Riprendiamo da REPUBBLICA /torino di oggi, 05/12/2015, a pag.IX, con il titolo "Io, ferita in Israele" la cronaca di Jacopo Ricca.
In un mondo dove gli attentati del terrorismo islamico non risparmiano più nessun paese, arrivando a colpirne le economie attraverso l'obiettivo 'turismo', c'è un paese dove NESSUN turista ha finora corso rischi di questo genere, ed è Israele. Il racconto della signora è in parte di fantasia, come quando descrive "un blindato israeliano che si è fermato vicino a noi, sono scesi dei militari che hanno iniziato a lanciare delle bombe. Una dietro l'altra. ", ma in altre parti è da prendere sul serio, tranne le conclusioni a cui arriva il pezzo. Perchè è pericoloso andare in Israele con l'Opera Diocesana Viaggi, questo sì, l'agenzia che non nomina mai Israele, sostituendolo con Terra Santa. E per dimostrare che Israele non c'entra nulla con Gesù, porta i propri viaggiatori quasi esclusivamente nelle zone arabe del paese, dove i buoni arabi si esercitano all'uso dei coltelli e quando non usano quelli ci sono le pietre o anche peggio. La signora deve giustamente prendersela con chi organzizza i viaggi diocesani, in genere con guide arabe, le quali, tendendo a minimizzare il pericolo rappresentato dal terrorismo palestinese, portano gli sventurati in zone a rischio. La prossima volta, escludendo quasi tutti i paesi del mondo che già conosce, come ha dichiarato, ritorni in Israele, evitando però l'Opera Diocesana Viaggi, vedrà tutte le località in cui visse l'ebreo Gesù in totale sicurezza e tranquillità.
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Ecco l'articolo:
Israele non è un paese per turisti e nemmeno per pellegrini e ne porto ancora i segni». Sabina Gregnanin, torinese di 59 anni, è stata ui "terra santa" a ottobre, nel pieno delle tensioni tra palestinesi e israeliani, in un viaggio organizzato dall'Inps per i pensionati del settore pubblico, e durante la visita a Gerusalemme è rimasta coinvo]ta in uno scontro tra le due parti il 10 ottobre: «Una granata stordente lanciata dai militari israeliani mi è esplosa davanti a piedi. Ho cercato di scappare e nella corsa sono caduta e mi sonoferita» racconta ancora tremante a quasi due mesi di distanza. «Non ho mai avuto una paura cosi grande, ma prima di partire avevo chiesto più volte agli organizzatori se c'erano rischi e loro l'hanno sempre negato». Il viaggio era gestito dall'Opera Romana Pellegrinaggi, l'ente alle dirette dipendenze de! Vaticano che fa da "tour operator" per i fedeli, La donna era accompagna dal marito Alberto e al termine della visita alla basilica di Sant'Anna, nella città Vecchia di Gerusalemme, ha rinunciato a vedere un'altra chiesa: «C'era troppa salita da fare e non me la sentivo. Ho preferito aspettarli vicino alla Porta dei Leoni — ricorda Ia signora —Nell'attesa ci siamo seduti su una panchina fuori dalla porta, quando i militari israeliani hanno bloccato gli accessi e noi siamo rimasti fuori. Non c'era particolare tensione, intorno si vedevano alcune macchine rimaste ferme e meno di dieci palestinesi che sostavano in attesa di pater passare. Alte 16 è arrivato un blindato israeliano che si è fermato vicino a noi, sono scesi dei militari che hanno iniziato a lanciare delle bombe. Una dietro l'altra. Tutti siamo scappati e, mentre cercavo rifugio in un negozietto, una mi è caduta vicino e sona caduta». La donna, dopo essere stata ospitata dal commerciante, é stata caricata su un'ambulanza, ma dopo pochi metri il mezzo è stato bloccato dai soldati e lei costretta a scendere: ho preso poi un taxi, ma al pronto soccorso c'erano altri militari che ci hanno impedito di entrare». Solo a quel punto i due turisti torinesi sono riusciti a ricongiurgersi con il resto del gruppo e a prendere il pullman che li ha portati in albergo a Beletnme: «Avevo una gamba gonlia e unaferita, ma la guida non ha voluto che andassimo in ospedale nemmeno li. Solo alle 20 una dottoressa dell'Opera Romana mi ha visitato e medicate e suggerito che sarebbe stato meglio andare al pronto soccorso». La donna è rimasta in hotel per il resto de] viaggio e solo una volta tornata a Torino è stata ricoverata: «Nessuno mi diceva niente e tutti cercavano di minimizzare, cosa che succede ancora adesso. Al Mauriziano mi hanno dato più di 60 giorni di prognosi. ma è il trauma di quell'opisodïo che ancora oggii mi toglie il sonno». Alla signora è stata riconosciuta una :sindrome da choc post-traumatico, ma l'assicurazione del viaggio però ora non ha voluto riconoscere nulla: «Vogliono far passare tutto sotto silenzio perché temono di dover sospendere i viaggi. Oltre a de- nunciare la polizza scandalosa che ci avevano fatto par un tour di quel tipo. che vale meno di 80 mila euro nonostante i rischi, vorrei almeno l'Inps sospendesse le visite in Israele. Devono capire che è pericoloso continuare a portare la gente lì, l'Opera Romana insiste per non modificare l'itinerario anche se nel nostro viaggia, oltre al mio incidente, uno dei due pullman è stato anche preso a sassate». La signora Gregnanin ha viaggiato in tutto il mondo con suo marito: «Siamo sempre stati attenti. ma quello che ci è successo a Gerusalemme .non era mai accaduto da nessuna parte — conferma il marito — Qualche provvedimento va preso»..
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