Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/11/2015, a pag. 13, con il titolo "La 'prima volta' delle saudite alle elezioni, il regime esclude molte candidate scomode", il commento di Sara Gandolfi.
Sara Gandolfi
Donne in Arabia Saudita
Si aspettavano una settantina di candidature. Ne sono arrivate più di mille. Per la prima volta nella storia dell’Arabia Saudita, il 12 dicembre, le donne potranno votare ed essere elette nei 284 consigli municipali. Sono passati ben quattro anni da quando re Abdullah bin Abdulaziz al-Saud, morto in gennaio a 91 anni, concesse i diritti politici, pur limitati, alle sue suddite. Un timido inizio, in un Paese dove le donne sono ancora obbligate a nascondere i propri corpi sotto l’abaya e a chiedere il permesso ai «guardiani» — padri, fratelli, mariti — prima di iscriversi all’università, fare un viaggio all’estero, lavorare e talvolta perfino per sottoporsi a cure mediche. L’entusiasmo con cui le saudite hanno risposto al richiamo della politica dimostra che c’è un’avanguardia pronta a raccogliere la sfida. Tra di loro figurano attiviste, architette, avvocate, giornaliste ma anche semplici casalinghe, decise a contare qualcosa di più nel regno wahabita.
Pur con tante, troppe restrizioni: durante la campagna elettorale, cominciata ieri, le candidate non possono diffondere loro fotografie e non possono rivolgersi direttamente agli uomini. Quindi, niente comizi pubblici o manifesti, la propaganda al femminile sarà rigorosamente in forma «privata». Diverse anche le candidate escluse dalla corsa, come Loujain al-Hathloul, che ha trascorso 73 giorni in galera per aver osato guidare un’auto (le saudite possono viaggiare solo come passeggere). D’altra parte, la democrazia in sé è per l’Arabia Saudita una novità recente: è la terza volta (dopo il 2005 e il 2011) che i sudditi possono votare per i consigli municipali, con poteri limitati. E anche la Shura, il consiglio consultivo in cui il defunto re Abdullah ha nominato trenta donne, può solo fare raccomandazioni al sovrano. Non sorprende dunque la cautela delle potenziali elettrici: solo 131.000 donne si sono finora iscritte alle liste, contro 1,35 milioni di uomini.
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