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La Repubblica Rassegna Stampa
29.11.2015 Edgar Morin & Tariq Ramadan: attenti a quei due !
Vogliono farci vivere sottomessi alla Sharia

Testata: La Repubblica
Data: 29 novembre 2015
Pagina: 11
Autore: Edgar Morin
Titolo: «Un Medio Oriente libero e tollerante, torniamo al sogno di Lawrence d'Arabia»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 29/11/2015, a pag.11, con il titolo "Un Medio Oriente libero e tollerante, torniamo al sogno di Lawrence d'Arabia", l'analisi di Edgar Morin

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Edgar Morin                 Tariq Ramadan

Per capire il ragionamento di Edgar Morin è sufficiente leggere il nome di Tariq Ramadan, con il quale ha scritto e pubblicato il suo ultimo libro.
Per avendo il massimo rispetto per la vetusta età del nostro (94 anni), non si può fare a meno di sottolineare che di idee -(come Repubblica titola la pagina)- ce ne siano sì molte, ma tutte confuse. Morin è un po' il Chomsky d'oltralpe, partendo da cognizioni che nulla hanno a che vedere con la realtà storica, arriva arriva a prefigurare, se le sue previsioni si avverassero, un futuro degno della peggiore fantascienza.
L'islam che lui cita non è mai esistito, il rispetto verso le altre etnie (non razze, Morin, di razza ne esite una sola, quella umana) è una colossale menzogna. Per bene che vada, gli 'infedeli' possono essere tollerati in cambio del pagamento di tasse speciali e la pratica delle altre fedi avvenire in modo nascosto. Morin lo definisce rispetto! L'ossessione anti-capitalista fa poi il resto, l'Occidente ha tutte le colpe, viene da rabbrividire al solo immaginare un mondo governato dalla Sharia, come Morin si augura.
Qui ci fermiamo, lasciando la lettura del testo a chi vorrà affrontarlo.
Morin collabori con Ramadan, noi invece combatteremo le idee di entrambi, se proprio apprezzano quel tipo di vita che vorrebbero imporre anche a noi, la smettano di vivere in Francia e Svizzera e si trasferiscano in uno dei paesi islamici (ce ne sono tanti). Ma a Parigi e Ginevra si sta meglio, vero ?

P.S. Lasci poi stare Lawrence d'Arabia, lui voleva la fine dell'Impero Ottomano, come la volevano le democrazie europee e anche gli ebrei di quella regione che allora si chiamava ancora Palestina.

"Chiunque appartiene a una religione che non sia l'Islam, non verrà mai accetttato e si troverà fra gli sconfitti"
Enorme cartello sulla chiesa cristiana a Nazareth (Israele), città a maggiornaza musulmana

Ecco il pezzo:

Per capire cosa succede nel mondo islamico è necessario avere una cultura storica: senza storia infatti non può esserci alcuna comprensione degli avvenimenti.  Nel caso dell'Is dal disagio politico e sociale si passa a pensare di essere al servizio di Dio Questo fuoco è come un cancro, che fa metastasi ormai nell'intero pianeta gna sapere, per esempio, che nell'antico Califfato c'era piena libertà religiosa sia per i cristiani che per gli ebrei, mentre l'intolleranza più cieca riguardava solo il mondo cristiano: basti pensare alle Crociate, all'Inquisizione, alle persecuzioni anti-ebraiche. 
In realtà il vero problema del mondo arabo è stata la sua colonizzazione durata secoli, dalla fine del 400 dopo Cristo alla decomposizione dell'Impero Ottomano. Da queste macerie nacque un sogno: il sogno di ricostruire e unificare il mondo arabo, il sogno di Lawrence d'Arabia. Un progetto che però si è andato a infrangere contro le mire egemoniche di paesi europei come la Gran Bretagna e la Francia, che per perseguire i propri interessi nazionali in Medio Oriente "crearono" paesi tra loro diversi: la Siria, il Libano, l'Iraq. Ed è stato un peccato, perché una nazione unificata araba avrebbe potuto svilupparsi in senso multietnico, visto che in ognuno di quei territori avevano sempre convissuto islamici, cristiani ed ebrei.
Questa nazione avrebbe potuto consolidarsi, svilupparsi in un clima di libertà religiosa Le cose sono andate diversamente. Prima con la frantumazione in Paesi differenti, ognuno inserito in una differente sfera d'influenza. E poi, molto più recentemente, con gli effetti della strategia americana, con la seconda guerra del Golfo che è servita solo a distruggere lo stato iracheno. Ora da una parte c'è la componente sciita; dall'altra quella curda, decisa a diventare indipendente; e infine quella sunnita. In questo contesto esplosivo — e con le conseguenze di una serie di fenomeni storici come il fallimento del socialismo arabo, il fallimento delle nuove democrazie, il problema palestinese irrisolto, il sottosviluppo economico e un sentimento diffuso e generalizzato di umiliazione collettiva — si è arrivati alla situazione attuale. In cui perfino nei Territori occupati la radi-calizzazione del conflitto e la disperazione hanno portato a una crescita del potere dei fattori religiosi.
A questo punto, serve in primo luogo una risposta di tipo culturale. Dobbiamo introdurre nei nostri paesi l'insegnamento delle religioni, non del cattolicesimo ma di tutte le diversità: perché la religione non è, come pensava Voltaire, un'invenzione della cura, ma, come diceva Karl Marx, è il sospiro della creatura infelice. In altre parole, è l'infelicità umana che alimenta la religione.
In secondo luogo, per favorire l'integrazione degli studenti musulmani, bisogna mostrare come la Francia — proprio come l'Italia, o la Spagna — sia in realtà una nazionale multi-culturale. In Italia ad esempio non ci sono solo discendenti dei latini, è una nazione composta da popoli diversi, siciliani, piemontesi, trentini.
E ci sono molti ebrei. L'Italia insomma non ha una razza unica, ma tante diverse, con lingue diverse che col tempo si sono integrate. E la vera eredità dell'universalismo dell'impero romano. La storia insomma deve aiutare anche i giovani a capire come l'integrazione, nel tempo, sia possibile.
Terzo tema: cosa fare oggi con la parola "terrorismo"? Una parola che in realtà non è quella giusta, perché è vuota. Una parola che non contiene in sé una vera fede, una vera passione, ma solo un mondo dalla realtà rovesciata. Era così anche in fenomeni terroristici di altro tipo, come le Brigate Rosse e l'eversione nera in Italia. Le persone non nascono terroriste, si comincia magari per seguire un qualche ideale di salvezza.
Come succede con l'Is: dal disagio storico e sociale si passa a pensare di essere al servizio di Dio. E nel caso degli estremisti islamici, il fuoco, il carburante che alimenta la loro follia è la questione irrisolta del Medio Oriente. Questo fuoco è come un cancro, che fa metastasi ormai nell'intero pianeta.
Ecco perché bisogna risolvere una volta per tutte il problema mediorientale. Imponendo la pace a tutti le componenti che alimentano questa guerra civile. È questo l'unico modo per isolare il fanatismo di Daesh e del sedicente Califfato.
Ma come fare? A questo punto, ricostruire l'integrità della Siria e dell'Iraq appare impossibile. L'unica soluzione allora è riprendere, tornare a far vivere il sogno di Lawrence d'Arabia, promuovendo una grande Confederazione del Medio Oriente in cui sia ripristinata la libertà di culto. Se decidiamo che è davvero questo lo scopo da raggiungere, allora possiamo portare avanti una grande coalizione che promuova la pace. Solo così quel concetto vuoto che chiamiamo "terrorismo" potrà essere progressivamente liquidato. Questa è una missione vitale, non solo per i francesi o gli europei, ma per tutta l'umanità.

 (Questo testo è l'intervento che l'autoreha tenuto al convegno internazionale di Rimini organizzato da Edizioni Erickson)
EDGAR MORIN Nato nel '21 è filosofo e sociologo II suo ultimo libro è "ll pericolo delle idee" con Tariq Ramadan

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