Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/12/2015, a pag.1/5, con il titolo " Spencer: l'Occidente remissivo fino al suicidio" l'intervista di Francesco Borgonovo a Robert Spencer.
Francesco Borgonovo
Robert Bruce Spencer, 53 anni, è un politologo americano e blogger noto per le sue posizioni critiche nei confronti dell'Islam. Nel 2003 hafondato, e da allora dirige, «Jihad Watch», un sito per l'appunto dedicato a «portare l'attenzione del pubblico sul ruolo che la teologia e l'ideologia del jihad svolge nel mondo moderno»
Combattere il terrorismo con la cultura - come qualcuno propone - è una follia. Ciò non significa che, per sconfiggere il radicalismo islamico, a fianco di opportune azioni militari, non serva anche una robusta battaglia culturale. È quella che da anni conduce Robert Spencer. Grande esperto di terrorismo islamico e autore di vari saggi sull'argomento, dirige il sito Jihad Watch (www.jihadwatch.org), che mappa e analizza le attività jihadiste a livello globale. Spencer si occupa di sfatare i luoghi comuni che circolano sull'islam e di combattere il buonismo occidentale, come dimostra il suo libro al vetriolo pubblicato in Italia da Lindau: Guida (politicamente scorretta) all'islam e alle crociate. Dopo la strage di San Bernardino, Spencer ha pubblicato sul suo sito la testimonianza - diffusa dai media americani - di un uomo che lavorava nella zona del massacro. Questo testimone ha raccontato di aver visto, nei giorni precedenti l'attacco, «una mezza dozzina di uomini mediorientali» aggirarsi nell'area. Benché insospettito, ha tenuto per sé l'informazione onde evitare di «passare per razzista». Spencer ricorda che la stessa cosa awenne alcuni anni fa, nel caso del piano jihadista per attaccare la base militare di Fort Dix nel New Jersey. «Il giovane che per caso scoprì il piano inizialmente esitò a contattare la polizia, spaventato dal fatto di poter essere considerato razzista. Questo è ciò che hanno prodotto quattordici anni di pressione sui media da parte del Cair (Council on American-Islamic Relations, ndr) e della sinistra. La gente crede che difendere se stessi e il proprio Paese sia qualcosa di sbagliato». Dottor Spencer, dopo gli attacchi di questi mesi possiamo dire che ci sia una guerra in corso? Che tipo di guerra è? «Certamente c'è una guerra in corso. Lo Stato islamico ha dichiarato guerra all'Occidente, e ha spiegato nei dettagli come ha pianificato di condurre questa guerra. Non è una guerra di eserciti convenzionali: i jihadisti aspirano a distruggere l'Occidente attraverso la sovversione e l'infiltrazione». Da dove origina questo conflitto? L'Occidente ne è responsabile? «Questo conflitto può esplodere ovunque, visti gli appelli che lo Stato islamico ha fatto agli attacchi di "lupi solitari". L'Occidente non ne è responsabile: l'imperativo del jihad nell'Islam non dipende dalle azioni degli infedeli che sono messi nel mirino». Molti sostengono che i terroristi non siano veri musulmani e che l'islam sia in realtà una religione di pace. «Dire che l'islam è una religione di pace è un inganno totale. L'islam è l'unica religione che invita alla guerra contro gli infedeli e alla sottomissione di questi ultimi». Nemmeno dopo la morte di Bin Laden Usa e l'Europa non sono riusciti a fermare il terrorismo. Perché? «Perché il jihad globale non dipendeva da Bin Laden. Non si tratta di un movimento che ruota attorno a una figura carismatica. Piuttosto, è basato su *** un'ideologia che sopravvive anche dopo la morte di Osa-ma Bin Laden». Come giudica la reazione dell'Europa agli attacchi di Parigi? «La risposta dell'Europa è consistita nel far entrare migliaia di rifugiati siriani, senza avere alcun modo per verificare se avessero mai compiuto attività jihadiste o se avessero simpatie in questo senso. La reazione è stata anche quella di affermare che i jihadisti non agiscono in nome dell'islam, contrariamente a quanto loro stessi dichiarano. Questa negazione è controproducente al punto tale da essere suicida». Crede che la Turchia dovrebbe entrare nell'Ue? «Se accadesse, questo ingresso comporterebbe l'islamizzazione dell'Unione Europea». Secondo lei la Turchia e l'Arabia Saudita sono responsabili dell'avanzata dello Stato islamico? «Sì. I sauditi hanno diffuso a livello globale l'ideologia che giustifica lo Stato islamico. I turchi invece non hanno combattuto lo Stato islamico perché quest'ultimo odia i kurdi e Assad, che sono odiati anche dai turchi medesimi». Che cosa pensa dell'«isla-mofobia»? Esiste davvero? I musulmani sono realmente discriminati in Occidente? «"Islamofobia" è un termine creato per forzare la gente a pensare che sia sbagliato resistere al terrore jihadista. In realtà, l'islamofobia non esiste affatto. I musulmani godono di più diritti e libertà in Occidente che nei loro Paesi natali». In varie scuole italiane si tolgono i presepi o non si permette ai vescovi di benedire le classi per non offendere culture e religioni diverse. Che ne pensa? «Penso che queste altre culture non saranno così generose e modeste quando giungeranno al potere. E quel giorno sta arrivando». Questo significa che non ci sono solo gli attacchi terroristici: esiste anche uno «scontro di civiltà» diffuso, quotidiano. Come si risolve secondo lei? «Rafforzando il principio che la legge si applica nello stesso modo per tutti. E non consentendo la formazione di enclave in cui vige la shari'a». Perché così tanti giovani musulmani, anche se nati e cresciuti in Europa, si radicalizzano? «I giovani musulmani in Europa si radicalizzano perché considerano le attività jihadiste un loro dovere, come prescritto dal Corano e dalla Sunna». Quali sono le mosse più urgenti per sconfiggere lo Stato islamico? «L'invio di truppe di terra. Assieme a uno sforzo programmato per combattere le vere radici ideologiche grazie alle quali lo Stato islamico esercita attrazione. L'Occidente, oggi come oggi, non riesce a farlo semplicemente perché i leader occidentali negano l'esistenza di queste radici».
Per inviare a LIBERO la propria opinione, telefonare: 02/ 999666, oppure cliccare sulla e-mail sottostante