Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/11/2015, a pag. 8, con il titolo "L'altolà di Israele a Salvini: 'Non può venire da noi', salta il viaggio a Gerusalemme", la cronaca di Carmelo Lopapa.
Carmelo Lopapa
Matteo Salvini
Il giro del mondo in quattro tappe di Matteo Salvini si è fermato all’ombra del Cremlino di Putin. L’ambasciata d’Israele a Roma congela la missione che il leader del Carroccio aveva pianificato per queste settimane a Gerusalemme, con l’obiettivo di incontrare imprenditori ma soprattutto esponenti della destra israeliana. Una doccia fredda per l’eurodeputato, che scalpita per accreditarsi oltre confine, dopo che anche la Nigeria il 29 settembre scorso aveva negato il visto di accesso per un viaggio di quattro giorni. Salvini ne aveva fatto un caso politico. Con Israele le cose sono andate diversamente. Tutto si è consumato (finora) nella massima discrezione, anche perché il disco rosso di Israele assume tutto un altro peso. L’ambasciata a Roma che fa capo a Naor Gilon ha fatto sapere in via ufficiosa come la missione venga considerata politicamente inopportuna alla luce delle posizioni che il capo leghista ha assunto sulle politiche per l’immigrazione, ma anche per le alleanze «estreme» strette in Europa.
Sostenitori di Salvini dalle nostalgie fasciste
Il tandem con la destra populista e con venature razziste di Marine Le Pen non è considerata la migliore credenziale per presentarsi a Gerusalemme. Per di più, lo stop è stato notificato qualche giorno prima della manifestazione di Piazza Maggiore a Bologna. Su quel palco Salvini è salito con Silvio Berlusconi ma anche con Giorgia Meloni, erede della destra italiana, e tra i manifestanti erano ben visibili le insegne (e le teste rasate) di Casa Pound. Una piazza, anche quella, che sembra sia «piaciuta poco» all’ambasciatore Gilon. Quel che invece la delegazione diplomatica israeliana non ha avuto bisogno di spiegare all’eurodepu- tato è quanto abbia pesato anche il sodalizio stretto con Vladimir Putin. In occasione del viaggio dell’ottobre dell’anno scorso a Mosca, con tanto di photo opportunity al fianco dello “zar”, e poi con le ripetute prese di posizione filo russe: contro le sanzioni Ue e ancora ieri contro le sanzioni sportive anti doping.
Un asse, questo con Putin, che si può immaginare quanto venga apprezzato anche dal Dipartimento di Stato americano. E non è un caso se, visto il clima, Salvini per il momento ha deciso di soprassedere anche alla sua visita negli Stati Uniti, pure quella in agenda. A cancellare Gerusalemme invece il leader leghista non si rassegna. Tanto più che nell’aprile scorso il governatore leghista lombardo (e avversario interno) Roberto Maroni è stato ricevuto in veste istituzionale. Una beffa. E così, stando a quanto trapela dallo staff, Salvini è intenzionato a «forzare» in qualche modo il veto informale. Come? L’idea è quella di un viaggio in veste privata, da compiere a breve e da trasformare poi in occasione per incontri e appuntamenti. Una furbata che però rischia di deteriorare ancor più i rapporti già problematici.
A Ferragosto l’annuncio solenne del segretario del Carroccio: «In autunno parto con un tour in Nigeria, Russia, Israele e Stati Uniti». Sul paese africano («Vogliamo andare a mettere le mani là dove il problema immigrazione nasce ») si sa come è andata a finire. Ma poi aveva spiegato all’Huffington post: «Israele e Usa sono due snodi fondamentali, intendo incontrare Avigdor Lieberman (leader della destra di Israel Beytenu, ndr) e spiegare di persona perché nel 2016 la Lega può andare al governo». Ma al momento, l’unico al quale può tornare a spiegarlo è l’amico Vladimir Putin. Ieri mattina l’ambasciatore israeliano Naor Gilon ha ricevuto a Roma Silvio Berlusconi, per un confronto sul Medioriente e sui rischi terrorismo, ma anche per ringraziarlo per il sostegno di questi anni allo Stato di Israele. Solo un passaggio sulla situazione politica italiana ma nessun cenno, sembra, al caso Salvini.
Per inviare la propria opinione alla Repubblica, telefonare 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante