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Corriere della Sera Rassegna Stampa
07.12.2015 La differenza tra crimini: l'impossibile paragone tra quelli dei mafiosi e quelli del terrorismo islamico
Ma per Maurizio Caprara sono assimilabili

Testata: Corriere della Sera
Data: 07 dicembre 2015
Pagina: 32
Autore: Maurizio Caprara
Titolo: «Contro i nemici comuni, una strategia dell'alleanza con gli islamici»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 07/12/2015, a pag. 32, con il titolo "Contro i nemici comuni, una strategia dell'alleanza con gli islamici", il commento di Maurizio Caprara.

L'argomentazione di Maurizio Caprara poggia su un errore di fondo evidente: i terroristi islamici motivano i loro crimini con l'adesione all'islam, mentre i mafiosi e i delinquenti comuni non lo fanno per affermare la superiorità del cristianesimo o del cattolicesimo, anche nei casi in cui questi secondi sono ferventi cristiani o cattolici. La differenza è fondamentale, solo la cecità che deriva dall'ideologia o da un acritico e pregiudiziale irenismo può portare a un commento come quello di Caprara.

Ecco l'articolo:

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Maurizio Caprara

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Immaginiamo che dopo la processione per Santa Barbara con «inchino» sotto la casa di un pregiudicato a Paternò, Catania, si levassero da altre comunità di credenti o da atei richieste di questo genere: i cattolici devono prendere le distanze da quel gesto di ossequio verso una cosca. Anzi, condannarlo inequivocabilmente non spetta soltanto ai cattolici, ma a tutti i cristiani. Noi italiani più o meno cattolici, o abituati a familiarità con il cattolicesimo anche se non credenti o di diversa fede, giudicheremmo richieste del genere grossolane idiozie. Nel nostro Paese ci sono state e possono esserci contiguità e subordinazioni di parti marginali della chiesa verso mafiosi, quasi nessuno dotato di senno però dubita del fatto che si tratta di deviazioni, non del dettato della dottrina più seguita o del volere di ogni fedele. Mettersi nei panni degli altri è spesso utile per provare a capire le conseguenze delle proprie azioni.

La quantità di musulmani uccisi in Medio Oriente e nel Maghreb dal terrorismo integralista islamico — per esempio in attacchi di radicali sunniti contro sciiti e viceversa — è superiore a quella delle vittime di fedi diverse. Domandiamoci se i messaggi di altolà e diffidenza diretti e indiretti indirizzati da alcuni di noi a tutti i musulmani presenti in Italia — circa un milione e 600 mila, la gran maggioranza dei quali non è filo-terrorista — non pongono tanti di loro in una scomoda condizione di estraneità danneggiando canali di dialogo. Insegnava Sun Tzu, stratega cinese: «La suprema arte militare consiste nell’insidiare le altrui strategie; a ciò seguono, nell’ordine, la rottura delle altrui alleanze e l’attacco diretto». La maggioranza dei musulmani, bersaglio dalla minoranza terrorista, noi vogliamo averla alleata nostra o dei nostri (oggi comuni) nemici?

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