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La Repubblica Rassegna Stampa
31.12.2015 Parigi: la strage, niente lupi solitari ma cecità occidentale
Cronaca di Giuliano Foschini

Testata: La Repubblica
Data: 31 dicembre 2015
Pagina: 16
Autore: Giuliano Foschini
Titolo: «Attacchi coordinati da Molenbeek: ecco i nuovi indizi»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/12/2015, a pag.16, con il titolo " Attacchi coordinati da Molenbeek: ecco i nuovi indizi " l'articolo di Giuliano Foschini.


Molenbeek, le forze di polizia belga meno efficienti al mondo

Dopo la strage di Parigi del 13 novembre quanti commenti a difesa della tesi "lupi solitari", per negare ciò che invece era facile da capire. Eppure quella sottovalutazione dell'attacco all'Occidente venica recitata da chi si ostinava a cercare giustificazioni a una strage che invece rispondeva a un piano organizzato ben preciso.
Adesso le rivelazioni arrivano, anche se con il contagocce, a smentire quella tesi assurda. In più capiamo perchè il Belgio sia diventato la capitale europea del terrorismo islamico. A dimostrazione di quanto siano profonde le radici dell'invasione dell'islam nel nostro continente. 

Ecco l'articolo:  

Un tweet con uno scatto dal terrazzo di un palazzo davanti al Bataclan, per dare il via all'attacco: "Support your sister". E poi quel messaggio inviato alle 21,42 dal Samsung poi ritrovato in un cestino all'angolo del teatro: "On est parti. On com mence". La storia del 13 novembre, il giorno che ha cambiato il mondo, comincia da questi quaranta caratteri: chi ha dato il via, da quel terrazzo, all'assalto? E chi ha ricevuto quel messaggio? È intorno a queste due domande che si muove ora, infatti, il lavoro degli investigatori francesi per ricostruire la parte mancante del commando. Probabilmente la parte più importante: il cervello. Come ha raccontato ieri Le Monde, i tabulati telefonici hanno fornito un pezzo importantissimo per la ricostruzione. n Samsung ritrovato nel cestino, fondamentale poi anche per individuare il covo a Saint Denis di Abdelhamid Abaaoud, ha avuto un filo diretto nelle ore precedenti all'assalto con un numero in particolare. Si tratta di un'utenza attivata in Belgio i) 12 novembre alle 22,24, e che è stata spenta per sempre subito dopo aver ricevuto il messaggio con il quale si annunciava l'avvio dell'incursione, poco dopo le 21,42. Ha funzionato quindi per meno di 24 ore. In questo periodo ha scambiato complessivamente 25 messaggi, tutti e soltanto con quel Samsung trovato nella spazzatura vicino al teatro. La polizia belga sembra confusa: continua ad annunciare fermi seguiti dalle scarcerazioni Le analisi scientifiche lo hanno identificato in Belgio, sembra nella zona di Molenbeek. Questo significa che il commando di Parigi era guidato da Bruxelles, almeno da una persona. Almeno una, perché potrebbero essere stati anche di più, tanto che la polizia nelle sue informative parla di un "triplice coordinamento". Perché esiste sicuramente almeno un secondo numero, sempre belga, che nello stesso periodo è stato invece in contatto per tutta la serata con Abdelhamid Abaaoud, uno dei mastermind del gruppo, incaricato di portare avanti l'assalto . n caso strano è che ha agganciato la stessa cellula di Bruxelles del primo. Significa quindi che potrebbe essere stato nelle mani di una stessa persona. Oppure — ipotesi che pert) in questo momento la polizia giudiziaria tende a scartare— addirittura due. Certo è però che dal Belgio qualcuno ha guidato l'attacco. E questo qualcuno, 50 giorni dopo, non ha un nome. In questo senso, non sembra consolante l'ápportoche sta dando la polizia belga che continua ad annunciare fermi ( ma anche, prontamente, scarcerazioni, anche se le due persone fermate martedì sembrano avere contatti diretti con l'Is) nella zona di Molenbeek e ieri è stata anche travolta dallo scandalo dell'orgia tra agenti, mentre la città era chiusa per terrore. A rendere davvero surreale la situazione, poi, le segnalazioni che si continuano a raccogliere in queste ore proprio dalla gente del quartiere arabo di Bruxelles che raccontano di Abaaoud e dei fratelli Abdeslam, Salah e Ibrahim, che nei giorni precedenti all'attacco si facevano spessovedere nel quartiere, probabilmente anche alla ricerca di persone da arruolare. E nessuna attività di prevenzione e sicurezza è riuscita a capire quello che stava per accadere. n lavoro più interessante è invece quello tecnico, a ritroso, sul Samsung. Al momento la perizia depositata ha rilevato che il proprietario dello smartphone ritrovato di fronte al Bataclan, sicuramente uno degli attentatori, ha scaricato poco dopo le 14 Telegram, un software di messaggi-stica "sicuro", per evitare quindi di essere intercettato. Ha poi trascorso gran parte del pomeriggio a cercare foto all'esterno del teatro, compreso alcuni dettagli molto specifici dell'interno, probabilmente per decidere come muoversi. E poi ha fatto una ricerca su Google: "Eagles of Death Metal White miles, Bataclan". Se mai ce ne fosse bisogno, un'ulteriore prova del fatto che il telefono fosse quello dei terroristi, è che sul fodero è stato trovato il Dna di due dei tre poi entrati a fare la strage nel teatro. Resta da capire però chi fosse il destinatario dei messaggio in Belgio. E ancora, chi dalla Siria li telecomandava: è certo ormai che l'attentato di Parigi rientri in un piano di attacchi, ordinato direttamente dai capi dell'Is, contro i paesi che sono intervenuti. L'attentato in Libano, quello contro i pacifisti turchi, l'aereo russo abbattuto, e il 13 novembre di Parigi sono tutti pezzi del-Io stesso puzzle dell'orrore.

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