Riprendiamo dal CORRIERE della SERA dii oggi, 04/12/2015, a pag.49, con il titolo " L'odissea di Elissa racconta ai bambini la Shoah " la recensione di Giulia Borgese al libro di Frediano Sessi " Ero una bambina ad Auschwitz".
La copertina Frediano Sessi
Raccontare ai bambini è facile se si tratta di fiabe piene di streghe e orchi, regine feroci e lupi mannari, personaggi che fanno paura, certo, ma che hanno il vantaggio di esistere soltanto nella fantasia di antichi autori. Ben altro è ricostruire per loro la storia di orchi veri e di una cattiveria inimmaginabile nella realtà quotidiana, eppure esistita davvero in tempi non poi così lontani — quando i loro nonni erano bambini — e, poi, non in paesi fuori dal mondo ma proprio qui, nel cuore dell’Europa di cui loro sono piccoli cittadini. Ma Frediano Sessi, storico della Shoah e specialmente di Auschwitz, firma del «Corriere della Sera», è un vero maestro che ha pubblicato diverse opere su questi argomenti, anche proprio dedicate ai ragazzi. E oggi ci offre un nuovo libro, Ero una bambina ad Auschwitz (Einaudi Ragazzi). L’avvertenza indispensabile è questa: la protagonista, Elissa, è frutto dell’invenzione dell’autore, ma le sue vicende fanno parte della storia degli ebrei — di sei milioni di ebrei — morti per mano delle truppe di Hitler. Elissa ha otto anni nel 1940, quando è costretta a lasciare coi genitori la sua bella casa di Vienna e intraprendere l’orribile viaggio in carro bestiame fino al ghetto di Varsavia, dove abiterà in una cantina e comincerà a scrivere il suo diario segreto. Giorno per giorno vi annoterà ogni momento della sua vita, fino alla deportazione nel 1941 al campo di lavoro forzato: la fame, le baracche, la sporcizia, le punizioni, gli spari… fino al tifo e alla disperazione: «Da quando la mamma è entrata nell’infermeria non l’ho più vista». Qui il diario finisce, nel 1942, per l’impossibilità di trovare anche solo un foglietto di carta. Ma la storia continua nella memoria della bambina, fino al settembre di tre anni dopo, quando la Croce Rossa la riaccompagnerà a Vienna, unica superstite della famiglia, grazie al fatto che, trasferita ad Auschwitz, con poche altre ragazze lavorerà nei campi e nelle stalle che riforniscono le mense dei padroni nazisti. Ma il cielo sopra di lei è rabbuiato dal fumo che sale dalle ciminiere del campo confinante di Birkenau. Ed è proprio qui che Elissa riuscirà a incontrare per l’ultima volta la mamma. Solo dagli occhi la bambina riesce a riconoscere quella donna che la abbraccia, ridotta ormai quasi a uno scheletro. Il racconto è preciso, le parole sono quelle giuste: non letterarie, ma neppure volutamente infantili. Il risultato è un racconto coinvolgente, tale da trascinare il giovane lettore fino all’ultima pagina. Altro che le poche righe dei libri di scuola!
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