Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/12/2015, a pag. 1-IV, con il titolo "Egemonia culturale", l'analisi di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
Gaël Brustier
Parigi. “La sinistra ha vinto nelle urne, la destra nelle teste”. Così, qualche settimana fa, il politologo francese Gaël Brustier sintetizzava in maniera lucida ciò che sta accadendo in Francia, dove la destra sta vincendo la sua battaglia contro la gauche non solo sul piano politico ma anche su quello culturale. Ma quella frase, sincera anche perché pronunciata da uno studioso nato e cresciuto nella gauche, va ora aggiornata, perché la sinistra francese ha perso anche nelle urne. “Sì, forse grazie a una grande coalizione riuscirà a prendere qualche regione limitando relativamente i danni, ma ha perso definitivamente il suo elettorato storico, gli operai, i funzionari pubblici, i piccoli commercianti, insomma le classi popolari. Per la gauche è l’inizio della marginalizzazione politica”, dice al Foglio Brustier.
La spiegazione del mondo data dalla gauche, socialdemocratica o radicale, convince meno di quella fornita dalla destra. E quest’ultima è ora in situazione di egemonia culturale, in una Francia profondamente conservatrice: “Più che un tripartitismo, in Francia c’è una polarizzazione a destra sempre più forte della vita politica francese e del dibattito delle idee, con un Front national che si afferma rivendicando un forte ancoraggio identitario e un bisogno di autorità, una linea dura sulla sicurezza e l’immigrazione, insistendo sui valori tradizionali e le radici cristiane della Francia”. Del passaggio a destra dell’egemonia culturale e della “morte cerebrale della gauche” Brustier ne ha parlato in un saggio appena uscito per le edizioni Cerf: “A demain Gramsci”.
Un j’accuse frontale alla sinistra che “cerca disperatamente il suo popolo” e non ha più intellettuali di riferimento. Intellettuali che invece affiorano sulla sponda destra e hanno preso le redini del dibattito politico, menando sciabolate contro il multiculturalismo fallito, l’insicurezza culturale provocata dall’islamizzazione, il pensiero unico e il politicamente corretto che uccidono il pluralismo: “Intellettuali come Alain Finkielkraut, Eric Zemmour, Philippe de Villiers fanno parte di una tradizione francese consolidata, riempiono con le loro idee il vuoto lasciato dai politici che non parlano più di idee, non danno più un senso alle loro azioni e si comportano come in un mercato dove i valori si vendono e si scambiano. Questi intellettuali si trovano nella posizione di fissare le grandi linee del dibattito politico”, spiega Brustier.
Dall’esperienza del movimento di protesta contro la rivoluzione arcobaleno di Hollande, Manif pour Tous (Mpt), che Brustier ha ribattezzato “Maggio ’68 conservatore”, è sbocciata una nuova generazione di intellettuali conservatori o di destra in senso ampio. Anche tra i giovani. “Sempre più giovani intellettuali di destra stanno cominciando a occupare il dibattito intellettuale. Credo che nei prossimi tre, quattro anni, questa generazione di giovani pensatori, che si riunisce attorno a riviste come Limite e Causeur, sarà numerosa e influente”.
La “droitisation” si registra anche negli elettori che hanno meno di trent’anni, quella “génération réac” e cattolica che ha votato in massa a destra (il Fn è il partito più votato tra i giovani di 18-24 anni), si riconosce nei valori di destra e abbraccia la visione del mondo e le risposte sulle questioni essenziali della vita date dalla Mpt. “E’ un’insurrezione spirituale reazionaria che è appena cominciata”, dice Brustier, un “gramscismo di destra” che ha spostato l’asse del dibattito intellettuale su binari dai quali la gauche è stata spinta fuori. Il simbolo di questa gioventù cattolico-tradizionalista che sta prendendo il sopravvento in Francia è Marion Maréchal-Le Pen, la giovane étoile del Fn che tra una settimana potrebbe diventare la più giovane presidente di regione della storia della République.
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