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La Repubblica Rassegna Stampa
08.12.2015 I regali della giustizia italiana al terrorismo islamico
Cronaca di Mara Chiarelli, Giuliano Foschini

Testata: La Repubblica
Data: 08 dicembre 2015
Pagina: 19
Autore: Mara Chiarelli; Giuliano Foschini
Titolo: «Bari, reclutava per l'Is: arrestato un iracheno. Espulso dall'Italia, aveva vinto il ricorso»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 08/12/2015, a pag. 19, con il titolo "Bari, reclutava per l'Is: arrestato un iracheno. Espulso dall'Italia, aveva vinto il ricorso", la cronaca di Mara Chiarelli, Giuliano Foschini.

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Mara Chiarelli, Giuliano Foschini

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Majid Muhamad

Non è un caso che l’arresto ultimo contro il terrorismo in Italia arrivi proprio qui, nel punto principale dello jihadismo di casa nostra: Bari, la porta per la Siria. Non è un caso perché l’uomo arrestato ieri Majid Muhamad – iracheno, 45enne, terrorista già condannato, indagato ancora ora per lo stesso reato e finito in manette per l’immigrazione clandestina- secondo la ricostruzione che il sostituto procuratore Roberto Rossi fa, aveva proprio il ruolo di base logistica per i foreign fighters che arrivavano in Puglia e da qui prendevano la strada per la guerra, attraverso la Grecia e la Turchia. Quelli, per intenderci, come Salah, l’attentatore di Parigi che il 5 agosto salpò da Bari per la Grecia dove lo aspettavano parte del commando del 13 novembre.

I CONTATTI Majid era stato condannato a dieci anni per terrorismo internazionale. Scontata la pena, era uscito di prigione a gennaio. Non era però stato possibile espellerlo dall’Italia: sulla carte viene da un paese di rifugiati politici, e così un giudice aveva annullato il suo decreto di espulsione. Si era così stabilito a Bari dove aveva messo su una rete assai fitta di contatti. Il suo ruolo, scrive la Direzione distrettuale antimafia, era «permettere di far entrare in Europa soggetti in qualche modo legati all’area del fondamentalismo islamico combattente». «L’attività d’indagine ha accertato - che l’indagato si è ricollegato alla rete della cellula terroristica per la quale ha subito la condanna poi scontata. Infatti, Muhamad Helkawt (ndr, uomo legato ad Abu Omar, l’imam della moschea milanese di viale Jenner), Tielaco Nadia Wali, Nadem di Dubai, Khaled Muhamad Amin Rashid, Ali Abdulla Salih, Kawa Kawa, Ridha Shwan Jalal, sono tutti personaggi con cui l’indagato riprende i contatti dopo il lungo arco temporale di cui si è detto ed ognuno di essi, in un modo o nell’altro, può considerarsi contiguo al gruppo Ansar Al Islam sia pure con modalità differenti».

L’IDEOLOGO DI MOLENBEEK La “qualità” dei contatti di Majid è testimoniata dall’esito delle perquisizioni effettuate nei mesi scorsi dalla polizia. A casa sua, nel quartiere Libertà, hanno un quaderno con la copertina rossa accanto al quale c’era un nome e un cognome e un indirizzo: “Bassam Ayachi, 8 rue du 11 novembre 2018 – 59220 Denain – France”. Ayachi è l’imam ideologo di Molenbeek, la città degli jihadisti dell’attacco di Parigi, arrestato a Bari e poi assolto in secondo grado, ora in Siria. «I due verosimilmente si sono conosciuti durante la sua permanenza nel carcere di Benevento, dove anche Bassam è stato a lungo recluso » scrive il pm Rossi. Ma non è stato l’unico elemento. Nel casetto Majid conservava anche un lungo elenco di cartoline inviate da altri detenuti per terrorismo. Gli scrivevano: «Fratello prediletto Abu Abd Rahman … grazie a Dio io sto bene, sia Lode a te Dio Onnipotente che ci guidi. Mi pento verso di lui e chiedo una vita felice, la morte dei martiri e la vittoria sui nemici ». E ancora si festeggiava con un tale Yusuf «la notizia dell’Is» e cioè l’inizio della rivolta armata in Siria contro il Governo di Assad, «quando furono aggredite – ricostruisce il pm - le forze di polizia uccidendo 8 persone e prendendo il controllo della stazione di polizia».

“PULIRE AZIENDE E UFFICI PUBBLICI” A conferma della pericolosità, gli inquirenti allegano una serie di intercettazioni telefoniche di Majid. Mentre a Bari costruiva la sua rete, frequentando in particolare una kebabberia del centro. Il quattro marzo chiama una donna di nome Nadiha. Nadia : “Come stai mullah?”. Majid : “Che cosa mullah ?...adesso io sono “sheik” (conosciuto n.d.t.) N.: “Devo dirti una cosa, tu una volta mi hai detto che hai un tuo amico che fa il commercio. Ti giuro con il Dio che il progetto è buono e si tratta di pulire e si guadagna al mese un quaderno (diecimila dollari, ndr)!”. M._ “Ah...così ? Ma pulire dove e cosa?”. N.: “Pulire in Norvegia!, pulire aziende grosse e uffici pubblici!”. M.: “Dove a Oslo?”. N.: “Sì, a Oslo”. Proprio la città dove è agli arresti il mullah Krekhar, oggetto dell’ultima maxi inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. Emblematica è anche un’altra telefonata nella quale Majid chiama un amico «chiedendogli se avesse ricevuto due chili di tartufi che la moglie gli avrebbe spedito dall’Iraq». L’uomo, che in un primo momento non comprende, successivamente rassicura il suo interlocutore. Majid, a quel punto, precisando che i tartufi sono da dividere, comunica al suo interlocutore che, in serata gli avrebbe comunicato l’indirizzo al quale inviare la parte della merce». Cosa sono i tartufi? “Esplosivi” giura la Procura.

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