Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/11/2015, a pag. 1-25, con il titolo "Se il bollino vale solo per Israele", l'analisi di Mattia Feltri; dal FOGLIO, l'appello "Comprate 'Made in Israel' ", che invitiamo a sottoscrivere.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Mattia Feltri: "Se il bollino vale solo per Israele"
Mattia Feltri
Ci sono pompelmi che vengono da Israele e pompelmi che vengono dalle colonie. Per noi sarà facile distinguere perché, per decisione dell’Unione europea, i pompelmi della seconda specie saranno di conseguenza etichettati. Chi intendesse danneggiare economicamente le imprese dei territori occupati avrà dunque buon gioco, anche se è difficile immaginare quale sarà la portata di un eventuale boicottaggio, spesso sollecitato dai nemici delle politiche sioniste su tutti i prodotti israeliani.
Semmai, come è stato segnalato, fa un pochino impressione che il bollino di democratica qualità venga applicato proprio alla vigilia del viaggio europeo di Hassan Rohani, presidente iraniano che sarà domani a Roma.
Duemila esecuzioni di pena di morte dall’inizio dell’anno non ci impediscono di acquistare caviale iraniano nelle migliori gastronomie, se abbiamo i soldi, o i più economici pistacchi, esposti su tutti gli scaffali di supermercato. I rapporti economici dell’Occidente con Teheran sono fitti, a prescindere dai diritti umani: come ha scritto il «Wall Street Journal», il controllo e le restrizioni su Internet vengono bene grazie alla collaborazione della tedesca Siemens e della finlandese Nokia. L’Italia, poi, importa dall’Iran il petrolio e in fatto di energie ci tocca o ci è toccato di comprarne dalle più attive dittature: dalla Libia di Gheddafi, dall’Arabia Saudita dove, per i pochi che non lo sapessero, le donne vengono lapidate con pietre di dimensioni stabilite per legge, che non siano così piccole da fare poco male né così grosse da chiudere la pratica troppo rapidamente. E del resto non si è mai sentito uno smettere di essere tifoso del Milan perché è sponsorizzato dalla Fly Emirates: lì gli impulsi di giustizia s’annacquano.
La contesa sui territori occupati da Israele dopo la guerra subita e vinta nel 1967 rimane per gli europei questione più stringente. Ogni santa volta che dall’Italia parte una delegazione diretta in Cina si aprono dibatti infiniti e infinitamente sterili su quanto sia eticamente tollerabile concludere affari con un regime liberticida. E non è il caso di elencare, nemmeno sommariamente, gli abiti, i giocattoli, le chincaglierie, i milioni di oggetti Made in China entrati nella nostra economia e nella nostra vita quotidiana. Eppure parlare di rapporti fra nazioni, fra democrazie e dittature, di questioni che corrono lungo i confini vale poco o niente in un mondo in cui la certificazione di provenienza dei prodotti indica soltanto l’ultimo di numerosi passaggi, di Paese in Paese, o di continente in continente. E piuttosto, ogni tanto, salta fuori la scandalosa notizia di multinazionali che sfruttano i bambini o devastano l’ambiente e dopo un giro di reportage e di commenti la cosa finisce lì. Non esiste nemmeno un sito o un elenco ufficiale (se c’è, è ben occultato) di multinazionali irrispettose delle più immediate regole di umana convivenza: esistono siti credibili (ma non affidabilissimi) in cui i marchi più familiari, di cui abbiamo la memoria e le dispense piene, sono accusati di sottopagare operai per orari impossibili, di reprimere i diritti sindacali, di sostenere regimi tirannici, di appoggiarsi a paradisi fiscali. Il problema è: come si combattono dittatori e multinazionali? Un po’ più difficilmente che i pompelmi del Golan.
IL FOGLIO: "Comprate 'Made in Israel' "
Comprate i prodotti israeliani, dite no a Bds
Boicottiamo i boicottatori. Comprate prodotti israeliani
Stellette di Davide no grazie. Il Foglio apre un comitato di solidarietà anti boicottaggio per promuovere la vendita di prodotti israeliani e invitare ad acquistare ciò che l’Europa vuole invece follemente marchiare.
Per firmare mandate una e-mail qui: stopalboicottaggio@ilfoglio.it.
Esiste un modo per rispondere al boicottaggio dei prodotti israeliani approvato dalla Commissione europea: comprare quei prodotti. Ecco un breve elenco delle merci israeliane colpite dalle linee guida di Bruxelles e che si possono reperire in Italia. Prodotti Agricoli: agrumi e pompelmi (Mehadrin, Jaffa), datteri (Mehadrin, Haidaklaim, King Solomon, Jordan River), avocado, mango e melograni (Mehadrin, Kedem, Frutital, Sigeti, McGarlet), frutta secca, disponibili in tutti i supermercati italiani. Sodastream: prodotti gasatori per l’acqua frizzante. Ahava: azienda israeliana di cosmetici prodotti con i famosi fanghi del Mar Morto. In Italia si vende nelle farmacie, erboristerie, profumerie e grandi magazzini come la Rinascente. Vino: Golan Heights Winery e Barkan, due fra i maggiori e più pregiati vini israeliani disponibili in tutte le nostre enoteche. Per comprare israeliano: www.sodastream.it, www.ahava.com. Per avere ulteriori informazioni scrivete a stopalboicottaggio@ilfoglio.it o chiamate alla sede del comitato presso il Foglio (0658909000)
Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare:
La Stampa 011/65681
Il Foglio 06/589090
Oppure cliccare sulle e-mail sottostanti