Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/12/2015, a pag.35, con il titolo " Milano: convegno sulla Palestina in Comune, invitato il sostenitore dei terroristi", la cronaca di Claudia Osmetti.
Claudia Osmetti Kutaiba Yunis
È un attivista filo-palestinese. Su diversi blog e siti internet ricorda che contro Israele «la sola soluzione è uno Stato unico dove non ci sarà spazio né per il sionismo né per i sionisti». La sua foto su Facebook è una bandiera del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, un'organizzazione paramilitare inserita nella blacklist del terrore da Stati Uniti, Canada e Unione Europea. Eppure il Comune di Milano lo ha invitato a tenere un dibattito pubblico e senza contraddittorio.
Giovedì scorso 3 dicembre Kutaiba Younis, ex segretario dell'Unione democratica arabo-palestinese, si è armato di microfono ed è intervenuto al Cam Garibaldi, in pieno centro, per sostituire il professor Giorgio Cancelliere. Stando al programma dei lavori, infatti, era lui che avrebbe dovuto commentare e introdurre il film La valle che muore: ma Cancelliere al centro Falcone-Borsellino non c'è proprio arrivato e a pontificare di colonie, insediamenti e contadini palestinesi ci è finito Kataiba. Uno che sui social network condivide mappe di Israele con segnati solo i villaggi arabi e non quelli ebrei e che ad aprile aveva aperto il dibattito «No-Expo No-Israele».
Così in consiglio di Zona 1 è scoppiato il putiferio. Già, perché la rassegna cinematografica «Parallelo Palestina» è stata autorizzata proprio da quella stessa assemblea che, nonostante il voto contrario delle opposizioni, ha concesso patrocinio e uso gratuito degli spazi comunali all'associazione Fuori circuito.
Hanno detto di sì a tutto, dalle parti di Corso Garibaldi: pellicole, interventi, relatori. Tutto deciso a tavolino. Salvo poi trovarsi con un cartellone differente rispetto a quello votato. «In questa vicenda le cose gravi sono almeno due», commenta Filippo Jarach, vicecapogruppo di Forza Italia in Zona 1 e, tra l'altro, membro della comunità ebraica di Milano: «La prima è che una persona con quel curriculum di attivista e soprattutto di estremista sia stata invitata a parlare senza uno straccio di contraddittorio. La seconda è che la decisione del consiglio di Zona non poteva essere modificata senza una seconda votazione: qui invece sono state cambiate le carte in tavola senza che nessun consigliere sia stato informato. Alla faccia della democrazia».
Di mandar giù il boccone senza colpo ferire, appunto, non se ne parla: «Lunedì prossimo protocolleremo una mozione di sfiducia nei confronti di Renato Pataccini, presidente della Commissione istruttoria che ha seguito il progetto, e del presidente del consiglio di Zona 1, Fabio Arrigoni.
Tutte le opposizioni sono concordi: non presenzieremo alle sedute del consiglio finché questa mozione non sarà discussa». Insomma: la linea è dura.L'aggressione a Nathan Graff, il milanese accoltellato in via San Giminiano neanche un mese fa solo perché indossava una kippà, è ancora fresca nella memoria. E se uno dei diretti interessati, Arrigoni (PD), fa sapere che tutto sommato per quella rassegna cinematografica targata Ramallah «non abbiamo riscontrato grosse criticità: il consiglio di Zona ha patrocinato l'evento, non il relatore e comunque trovarne uno bipartisan è cosa assai difficile», gli esponenti ebraici di Milano non intendono lasciarsi andare a facili commenti. «È una questione politica, se ne deve occupare la politica», afferma Roberto Jarach, vicepresidente dell'Ucei, l'unione delle comunità ebraiche italiane: «Quello che posso dire è che sono molto preoccupato dallo spazio che, nelle nostre città, viene concesso a tanti esponenti filo-palestinesi che hanno posizioni estremiste».
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