Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/10/2015, a pag.1-17, con il titolo " Le elezioni più lunghe del mondo" l'articolo di Lorenzo Cremonesi sulle recenti elezioni egiziane.
Leggendo il pezzo di Cremonesi si ha l'impressione di "si stava mgelio quando si stava peggio". Un po' nostalgico del regime precedente, quello dei Fratelli Musulmani ?
Lorenzo Cremonesi Al Sisi
Per comprendere meglio la situazione, consigliamo la lettura dell'analisi di Zvi Mazel, già ambasciatore d'Israele in Egitto, pubblicata da IC il 18 ottobre scorso.
Zvi Mazel
il commento di Zvi Mazel del 18/10/2015:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=59975
Ecco l'articolo di Lorenzo Cremonesi:
L’Egitto al voto per le elezioni più lunghe del mondo. Serviranno 47 giorni per completare il processo elettorale che porterà al rinnovo del Parlamento nell’era dell’ex generale oggi presidente Abdel Fattah al Sisi. Nella storia ci sono state elezioni anche più tortuose, ma la durata del voto egiziano rappresenta un record. Ci vorranno quasi due mesi per completare il processo elettorale per il rinnovo del Parlamento egiziano nell’era dell’ex generale oggi presidente Abdel Fattah al Sisi. Nella storia ci sono state elezioni più tortuose, ma, rispetto ai record moderni, il voto egiziano è molto più lungo dei 36 giorni della «maratona democratica» in India del 2014. «Operazioni elettorali diluite: è uno dei tanti accorgimenti del regime per tenere sotto controllo il risultato e annacquare la tensione nelle piazze», osservano a bassa voce i giornalisti egiziani censurati. A oltre due anni dal golpe militare che scalzò il governo dei Fratelli Musulmani guidato da Mohamed Morsi (oggi in carcere con la spada di Damocle della condanna a morte), al Sisi prende ogni precauzione. Dal 17 al 28 ottobre si va alle urne in 14 dei 27 governatorati in cui è diviso il Paese, compresi quelli di Giza, Fayum, Minia, Assiut che notoriamente sono monopolizzati dai Fratelli Musulmani. Un modo per evitare che le loro proteste possano espandersi alle città più popolose come Il Cairo, Damietta, Ismailia e i centri urbani del Sinai. Qui infatti si voterà più tardi, dal 21 novembre al 2 dicembre. In tutto passeranno 47 giorni. I risultati poi potrebbero arrivare verso il 10 dicembre. Al Sisi ha congegnato ad hoc una legge elettorale che mette fuori legge i partiti islamici, restano solo i salafiti di «Al Nour» che sin dalla rivoluzione del 2011 s ono stati ben contenti di allearsi con i militari pur di silurare i Fratelli Musulmani. Ha ridotto a 120 i candidati dei partiti organizzati, gli altri 448 devono essere «individuali», insomma cani sciolti che lui potrà manipolare come crede, visto che sono in grande maggioranza ex soldati, o vecchi militanti dei partiti di governo pre-2011 legati all’ex presidente Hosni Mubarak. Inoltre si è mantenuta la prerogativa di nominare personalmente 28 deputati. Il suo partito preferito si chiama «Per l’Amore dell’Egitto», non manca quello dei «Protettori dell’Egitto» e «Io Sono Egiziano». Ma l’effetto boomerang dell’astensionismo è già alle porte. I primi dati sono allarmanti: seggi vuoti. Nessuno spreca tempo per un voto privo di significato .
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