Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/11/2015, a pag. 10, con il titolo "Negoziati e fondi: il 'nuovo inizio' fra Europa e Turchia", la cronaca di Ivo Caizzi.
Ivo Caizzi
Erdogan affetta la democrazia in Turchia. Alla finestra, l'Europa osserva
L’Europa trova un accordo di massima con il governo di Ankara su un «piano di azione» comune per affrontare l’emergenza migranti. Il Consiglio dei 28 capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, a Bruxelles, ha ottenuto dal premier turco Ahmet Davutoglu l’impegno a trattenere in Turchia il grosso dei profughi in fuga dalle guerre in Siria e in Iraq, che risultano diretti principalmente in Germania. Le autorità turche dovrebbero anche frenare gli immigrati alla ricerca di una vita migliore in Europa, rendendo meno facile superare illegalmente le frontiere dell’Ue anche ai terroristi. Bruxelles ha promesso in cambio tre miliardi «iniziali» da elargire progressivamente dopo verifiche sul posto. Vari capi di governo hanno avanzato riserve su questi finanziamenti al presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che è accusato di non rispettare i diritti fondamentali dei cittadini (a partire dalla libertà di stampa) e di violente repressioni contro la minoranza curda. Non c’è stato così accordo sui contributi nazionali.
Ad Ankara è stata promessa una liberalizzazione nei visti d’ingresso e il rilancio del processo di adesione all’Ue, pur senza sconti sul rispetto dei diritti umani e della minoranza curda. Erdogan non ha ottenuto lo status di «Paese sicuro», che impedirebbe ai curdi di chiedere asilo politico nell’Unione Europea per sfuggire alle azioni repressive della polizia e dei militari turchi. La cancelliera tedesca Angela Merkel ha ammesso di aver ottenuto solo un «passo avanti» nel suo obiettivo di trasformare la Turchia in «partner strategico».
Prima del summit aveva riunito i leader di Austria, Belgio, Finlandia, Grecia, Lussemburgo, Olanda e Svezia, per rafforzare i consensi e smussare le opposizioni (vari Paesi dell’Est, Cipro, Grecia). Merkel, dopo aver lanciato la politica di «porte aperte» ai rifugiati (su richiesta di grandi industrie tedesche alla ricerca di personale qualificato e di manodopera a basso costo), viene contestata dall’interno del suo stesso partito a causa di arrivi di rifugiati in Germania molto superiori alle previsioni.
A Berlino ora considerano l’appoggio di Erdogan una scelta obbligata. Il presidente francese François Hollande ha appoggiato la cancelliera. Il premier Matteo Renzi ha garantito seri controlli sui finanziamenti alla Turchia e che l’Ue terrà «molto alta l’asticella delle aspettative in termini di diritti umani». Ha esortato a seguire «la via diplomatica» invece delle «dichiarazioni muscolari». Il premier turco Davutoglu ha attribuito al «fallimento dell’Onu» la drammatica realtà della Siria e ha definito l’accordo a Bruxelles «giorno storico nel nostro processo di adesione all’Unione Europea». Sarà la Commissione europea a svolgere il monitoraggio sul «piano d’azione» e sul miglioramento della tutela dei diritti umani in Turchia.
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