Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/12/2015, a pag.21, con il titolo "No a bandiera e inno sul podio: E Israele rinuncia ai campionati" la cronaca di Cosimo Cito.
Cosimo Cito
Che la Malesia, un paese sotto il tallone della dittatura islamica, non riconosca Israele č noto. In questa vicenda ci sono due episodi istruttivi:
1. Non č vero che lo sport unisce i popoli, tutto dipende da chi detiene il potere politico
2. L'ennesima brutta figura dell'Italia. Il nostro rappresentante, Carlo Croce, č stato zitto, non ha avuto niente da dire di fronte a un atto vergognoso di discriminazione. Se uno come lui ci rappresenta, allora sono da rivedere le regole alle quali devono attenersi coloro che guidano le nostre delegazioni sportive.
La vela israeliana boicottata
Carlo Croce, zitto zitto
Khuala Lampur -Una brutta storia di vento, mare, e burocrazia. A Langkawi, dove da domenica scorsa fino al 3 gennaio si svolgono i Mondiali giovanili di vela, due ragazzi israeliani, Yoav Omer e Noy Drihan, e il loro allenatore, Meir Yaniv, non sono mai arrivati. Non accolti per via di una storia di visti e di una storiaccia, piuttosto, di cattivi rapporti tra i governi di Malesia e Israele, il primo che non riconosce il secondo e che per accettare i due velisti, campioni del mondo uscenti nell'RS:X (in pratica il windsurf), avrebbe imposto condizioni umilianti, inaccettabili. Come, ad esempio, la rinuncia alla bandiera e all'inno sull'eventuale podio. La federazione israeliana avrebbe risposto picche, nulla, i ragazzi restano qui. Gią in Oman, al mondiale seniores dell'ottobre scorso, Sachar Zubari e Nimrod Mashiah si videro rifiutato l'ingresso nel sultanato e Maayan Davidovich fu costretta ad adoperare un secondo passaporto, austriaco, per gareggiare. Un disastro tutto politico al quale la federazione internazionale, guidata dall'italiano Carlo Croce, non ha saputo opporre resistenza. Ieri Max Sirena, ex skipper di Luna Rossa, ha postato su Facebook un duro atto d'accusa: «Č il momento di mettere da parte gli interessi che vanno al di lą dello sport, chiedo a chi di dovere di darsi da fare».
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