Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - ITALIE di oggi, 05/11/2015, a pag. 11, con il titolo "Il Bicerin caldo che convince gli Usa e il mondo kosher", il commento di Irene Soave.
Irene Soave
La ricetta del liquore Bicerin kosher — che ha un successo commerciale sorprendente negli Stati Uniti per lo più ignari della storia di Cavour, Rousseau e Dumas che bevevano il «bicerin» nei caffè torinesi — è un po' come quella della Coca-Cola: nasce a fine Ottocento, non ad Atlanta ma alla distilleria Vincenzi di Pecetto, fra Torino e Chieri, è (quasi) la stessa da allora — salvo leggere modifiche per adattarla ai gusti correnti — e soprattutto è segretissima. Certo, senza la scaramanzia che avvolge la leggenda della Coca-Cola, secondo la quale a saperne la ricetta sarebbero solo in due che non viaggerebbero mai sullo stesso aereo: quando raggiungiamo al telefono Andrea Vincenzi, 41 anni, e il fratello Luca, 39, quarta generazione al comando dell'azienda di famiglia, si stanno imbarcando per un viaggio di lavoro in Russia. Perché come il bicerin caldo che si beve nei caffè di Torino e che piace molto più ai turisti che agli autoctoni — del resto è pochissimo torinese l'abitudine di viziare il palato lontano dai pasti, se già in Vestivamo alla marinara Susanna Agnelli racconta che davanti alle vetrine delle pasticcerie «non ci saremmo mai sognati di entrare a comprare quelle tentatrici delizie. "Non si mangia tra i pasti" era una regola ferrea che mai ci sarebbe venuto in mente di discutere» — anche il liquore Bicerin non è (solo) profeta in patria.
Il Bicerin Vincenzi
«Esportiamo in 33 Paesi, soprattutto gli Stati Uniti, dove abbiamo una rete di distribuzione fortissima», spiega Andrea Vincenzi. «E no, non è perché gli americani subiscano il fascino del Risorgimento e dei caffè di Torino, che spesso non sanno dove sia. Ma perché il nostro è l'unico liquore cremoso che sia anche parve, cioè "neutro", secondo la kashrut ebraica. Cioè non contiene latticini né prodotti a base di carne, dunque si può bere alla fine di ogni pasto, senza violare i dettami religiosi». Una scelta che può sembrare «opportunistica»: ma che, giurano i Vincenzi, «è partita come una scelta di gusto. La maggior parte dei liquori cremosi in commercio usano uno stesso preparato base, che contiene principalmente latte. La nostra ricetta è partita con l'obiettivo di evitare il latte: dopo sei mesi il liquore "caglia", oppure diventa un po' acido. E così abbiamo un preparato tutto nostro, cremoso grazie alla soia». E dunque kosher. «E secondo una delle kashrut più attendibili, quella della newyorkese Orthodox Union, che prima di concederci il marchio ha mandato un rabbino a vedere tutte le fasi della produzione, una a una».
Vincenzi produce, oltre al Bicerin (e al Bicerin white, a base di cioccolato bianco), anche vari liquori, e un vermouth kosher anche lui, «infuso cioè in vino kosher». Così, spiegano i fratelli Vincenzi, si tiene in piedi un'azienda nata quasi un secolo e mezzo fa per produrre bevande gozzaniane come sciroppi e alchermes e poi condotta per mano lungo decenni di gusti che cambiano, con un prodotto di punta — il liquore Bicerin — che più legato alla tradizione non si può. E che ai sapori della bevanda tradizionale (cioccolato fatto in casa, fior di latte e caffè, in dosi anche queste tenute segrete dai dipendenti del torinese Caffè Bicerin, in piazza della Consolata) aggiunge un'altra nota piemontesissima: il gianduia. «Noi lo presentiamo come un cioccolatino sciolto in alcol», spiega Vincenzi. Il liquore fa 15 gradi: se Cavour lo avesse bevuto, al posto del suo amato bicerin in tazza, forse l'Unità sarebbe stata più «spiritosa».
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, telefonare 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante