Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 15/11/2015, a pag.27, con il titolo "Magro, viso e capelli chiari: pronto l'identikit dell'uomo che colpito Nathan Graff ", la cronaca di Gianni Santucci.
Stupisce l'insistenza sulla definizione "ebreo ortodosso", come se fosse una spiegazione che giustifica l'aggressione. Graff è un ebreo, e basta. Anche quel "si indaga in tutte le direzioni" suscita perplessità. Speriamo che il criminale assalitore venga catturato, ma già solo l'arma usata aveva in se stessa tutti i riferimenti per capire le motivazioni del tentato omicidio. Non si è mai vista una 'vendetta privata' risolta con un coltello ! Se il motivo era un altro, un colpo di pistola era molto più sicuro.
Nathan Graff
Ecco il mpezzo:
L'aggressore s'è avvicinato alle spalle. Ma non ha colpito alla schiena. La prima coltellata contro Nathan Graff, 40 anni, ebreo ortodosso, è stata sferrata al volto. Ha provocato un profondo taglio tra la guancia e l'orecchio. Soltanto dopo, mentre scappava tra i giardini e le auto parcheggiate in viale San Gimignano, periferia Ovest di Milano, Graff è stato colpito più volte alla schiena. Lui stesso ha confermato questa ricostruzione ai poliziotti della Digos. Conclusione: l'obiettivo dell'agguato era l'omicidio, non lo sfregio. L'aggressione è avvenuta alle 20.20 di giovedì sera. Pochi secondi dopo, a qualche decina di metri di distanza, c'è stato però l'incontro casuale che potrebbe diventare lo snodo chiave dell'inchiesta. Mentre Graff era ancora a terra, l'aggressore si è allontanato a piedi: a passo svelto, ma senza correre, si è sfilato il passamontagna che aveva sulla testa. In quel momento, una donna stava parcheggiando la sua auto: «L'uomo ha attratto la mia attenzione proprio per quel passamontagna», ha poi spiegato. In qualche attimo, la donna è riuscita a fissare i tratti di quel «ragazzo». Non solo le caratteristiche generali (non molto alto, magro, carnagione chiara, capelli biondi o castani), ma anche i lineamenti. Gli investigatori della Digos, guidati da Claudio Ciccimarra, stanno lavorando su quel racconto e, insieme agli uomini della Scientifica, hanno ricostruito un identikit dell'aggressore. Ieri la moglie di Graff, nata e cresciuta nella zona di viale San Gimignano, figlia di un rabbino, ha raccontato: «Ho ricevuto in regalo mio marito giovedì sera e di questo sono grata al nostro Dio. Mio marito sta meglio, ma ora abbiamo paura di tornare a casa, credo che ci sentiremo sempre insicuri». Infine, la donna ha aggiunto: «Si è trattato di un atto di antisemitismo, ne siamo convinti». Questa convinzione, condivisa da buona parte della comunità ebraica milanese, è però solo una delle ipotesi sulle quali si sta muovendo l'inchiesta per tentato omicidio (senza l'aggravante dell'odio razziale) coordinata dal capo del pool antiterrorismo della Procura, Maurizio Romanelli. Il fatto che l'aggressore non abbia parlato, né esplicitato in alcun modo le sue motivazioni, appare molto anomalo per un agguato islamista, o estremista, o comunque a sfondo antisemita. Nathan Graff lavora per un'azienda che certifica la produzione di cibi kosher, si occupa in particolare di latte e vino. Giovedì sera tornava da un viaggio in Piemonte, dove aveva controllato un'azienda vinicola; era con due colleghi, ha pagato il taxi e si è avviato a piedi verso casa; stava passando davanti a un ristorante frequentato dalla comunità ebraica. L'aggressore era là di fronte, nascosto nel buio dei giardini. L'inchiesta prenderà una direzione definitiva quando si capirà perché fosse lì: cercava una vittima a caso o aspettava proprio Graff?
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