Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 14/11/2015, a pag. 2, con il titolo "A Parigi c'è un prof. cacciato dall'università per 'manipolazione islamofoba' ", l'analisi di Mauro Zanon.
Mauro Zanon
Samuel Mayol
Parigi. Da due anni denunciava le derive del comunitarismo islamico che stavano destabilizzando l’istituto di cui era direttore, per questo aveva ricevuto ripetute minacce da parte delle associazioni che di quelle derive erano artefici, ma invece di ottenere maggiore protezione, giovedì ha ricevuto la comunicazione di essere stato rimosso dalle sue funzioni per “manipolazione islamofoba”. E’ la storia di Samuel Mayol, direttore dell’Istituto di tecnologia dipendente dall’Université Paris XIII (Iut), che ha pagato la sua coraggiosa crociata in difesa della laicità con la cacciata da questo per “manipolazione islamofoba”. Mayol, per la direzione di Paris XIII, si sarebbe inventato le derive comunitariste a sfondo islamico, avrebbe, assieme ad alcuni complici, non soltanto mentito su alcuni torbidi movimenti finanziari ma anche installato dei tappeti per pregare nelle aule dell’istituto, per far passare l’idea che delle sale di preghiera improvvisate si erano venute a creare illegalmente in seno all’Iut.
L’“islamofobo” Mayol, sospeso per quattro mesi dall’istituto in attesa della sentenza definitiva della commissione disciplinare di Paris XIII, non potrà, nei prossimi trenta giorni, nemmeno mettere piede all’Iut. “E’ una decisione delirante!”, ha attaccato il suo avvocato Richard Malka. “Samuel Mayol ha denunciato malversazioni in un istituto universitario che sono state accertate dagli ispettori del ministero. E la sola reazione della sua gerarchia è quella di rimuoverlo dalle sue funzioni? Non capisco”, ha dichiarato il legale. E in effetti trovare un quadro logico nella decisione del presidente dell’Université Paris XIII, è impresa ardua. Tutto inizia nel 2013. Mayol è direttore dell’Iut da un anno, quando inizia a interessarsi agli strani movimenti del dipartimento di tecniche della commercializzazione diretto allora da Rachid Zouhhad: quattromila ore di lezione fittizie fatturate 200 mila euro, sostituzione delle donne della direzione con uomini appartenenti alla stessa organizzazione sindacale di Zouhhad, e soprattutto legami poco chiari con l’associazione islamica “L’ouverture”, che vende sandwich halal all’entrata dell’università senza autorizzazione e occupa sale dell’università per installare tappeti per pregare.
Tutto ciò, nonostante le smentite di Zouhhad, è stato confermato da un rapporto dell’ispezione generale del ministro dell’Istruzione, consegnato alla ministra Najat Vallaud-Belkacem lo scorso aprile. Ma niente ha potuto arrestare il climax di minacce, lettere intimidatorie e aggressioni di cui è stato vittima negli ultimi due anni il direttore dell’Iut. Dal 31 gennaio 2014, Mayol è stato minacciato di morte trentadue volte, due volte è stato anche aggredito fisicamente. Nel suo telefono pullulano foto minatorie inviategli da sconosciuti, sulla sua buca delle lettere un giorno ha trovato affissa una foto del suo volto accanto ad altri scatti raffiguranti teste mozzate, senza dimenticare la frase “morirai” scritta in arabo sui finestrini della sua auto e la copertina di Charlie Hebdo, “Tutto è perdonato” con l’aggiunta a penna “ma non all’Iut” che ha ricevuto a cassa. Padre funzionario e madre bibliotecaria, Mayol è un figlio della gauche repubblicana, ha sempre lavorato nel settore pubblico, milita nel Ps da quando aveva 17 anni e per molto tempo ha aiutato alcune famiglie di sans-papiers nel quadro del programma pedagogico del collettivo Education sans frontière. Il premier Manuel Valls, a fine ottobre, lo aveva persino premiato con il Prix de la Laïcité, ma non è bastato. Prima di tutto “écrasez l’islamophobe”.
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