Fra il marciume dell' Onu spicca l' UNRWA
Commento di Federico Steinhaus
uccidi l'ebreo che si nascode dietro l'albero
L’UNRWA è l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente, che è stata creata specificamente per i palestinesi, benchè esistesse già una analoga agenzia dell’ONU che si occupa di tutti gli altri rifugiati del mondo (UNHCR, o Alto Commissariato per i rifugiati). L’UNRWA ha pertanto una connotazione politica marcata ed evidente, rafforzata dal fatto che essa segue regole diverse da quelle comunemente accettate nel riconoscere lo status di profugo, estendendolo a parenti e discendenti dei profughi veri, senza limiti di tempo e di luogo di residenza. Ne consegue che anche un palestinese nipote di profughi, che viva e sia ben inserito ad esempio in Canada, è considerato profugo. Lo vogliamo ricordare perché nelle ultime settimane, quelle della cosiddetta “intifada dei coltelli” o rivolta terroristica degli adolescenti palestinesi nati e cresciuti dopo gli accordi di Oslo che hanno portato all’istituzione dell’Autorità Palestinese, molti collaboratori e dipendenti dell’UNRWA hanno postato nelle loro pagine Facebook vignette e commenti apertamente antisemitici e di incitamento alla violenza. Il sito di monitoraggio e di analisi delle decisioni dell’ONU “UN Watch” ha documentato ognuno di questi commenti, con il nome e cognome del dipendente dell’UNRWA, ed ha inviato un rapporto molto dettagliato all’UNRWA chiedendone l’intervento. La risposta del portavoce dell’UNRWA Chris Gunness, a fine agosto, è stata chiara ed inaspettata: “UN Watch inganna le persone... la sua credibilità è nulla... nessuno potrà mai più credere a quel che scrivono... mi appello ai giornalisti: per favore non montate una storia con le accuse prive di fondamento di UN Watch sull’antisemitismo...Bisogna scoprire quali sono i collegamenti di UN Watch in campo finanziario e politico...”. Ma lo scorso 22 ottobre il portavoce di Ban Ki-moon, in una delle conferenze stampa periodiche, dopo aver illustrato la posizione dell’ONU e del suo segretario generale sui grandi temi del mondo, ha dovuto rispondere ad una domanda precisa di uno dei giornalisti presenti che chiedeva se l’ONU avesse aperto una indagine su quanto esposto da UN Watch. Il portavoce ha ammesso che era stata aperta un’inchiesta, e poi in separata sede ha informato quel giornalista che l’ONU considera con molta serietà le accuse di violazione dei principi di neutralità e non tollererà qualsiasi forma di antisemitismo o razzismo; alcune di queste accuse sono state riscontrate come veritiere,e pertanto l’UNRWA insieme ai tecnici di Facebook ha fatto rimuovere “più di 90 pagine non autorizzate”. “In un certo numero di casi” i dipendenti e collaboratori dell’UNRWA che avevano violato queste regole sono stati sottoposti ad azione disciplinare, inclusi il licenziamento e la perdita dello stipendio. Ulteriori accuse sono soggette ad indagini. L’implicita critica delle reazioni iniziali del portavoce dell’UNRWA può essere letta come facente parte di queste ammissioni ufficiali, ma il fatto che l’ONU abbia confermato le accuse di UN Watch in ritardo, con frasi tutt’altro che chiare (“un certo numero di casi”, “alcune accuse”, “più di 90 pagine” non significano nulla) e la constatazione che queste ammissioni siano state semplicemente la risposta ad una circostanziata domanda di un giornalista non può tranquillizzarci. Si tratta di un generico e timido passo in direzione della verità, ma è ancora molta la strada che Ban Ki-moon deve percorrere per eliminare dalle agenzie dell’ONU (UNESCO, UNICEF, Diritti Umani) il pregiudizio contro Israele.
Federico Steinhaus