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Libero Rassegna Stampa
31.12.2015 Obama spiava Israele: un caso Pollard all'incontrario
Cronaca di Glauco Maggi

Testata: Libero
Data: 31 dicembre 2015
Pagina: 15
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Obama spiava Israele. Per amore degli ayatollah»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/12/2015, a pag.15, con il titolo "Obama spiava Israele. Per amore degli ayatollah" la cronaca di Glauco Maggi.

Pollard, spia di Israele, scoperto, si è fatto 30 anni in una prigione americana, se le stesse regole valessero anche per gli Usa, chi dovrebbe farsene altrettanti in una prigione isrealiana ?

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Ecco l'articolo:

Due anni fa il presidente Obama aveva promesso di lasciar fuori dal programma di spionaggio telefonico, gestito per anni dall'agenzia NSA, i leader stranieri alleati dell'America. Imbarazzato dalle rilevazioni di Edward Snowden che avevano fatto infuriare, tra gli altri, la tedesca Angela Merkel e il francese François Hollande, Barack aveva annunciato pubblicamente che avrebbe smesso di monitorare «gli amici capi di Stato». Storicamente, e a parole anche sotto Obama, Israele è sempre stato tra i più stretti partner internazionali degli USA, ma evidentemente il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu non era in questa lista «di riguardo». Le tensioni nelle relazioni tra Bibi e Barack da tempo non erano un segreto, ma ora uno scoop del Wall Street Journal ha rivelato che, dietro l'impegno pubblico a non spiare gli alleati, la Casa Bianca ha orchestrato un piano ad hoc per monitorare ogni mossa di Israele negli ultimi due anni. Intenzionato a portare a compimento l'accordo nucleare con l'Iran, Obama voleva sapere minuto per minuto quale fosse la strategia di Netanyahu per far deragliare l'intesa, o addirittura per fermare con un attacco militare i progressi di Teheran nel costruirsi la bomba. La NSA ha così catturato, su ordine del presidente, gli scambi diretti tra il premier israeliano e i suoi più fidati collaboratori, ma non si è fermata a questo. Ha anche allargato il raggio delle spiate fino a rastrellare le comunicazioni private degli uomini di Bibi con i membri del Congresso USA e con gli americani-ebrei rappresentanti delle associazioni Usa di amicizia tra i due paesi, ossia con i soggetti interessati al boicottaggio dell'iniziativa diplomatica di Obama pro Iran. In una delle dozzine di interviste del Wall Street Journal ai funzionari Usa al corrente delle operazioni, uno di loro ha ammesso che nell'amministrazione c'era la paura di essere scoperti e accusati di spiare il Congresso. Ma il rischio per Obama valeva la candela, perché le informazioni più delicate potevano essere utilizzate per contrastare la campagna di Netanyahu. Per cercare di minimizzare il rischio politico di farsi cogliere come i «mandanti», gli aiutanti di Obama decisero di lasciare alla NSA la scelta su quali fossero le informazioni raccolte da condividere con la Casa Bianca e quali no. «Noi non dicevamo "fallo", e non dicevamo "non farlo"», ha spiegato una fonte al giornale. Prima delle rivelazioni di Snowden del 2013 non c'era alcuna remora alla Casa Bianca di spiare gli «amici». Dopo, contemporaneamente all'impegno preso in pubblico dello stop, in discussioni a porte chiuse l'amministrazione aveva compilato una lista di nomi di leader «protetti», tra cui Hollande e Merkel, da non spiare direttamente. Ma era una mezza promessa, perché la NSA poteva continuare a «controllare» i consiglieri principali e gli uomini degli staff dei leader. Invece Netanyahu e Recep Erdogan, il presidente della Turchia, Paese membro della Nato, non erano neppure nell'elenco dei «protetti» perché, questa la motivazione che dava Obama in privato ai suoi, il fatto che la NSA li spiasse serviva «a scopi fondamentali di sicurezza nazionale». Lo strappo diplomatico di Obama con Israele, alla luce delle spiate rese note oggi, è destinato a irrompere nella campagna presidenziale. I leader del GOP sono tutti notoriamente schierati con Netanyahu e condannano la politica obamiana. Trump aveva persino programmato una visita a Gerusalemme, che è stata cancellata solo per il clamore scoppiato in Israele, che ha una forte presenza araba, dopo la sua sparata contro i musulmani. Anche sul fronte democratico c'è da aspettarsi una correzione di linea: gli ebrei sono corteggiatissimi in America prima delle elezioni, e Hillary non può proseguire nel solco anti-israeliano che ha contraddistinto la Casa Bianca di Barack. E le spiate della NSA a danno del maggiore alleato in Medio Oriente, e anche ai membri del Congresso, non possono che sollevare un'ondata di solidarietà per Israele, e di critica contro Obama.

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