Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 19/12/2015, a pag.15, con il titolo " Quella partita a scacchi (pericolosa) nel Mediterraneo", l'analisi di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
All'Onu Russia e Usa trovano prove di intesa mentre nei teatri operativi si tengono d'occhio. Con grande attenzione e segnali non sempre distensivi. Giovedì Vladimir Putin ha lanciato l'ennesimo avviso a Ankara: provate a violare lo spazio siriano e vedrete. Ventiquattro ore dopo è stata la Nato a replicare annunciando lo schieramento di un dispositivo aeronavale a protezione della Turchia. Intanto nei cieli sfrecciano caccia, droni e cruise in un quadrante che diventa ogni giorno più affollato, quindi a rischio di incidenti. Una miccia sempre accesa sotto un barile di tensione: l'abbattimento del Su-24 russo il 24 novembre ha dimostrato che nessuno scherza. Dopo l'estate, Mosca ha intensificato le sue attività in appoggio al regime siriano. Prima ha aumentato il flusso di navi con le stive cariche di materiale bellico per riempire i magazzini di Assad. Quindi, è passata alla fase più attiva schierando il suo contingente con cacciabombardieri, tank, artiglieria, fanti di marina, commandos distribuiti in almeno quattro siti e con due porti a fare da terminale: Tartus e Latakia. Insieme a queste unità è arrivato l'ombrello antiaereo, un sistema integrato composto dai missili S 400 posizionati in Siria e una task force marittima guidata dalla Moskva. Evidente il messaggio. Non solo combattiamo i ribelli siriani e l'Isis, ma siamo pronti a sfide più ampie. Il Cremlino, con una cadenza ben studiata, ha impiegato tutto il suo arsenale. Ha lanciato missili dalle navi e da un sottomarino: show di forza e test per le sue armi, come il Kalibr. Il comando strategico ha fatto muovere i bombardieri Tu 160, Tu 95 e Tu 22, arrivati sugli obiettivi dopo un lungo volo. Di nuovo una dimostrazione di potenza accompagnata da dichiarazioni a tono della dirigenza russa. E la tensione è cresciuta dopo la distruzione del Sukhoi. Putin ha preso di mira gli insorti pro-turchi a nord di Aleppo, ha distrutto le linee di rifornimento provenienti da nord, ha sostenuto i curdi siriani (YPG) ed ha mandato all'aria il piano di Ankara di creare una fascia di sicurezza. Una partita ancora aperta. L'Alleanza atlantica ha monitorato e manovrato, attenta a non esporsi troppo. Questo non ha certo impedito che i vertici attivassero lo Standing Nato Maritime Group One, nucleo navale multinazionale apparso agli inizi di dicembre lungo le coste della Turchia. Il cacciatorpediniere americano Ross è entrato in Mar Nero a mostrare bandiera e profilo. Gli occidentali e gli americani, pur cauti sulle mosse di Erdogan — ieri Obama gli ha chiesto di ritirare i soldati dall'Iraq — dovevano giocare le loro carte. I russi, a loro volta, hanno continuato a punzecchiare la Turchia anche con gesti simbolici: sul ponte di un'unità in transito nel Bosforo è apparso un marinaio che imbracciava un sistema anti-aereo portatile. Mossa teatrale che spiega bene a che punto siamo e come sia necessario trovare risposte alla crisi siriana.
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