Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 12/12/2015, a pag.13, con il titolo " Arabia, le mille voci dietro i veli neri ", la cronaca di Azzurra Meringolo sulla condizione della donna in Arabia Saudita. Leggendolo si prova un senso di orrore se si pensa che siamo nel 21° secolo. C'entra per caso la barbarie islamica ? Noooo ! L'islam è una religione di pace, sembra sentirlo il coro occidentale in difesa di quella che ci viene detto essere una delle tre religioni monoteiste...
Azzurra Meringolo
Nel 21° secolo !
Gedda- Quattro candidate che parlano a un gruppo di 40 elettrici. Tutte novelle della politica. Samira, Rasha, Lama e Badria sono infatti alcune delle pioniere di Gedda che partecipano alle municipali di oggi, le prime aperte al gentil sesso saudita. Samira indossa un’abaya colorata, Badria il burqa. Due estremi di un mondo elegantissimo, come l’altolocato giardino nel quale si tiene il comizio. Più che essere in competizione tra di loro, le quattro sembrano essersi alleate per lanciare un solo messaggio:la politica saudita non sarà più monopolio maschile. In un regime famoso per essere l’unico al mondo che vieta alle donne di mettersi al volante delle proprie auto, sono ben 900 le candidate che, dopo un elitario processo di selezione, hanno tenuto comizi elettorali. Nella maggioranza dei casi si è trattato di incontri riservati esclusivamente alle donne. In un Paese dove la promiscuità è ancora un tabù, quante hanno voluto fare breccia nell’elettorato maschile hanno dovuto trovare un escamotage. Rasha, ad esempio, ha aperto a entrambi i sessi i suoi comizi, tenendoli in ambienti limitrofi, ma separati. Solo le donne hanno potuto vedere la sua faccia. Gli uomini hanno seguito il suo discorso attraverso lo schermo piazzato nell’altra stanza. Eppure le donne potranno fare poco affidamento sulla solidarietà femminile. Sono solo 136 mila (contro oltre 1 milione di uomini entrati quest’anno nell’elettorato) quelle che hanno completato le procedure di registrazione necessarie. «Convincete figli e mariti a partecipare alla storia votando per una donna» incita quindi Rasha, prima di lanciare slogan tutt’altro che rivoluzionari. «Risolviamo il problema del traffico, organizziamo meglio gli spazi pubblici e rendiamo i servizi ai cittadini più efficienti. Continuiamo, come donne, quello che abbiamo già cominciato» conclude, rivolgendo la sguardo alla collega Lama Suleiman, femminista già passata alla storia come una delle due prime donne elette nel consiglio direttivo di in una Camera di commercio saudita. Era il 2005 e la Camera in questione era quella di Gedda, dedicata a Khadija, la moglie di Maometto famosa per le sue doti imprenditoriali. «Da quell’anno (lo stesso in cui gli uomini hanno votato per la prima volta alle comunali, le uniche elezioni saudite, ndr) sono cambiate tante cose per le donne. Hanno ottenuto le licenze commerciali che prima non avevano. Dietro questa apertura si nascondono motivazioni prettamente economiche dalle quali dipende il futuro del Paese» spiega Lama, ricordando che fu proprio sua maestà — il defunto re Abdullah — ad aprire la porta della politica alle donne. «In un Paese dove sempre più famiglie hanno bisogno di due stipendi e dove il numero di laureate supera quello dei laureati (ma quello delle disoccupate supera quello dei disoccupati, ndr), il cambiamento arriverà da sé» dice Johara, altra candidata che spende circa 500 euro al mese per pagare il suo conducente. Un lusso che sono obbligate a permettersi tutte le donne che vogliono mettere il naso fuori di casa. «I conservatori che vogliono bloccare il cambiamento sono destinati ad estinguersi» spiega Amal, pediatra che corre a Riad con un programma ambientalista. «Non riusciranno a fermare l’evoluzione che si è già messa in moto»
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