Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/10/2015, a pag. 14, con il titolo "La Turchia corteggiata dalla Ue chiude le tv e arresta i giornalisti", l'analisi di Carlo Panella.
Carlo Panella
Erdogan il Sultano
La deriva autoritaria della Turchia di Tayyp Erdogan è irrefrenabile: le scene trasmesse in rete dell'ingresso della polizia in tenuta di combattimento nella sede di due emittenti televisive dell’opposizione per silenziarle sono eloquenti. Peggio ancora è quel che non si vede: gli attentati e le violenze poliziesche contro i militanti del Hdp, la federazione che unisce i curdi ai movimenti verdi e per i diritti civili, tanto che quel partito ha dovuto abbandonare la campagna elettorale in molte zone del Paese. Poi le condanne di decine di giornalisti al carcere per avere criticato Erdogan. Poi le 59 ore (su 66) che il partito di Erdogan, il Akp, si è riservato nelle tribune elettorali televisive, contro i 18 minuti concessi al Hdp.
Insomma, la Turchia assomiglia sempre più al Cile di Pinochet, con un presidente, in preda a un delirio del potere - che si è fatto costruire una reggia di 1.150 stanze grande 30 volte la Casa Bianca, costata 615 milioni di dollari - in cui un canale televisivo trasmette 24 ore su 24 solo i discorsi di Erdogan stesso. Un Paese in cui due ragazzini curdi di Dyarnakir di 12 e 13 anni rischiano sino a 4 anni e 8 mesi di carcere per avere strappato dai muri manifesti elettorali di Erdogan. Un Paese a democrazia dimezzata in vista delle elezioni del primo novembre, in cui Erdogan rischia di perdere - per la seconda volta in 6 mesi - il controllo del Parlamento e quindi di essere obbligato a un governo di coalizione, definitivo declino del suo sogno: esercitare un potere assoluto di sapore neo-ottomano.
Angela Merkel
Un Paese e un Erdogan in cui la Kanzlerin tedesca è decisamente e con mala grazia inciampata - fatto inusuale per lei - in occasione della sua visita ad Ankara il 20 ottobre. Ridicolmente assisa su un enorme trono rosso, davanti ad Erdogan, pressata dalla fuga in avanti da lei stessa compiuta poche settimane prima, quando dichiarò che la Germania era pronta ad accogliere centinaia di migliaia di profughi politici, salvo poi accorgersi di non essere in grado di mantenere la promessa, la Merkel ha fatto di tutto per farsi aiutare da Erdogan per uscire dai guai. Ha quindi offerto allaTurchia un finanziamento europeo di 3 miliardi di euro per fronteggiare la crisi profughi. Offerta giusta, perché la Turchia ospita sul suo suolo ben 2 milioni di profughi dalla Siria e sinora non ha avuto il minimo aiuto dall'Europa e i fondi servono a trattenere dignitosamente in Turchia i profughi, diminuendo la loro pressione sull'Europa. Ma la Merkel, pur di ingraziarsi Erdogan, ha fatto di più e peggio. In quell'occasione è arrivata a dichiarare: «La Germania è pronta ad accelerare il processo di adesione della Turchia all'Unione europea, in cambio di un contributo dellaTurchia nell’arginare il flusso di migranti ed è pronta a mettere mano al dossier sull’ingresso turco nell'Ue già entro la fine di quest'anno».
Non basta, la Merkel ha anche adombrato l'ipotesi di liberalizzare i visti per i cittadini turchi, che potranno così circolare senza controlli nell’area Schengen. Nei fatti, un’anticipazione dell'ingresso della Turchia nella Ue. Per comprendere l'improvvisazione e - in un certo senso - il dilettantismo per la primavolta dimostrati da Angela Merkel, bisogna ricordare che lei stessa, sin dal 7 ottobre 2005 ha sempre mantenuto una posizione opposta: «L'Europa non dovrebbe per il momento allargarsi a nuovi Paesi. Attualmente sono in corso negoziati di adesione con la Croazia e la Turchia, ma noi sappiamo anche che - in un periodo di tempo prevedibile - non potremo più accettare nuovi Paesi membri. L'Europa deve dire dove arrivano le sue frontiere. Per la Turchia preferisco lavorare a una partnership privilegiata con l'Ue».
Ora, non sapendo letteralmente a che santo votarsi di fronte a una crisi dei profughi che lei stessa ha colpevolmente ignorato negli ultimi tre anni - nonostante le pressanti richieste dei governi italiani - la Kanzlerin sbanda e pare non rendersi conto degli effetti delle sue parole. Fare entrare questa Turchia in Europa significa destabilizzare totalmente l'Unione, aprendo le porte ad un Islam politico, che proprio con l'esperienza di governo di Erdogan, sta dimostrando che è pericoloso per le basi stesse della democrazia.
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