Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/10/2015, a pag.13, con il titolo " Non è razzista scrivere dei crimini commessi nel nome di Allah" l'articolo di Leonardo Piccini.
Interessanti le motivazioni della sentenza di archiviazione. Ricordiamo che l'UCOII italiano è strettamente collegato con la Fratellanza Musulmana, il movimento internazionale nato in Egitto, e messo fuorilegge dal governo egiziano con l'accusa di terrorismo. Se 2 + 2 fa ancora 4, forse maggiore attenzione si dovrfebbe riservare alle sue filiali, quella italiana compresa.
Ecco l'articolo:
L’Ucoii, l’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia, ha come un riflesso condizionato: quando si parla di terrorismo o di Islam, gli scatta la querela facile. Tu per loro sei colpevole a prescindere,magari solo perché, occupandoti di cronaca, fai il tuo mestiere di giornalista e ti limiti a riportare i fatti perquello che sono.E così,un nostro articolo del 28 maggio 2013, intitolato “Le mille moschee che fabbricano sgozzatori”,ècostato al sottoscritto una segnalazione all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, proprio da parte dell’Ucoii e dell’Associazione “Carta di Roma”, con conseguente decisone del Consiglio di Disciplina Territoriale. Nelle due segnalazioni, lo stesso Ucoii si doleva del contenuto e del titolo dell’articolo che - secondo l’ esposto - «alimentava allarmismi e diffidenza nei confronti di cittadini di fede musulmana». In realtà, nell’articolo incriminato si parlava dell’uccisione avvenuta a Londra di un soldato della Royal Artillery, massacrato in pieno giorno da due individui con una mannaia utilizzata come machete al grido di «Allah è grande!».Quella mattina ero volato a Londra per raccontare lo sconcerto e l’orrore della comunità islamica inglese. Eveniamo all’oggi: il procedimento disciplinare, intentato per un articolo che nulla evidentemente aveva di diffamatorio o di razzista, si è concluso con un’archiviazione, con le seguenti motivazioni: «L’articolo non ha alcuna connotazione razzista o carattere discriminatorio. Al contrario - si legge nel provvedimento - esso dà conto dello sconcerto e del disagio provocato dal fatto di sangue nelle persone di fede musulmana che vivono a Londra e di come i giornali inglesi abbiano trattato la notizia cercando di non alimentare l’ intolleranza nei confronti della comunità mussulmana». E poi si aggiunge: «L’articolo evidenzia un problema emerso dal lavorodi ricerca e documentazione svolto sul campo dal giornalista, perché se è vero e perfino ovvio (come l’articolo non manca di sottolineare) che la grandissima maggioranza dei musulmani residenti a Londra aborre il terrorismo e del terrorismo finisce con l’essere vittima indiretta, è anche vero che il fenomeno del radicalismo di matrice religiosa esiste e può trovare il proprio humus in alcuni centri religiosi».
Ogni commento è superfluo.
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