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Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.11.2015 Russia-Turchia: alta tensione
Commento di Davide Frattini, cronaca di Francesco Battistini

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 novembre 2015
Pagina: 5
Autore: Davide Frattini-Francesco Battistini
Titolo: «Gli aiuti 'segreti' ai ribelli e la guerra del nuovo Sultano contro i giornalisti-Erdogan avverte Putin 'scherza con il fuoco'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 28/11/2015, a pag.5, due servizi da Gerusalemme sui rapporti Russia-Turchia:

Davide Frattini: " Gli aiuti 'segreti' ai ribelli e la guerra del nuovo Sultano contro i giornalisti "

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Davide Frattini                             Tayyip Erdogan

Vladimir Putin accusa la Turchia di rifornire i «terroristi» in Siria con carichi di armi e ordina di bombardare i camion che attraversano il confine. Per il governo di Ankara sono convogli che trasportano aiuti umanitari: è la stessa spiegazione che il presidente Recep Tayyip Erdogan ha fornito in maggio quando il giornale Cumhuriyet ha rivelato — foto comprese — che i tir sarebbero stipati di armamenti per i ribelli turkmeni, gli stessi che sparavano ai due piloti russi mentre scendevano con il paracadute. Le immagini, scattate nel gennaio del 2014, mostrano la polizia di frontiera turca che sta ispezionando le casse e l’intervento di quelli che sarebbero agenti dei servizi segreti per fermare l’operazione. Erdogan allora aveva promesso a Can Dundar, il direttore del quotidiano, di «fargliela pagare» e aveva presentato alla magistratura una denuncia contro di lui chiedendo che fosse punito con «svariati ergastoli». Ieri i giudici gli hanno dato retta e hanno incriminato Dundar ed Erdem Gul, il capo dell’ufficio di Ankara. Sono accusati di terrorismo e spionaggio, di aver reso pubblici segreti di Stato e di aver compromesso la sicurezza della Turchia. Erdogan ha sempre smentito di fornire armi ai ribelli che combattono Assad o ai miliziani fondamentalisti dello Stato Islamico, non ha mai negato di voler vedere il presidente siriano deposto. Putin considera «terroristi» tutti i rivoltosi che si oppongono al regime: la stessa definizione usata da Assad fin dalle prime manifestazioni nel marzo 2011 in Siria per chiedere le riforme. Cumhuriyet critica il partito islamista che governa la Turchia e come altri giornali subisce i tentativi di censura, i licenziamenti di chi non si allinea. Centinaia di persone hanno manifestato a Istanbul davanti alla sede del quotidiano per protestare contro gli arresti. «Per noi questa decisione dei giudici è solo una medaglia al valore», ha detto il direttore in tribunale. Il giornale ha ricevuto quest’anno il premio di Reporter senza frontiere. L’organizzazione internazionale parla adesso di «persecuzione politica»: «Se verranno condannati, sarà l’ennesima prova che le autorità al potere sono pronte a qualunque metodo per sopprimere le voci indipendenti». Nell’ultima classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa la Turchia è stata piazzata al 149° posto su 180 nazioni.

Francesco Battistini: " Erdogan avverte Putin 'scherza con il fuoco' "

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Francesco Battistini

 DAL NOSTRO INVIATO
GERUSALEMME- Così uguali, così rivali. Il Putin turco, come lo definì una volta un giornale inglese, non smette di litigare con l’Erdogan russo. E sembra d’essere tornati ai momenti peggiori della Guerra fredda, quando Mosca e Ankara erano nemici in prima linea. Recep Erdogan non s’abbassa a scusarsi. Vladimir Putin non alza la cornetta per parlare. E si resta fermi alle 10 di martedì mattina, all’F16 turco che abbatte il Su24 russo e incrina un rapporto fino a poco fa, fino agli incontri novembrini del G20 di Antalya, fino all’inaugurazione settembrina della nuova moschea in Crimea, magari non d’amicizia, però di sospettoso rispetto sì. «Non scherzare col fuoco», avverte ora il Sultano. «Con te non parlo», gli risponde lo Zar. I due presidenti s’incrociano lunedì al vertice sul clima di Parigi. I loro ministri degli Esteri, poche ore dopo all’Osce di Belgrado. Che sia pace fredda o caldo rancore — fra due piccoli imperatori appaiati dallo stesso populismo, da una simile ambizione, da un comune antioccidentalismo e da un’identica commiserazione di chiunque s’opponga — dipende solo da loro. Tanto gelo «sicuramente non ci aiuta», è un po’ preoccupato Staffan de Mistura, il mediatore Onu per la Siria. Su sollecitazione Nato, Erdogan ha tentato di chiudere il caso: chiamando Mosca 7 ore dopo l’abbattimento (ma senza ricevere risposta), giustificandosi («nessun Paese può cedere la sovranità, per reazione automatica abbiamo applicato le regole d’ingaggio: sapendo che l’aereo era russo, avremmo agito in modo diverso, ma per noi, poteva essere anche un piano d’Assad…»), lanciando segnali («a Parigi, potremmo sederci e parlarne faccia a faccia, riportare la questione a un punto ragionevole…»). Infine negando all’altro l’unica cosa che chiede, le scuse: «Putin pretende che consideriamo i suoi aerei “come ospiti”, ma non esistono ospiti non invitati. Il nostro spazio è stato violato. Faccia come noi, dimostri le sue ragioni con audio e radar. Invece, sentiamo solo accuse generiche e ingiuste». Dietro i toni, c’è una Turchia preoccupata. Che convoca l’ambasciatore di Mosca, protesta per gli insulti in aeroporto a 50 imprenditori, per i fantocci bruciati in piazza e i supermarket che equiparano chi acquista turco a chi finanzia l’Isis: non saltano gli accordi su gas e nucleare, per ora, ma in ballo fra i due Paesi ci sono affari per 44 miliardi di dollari l’anno. Putin, no. Per contrappasso, lui mostra un’ira gelida che ricorda molto l’Erdogan offeso («voglio le scuse!») quando fu Israele, nel 2010, a sparare sulla nave turca Mavi Marmara che aveva sconfinato violando il blocco di Gaza. La sua linea è chiara: niente scuse, niente colloqui a Parigi. «S’è superato il confine dell’accettabile, Erdogan rischia di trascinare il suo Paese in una situazione complicata» e (parole del presidente della Duma) «abbiamo diritto a una risposta militare». Per cominciare, dal 1° gennaio tutti i turchi che vanno in Russia devono avere il visto. Si rivedono anche gli appalti per la moschea in Crimea. E si chiudono le importazioni agricole: il secondo partner commerciale di Ankara rinuncerà a vendere il grano e punterà di più su israeliani e iraniani. Quanto a una coalizione militare unica in Siria, dice Mosca, l’episodio dimostra che l’Occidente non è pronto. E forse è l’unica cosa su cui Erdogan concorda.

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