Quasi tutti i quotidiani oggi, 04/12/2015, scelgono di titolare sulla strage in california "l'ombra del terrorismo" , quando è risultata chiara persino all'FBI sin dall'inizio la matrice islamica, non tanto per l'etnia musulmana dei due criminali, quanto per l'arsenale di armi che avevano in casa.
Un quotidiano, la STAMPA, ha ritenuto di pubblicare la rubrica satirica di Jena, quando sarebbe stato giornalisticamente più onesto, rimandarla al mittente: il testo " gli americani non hanno bisogno dell'Isis" è la solita farneticazione anti-Usa, tipica del fanatismo anti-occidentale di Jena, applicata a una strage che non lasciava dubbi sulla matrice.
La REPUBBLICA non è da meno, il titolo in prima pagina " Usa, l'ombra del terrorismo dietro al ragazzo assassino" evidenzia con la parola "ragazzo" quasi una giustificazione.
Riprendiamo invece dal CORRIERE della SERA, a pag. 3 e 6, due servizi di Guido Olimpio e Viviana Mazza, che aiutano a capire quanto è avvenuto.
San Bernardino, California
Guido Olimpio: " Il male in diretta"
Guido Olimpio
Vittime cadute sotto il fuoco dei killer, mezzi di soccorso, agenti armati per piegare assalitori non meno agguerriti. San Bernardino come una città in guerra. Beirut, Bagdad ma anche l’ultima Parigi. Sono immagini che rappresentano il Male, la ferocia degli assassini. Poi il rituale delle conferenze stampa che provano a spiegare, gli investigatori che tentano di dare delle risposte. Tutto raccontato su fotografie che purtroppo fissano in modo drammatico il momento che viviamo. Alla fine c’è il rischio di abituarsi alla militarizzazione della nostra esistenza. Chiediamo sicurezza, vogliamo che ci proteggano dal killer folle o dal terrorista che colpisce in nome di un’idea. Non c’è molta differenza, se non nel movente. E a volte neppure quello. Al tempo stesso, quanto è avvenuto nell’ultima fase della battaglia, con l’auto dei criminali crivellata di colpi deve far riflettere. E’ stata mandata in diretta, abbiamo potuto seguire ogni fase, vedere qualsiasi mezzo impiegato dalle unità speciali, le tattiche per stanare una persona all’interno del Suv. Credo sia stato un errore diffondere tutto senza filtri, una situazione dovuta al caos del momento e alle grande capacità di intervento dei media Usa, in grado di arrivare a bordo di elicotteri ovunque. A casa, insieme a tanti spettatori innocenti, ci saranno stati anche altri terroristi che hanno avuto modo di studiare e osservare. Altro aspetto. I filmati dell’ultimo scontro rischiano di essere usati per video di propaganda da qualche gruppo magari neppure coinvolto. Li prendono, li montano con altri spezzoni e poi li diffondono. Quello che per noi è un atto esecrabile, vile, diventa per molti l’istigazione a portare nuovi attacchi. Le fazioni jihadiste, a partire da Al Qaeda, hanno dimostrato di essere rapide nello sfruttare il materiale del nemico. E questa passione ha finito per contagiare anche gli sparatori di massa che sempre più spesso ci lasciano filmati in eredità perché immaginano di celebrare un’uscita di scena in modo glorioso. Uno spettacolo che va negato a chiunque distrugga la vita.
Viviana Mazza: " Chiara la matrice islamica. E' un errore minimizzare"
Viviana Mazza Paul Berman
La strage di San Bernardino è terrorismo islamico?
«Sembra chiaramente terrorismo islamico».
Crede che il modo in cui i media raccontano eventi come questo cambi a seconda della religione e dell’etnia delle persone coinvolte?
«I nostri media liberal, di sinistra, tendono a presentare i casi di terrorismo islamico negli Stati Uniti come se fossero tutt’altro. È “rabbia legata al posto di lavoro”, è un caso di follia, e così via. Ma alla fine i fatti vengono a galla».
Lo storico liberal americano Paul Berman — autore di Idealisti e potere (Baldini Castoldi Dalai), Terrore e Liberalismo e Sessantotto (Einaudi) — parla al Corriere subito dopo la strage in California. Berman ha criticato in passato alcune posizioni della sinistra sull’Islam radicale giudicandole troppo concilianti. Ma al contempo è severo con i repubblicani che capitalizzano sull’odio per i musulmani.
Che effetto avrà questo attacco sulla coesistenza tra i musulmani e il resto della società americana?
«Questo episodio esige una leadership lucida e coraggiosa da parte dei politici americani e anche dei vertici della comunità musulmana americana. È necessaria una risposta che riconosca il reale pericolo costituito dal movimento islamista e, allo stesso tempo, insegni al pubblico a distinguere tra musulmani estremisti e musulmani contrari all’estremismo. In teoria dovrebbe essere facile. Ma in pratica possiamo aspettarci da una parte appelli demagogici all’intolleranza e dall’altra il diniego della realtà di chi non vuol vedere ciò che sta succedendo. La situazione è pessima — per i musulmani americani e per tutti».
Dopo gli attacchi di Parigi, scriveva su «Le Monde» che le scienze sociali non sono in grado di spiegare le cause profonde di questa violenza. Chi può darci le risposte?
«Dobbiamo usare le scienze sociali, ma non illuderci che povertà, ineguaglianza, desertificazione, esclusione sociale — le numerose “cause profonde” invocate dalle scienze sociali — possano spiegare i movimenti terroristici. Non spiegheranno mai perché qualcuno voglia farsi filmare mentre decapita persone la cui religione gli è sgradita. Alla gente piace pensare che le scienze sociali sappiano scrutare nel cuore umano. Dobbiamo invece indagare le ideologie stesse del terrorismo e dell’odio. E proporre delle alternative: è un dovere intellettuale. Certo, è anche un dovere di polizia e a volte un dovere militare».
Lei ha detto che il terrorismo islamico ha le stesse radici del nazi-fascismo e dello stalinismo. Questa eredità è alla radice della violenza?
«Il movimento islamista è un ibrido, ideologicamente parlando. Unisce ispirazioni totalitarie provenienti dall’Europa e una certa interpretazione dell’Islam. Lo Stato Islamico affianca una “lettura” apocalittica dell’Islam con una burocrazia da stato di polizia che ha poco a che fare con le tradizioni ottomane del lontano passato ma deve molto al partito Baath, basato sul modello sovietico. Il concetto islamista della cospirazione demoniaca degli ebrei invece è un’eredità nazista. Insomma, è un’unione infernale tra il peggio dell’Europa e del Medio Oriente».
È possibile una campagna di «disintossicazione ideologica», come lei ha auspicato in passato? Oppure le parole a un certo punto sono inutili? «L’islamismo nelle sue varie componenti radicali si configura come un movimento totalitario di massa — o forse come due o tre movimenti. Le persone che ne fanno parte devono essere convinte a cambiare idea. Ed è possibile. I movimenti totalitari di massa del passato hanno cambiato rotta. Abbiamo un disperato bisogno di incoraggiare il dialogo. Ma è pur vero che quando qualcuno tira fuori un Ak-47 e comincia a sparare, il momento per una conversazione fruttuosa forse è passato».
Quali responsabilità ha l’Occidente ?
«L’Occidente e specialmente gli Stati Uniti hanno commesso ogni possibile errore, ma poiché gli errori vanno in ogni direzione non è semplice trarne degli insegnamenti. L’intervento in Iraq si è dimostrato disastroso, tranne che in Kurdistan. La decisione di non intervenire in Siria è stata un disastro persino peggiore. Allo stesso tempo, la responsabilità per gli orrori in Iraq e Siria ricade sul partito Baath e sugli islamisti violenti: movimenti che competono per il diritto alla tirannia e al massacro».
La Francia oggi sembra più «morbida» su Assad. La priorità è distruggere l’Isis .
«Assad non intende eliminare lo Stato Islamico, per lo meno nel breve periodo. Compra il petrolio da loro, vuole annientare l’opposizione più moderata in modo da far credere al mondo che solo lui può combattere lo Stato Islamico. Putin fece lo stesso in Cecenia. Sarebbe un errore cascarci».
L’America può affidarsi agli alleati regionali?
«Temo che non succederà molto finché l’America non mostrerà leadership. O piuttosto, sarà Putin a fare il leader. Ma Putin non ha un singolo pensiero umanitario in testa ».
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