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Il Foglio Rassegna Stampa
09.12.2015 Abu Omar, l'imam di Al Qaeda liberato dalla magistratura italiana
Oggi è la volta del suo sodale prima prosciolto e poi arrestato a Bari

Testata: Il Foglio
Data: 09 dicembre 2015
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Chi si rivede, Abu Omar»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 09/12/2015, a pag. 3, l'editoriale "Chi si rivede, Abu Omar".

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Abu Omar, ovvero: Lombroso tutti i torti non li aveva

Un cittadino iracheno, Majid Muhammad, è stato arrestato a Bari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, anche se è sospettato di reati ben più gravi, legati al terrorismo islamista. Era già stato arrestato in febbraio, ma la magistratura lo aveva prosciolto. Ora, dall’esame dei documenti sequestrati si è scoperto che teneva rapporti con vari foreign fighters in transito per l’Italia. Inoltre, in un quaderno, si è trovata la prova dei suoi rapporti con Abu Omar, l’imam che era stato sequestrato dai servizi segreti americani, che lo consideravano un elemento di al Qaida, nel 2003.

Oltre a ordinarne la liberazione, la magistratura italiana aveva chiesto l’incriminazione e ottenuto una condanna dei dirigenti dei servizi segreti italiani che naturalmente avevano opposto il segreto di stato alla richiesta di fornire le generalità dei colleghi americani con i quali avrebbero collaborato. La vicenda sfiorò la crisi istituzionale perché il ministro della Giustizia Roberto Castelli si rifiutò di inoltrare una richiesta di estradizione nei confronti degli agenti della Cia.

Solo nel 2014 la Corte costituzionale ha posto fine a una paradossale vicenda giudiziaria accettando il ricorso del governo a difesa del segreto di stato con il conseguente annullamento da parte della Cassazione della sentenza di appello che aveva condannato a 10 anni di carcere i vertici del Sismi, Nicolò Pollari e Marco Mancini.

Oggi si vede che la “vittima” della presunta azione legale dei servizi era invece una persona legata a doppio filo alle trame eversive e che il tentativo della magistratura italiana (che ha condannato in contumacia gli agenti della Cia) di intromettersi in una vicenda assai complessa ha avuto l’effetto di mettere in crisi i vitali legami informativi tra le agenzie antiterroristiche globali. Ma nessuno pagherà per questi clamorosi errori e per la faziosità che li ha generati.

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