella regione, che continuano una politica settaria al di là di quello che affermano e che il loro scopo è l'escalation delle tensioni tra sunniti e sciiti .
Riad pagherà caro, ha detto un portavoce governativo a Teheran- Come reagiranno gli iraniani? .
L'Iran ha tutto l'interesse a non cadere nella trappola tesa dai sauditi. Reagiranno verbalmente, è chiaro, ma credo che eviteranno di fare il gioco dei sauditi complicando le loro relazioni col resto del mondo»
Questo vale anche per I consesvatcal, I pasdaran e tutti coloro che in Iran mirano a indeboiire il governo Rouhani, tanto più che manca solo un mese a elezioni che potrebbero rafforzarlo?
Siamo ancora al primo passo, è presto per fare previsioni, ma credo che gli iraniani eviteranno di cadere nella trappola .
L'Arabia Saudita ha compiuto in un anno 157capitazioni pubbliche, esporta la jihad pur affermando di combattere l'Is, secmdo Amnesty International usa le condanne a mctte come strumento politico contro la minoranza sciita. Quando smetteremo di guardare all'Arabia Saudita come a un partner strategico?
.E' complicato. Ci sono di mezzo troppi interessi. I sauditi hanno molta influenza, comprano armi, sono coinvolti in tanti affari. La questione è che l'Occidente ave decidere se vuol fare sul serio nella guerra contro l' IS o no. Deve scegliere se focalizzarsi contro il Califfato o contro l'Iran. Le due cose insieme non sono possibili. L'Arabia Saudita fa una politica che giova al sedicente Stato Islamico, e anche tra la popolazione saudita ci sono molte simpatie verso il Califfato. Se fa sul serio nel combattere l'Is l'Occidente deve far pressione sull'Arabia Saudita. Ha a disposizione armi diplomatiche, economiche, può scegliere. Ma finora non ha esercitato la benché minima pressione
Il nuovo re Salman, con il figlio Mohammed da lui nominato secondo erede al trono, è in carica solo da dieci mesi ma serabra voglia passare alla storia come il nuovo Saladino. C'è una nuova dottrina Salman per l'Arabia Saudita? _ Secondo me è cambiato solo lo stile. Il regno saudita è sempre stato un regno fondamentalista, fondato sull'islam radicale, che ha fornito denaro e ispirazione a tutti i radicalismi. I re sauditi non tengono ad essere chiamati re- ci sono tanti re al mondo. Vogliono essere chiamati 'custodi dei luoghi sacri". Sembra un titolo senza pretese ma la dice lunga su un'idea di potere che va ben oltre i confini del Regno».
Quale strategia seguono?
*Nei luoghi sacri, la Mecca e Medina, confluiscono i credenti di tutti i continenti, dalla Bosnia all'America, dalla Nigeria alla Malesia. Finora i sauditi usavano il petrolio in silenzio, in silenzio mandavano nel mondo i predicatori wahabiti a diffondere la loro versione radicale dell'islam. Oggi si muovono apertamente. In Egitto finanziano i generali-in Libia Siria e Irak sostengono i ribelli, in Yemen hanno dato avvio a una guerra contro gli Houthi perché li considerano alleati dell'Iran. L'Iran è il nemico giurato: nessuno quanto i sauditi, forse nemmeno Israele, teme l'egemonia iraniana in Medio Oriente*.
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