Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 24/10/2015, a pag.15, con il titolo "Lo spionaggio incrociato tra Usa e Israele", il commento di Guido Olimpio.
Guido Olimpio
Alleati storici. Amici. Uniti dall'esigenza di affrontare spesso nemici comuni. Ma pronti a sorvegliarsi reciprocamente. E non da oggi, anche perché come spesso si dice fare la spia è il secondo mestiere più vecchio del mondo. L'ultima rivelazione sui rapporti non proprio facili tra Israele e Usa sotto l'amministrazione Obama è apparsa sul Wall Street Journal. Un articolo dettagliato, e potremmo anche affermare ben ispirato, dove si racconta come nel 2012 la Casa Bianca abbia mobilitato l'intelligence nel timore che gli israeliani lanciassero un blitz contro i siti nucleari iraniani. I satelliti e altre fonti hanno osservato ripetuti voli da parte dei caccia, incursioni simulate, manovre che non lasciavano dubbi su una possibile operazione. Un timore così fondato che gli Stati Uniti, all'epoca, decisero di spostare una seconda portaerei nella zona del Golfo nel caso esplodesse una crisi dalle conseguenze imprevedibili. Nei contatti con gli americani, il governo Netanyahu ha sempre chiesto azioni più energiche per rallentare il programma atomico degli ayatollah. E dunque sabotaggi con virus cibernetici (come è stato con lo Stuxnet), pressioni, iniziative che mettessero nell'angolo Teheran. Inoltre ha chiesto la fornitura di velivoli speciali — gli Osprey — adatti per missioni da commandos e superbombe in grado di bucare i bunker sotterranei creati dall'Iran. Ma la Casa Bianca aveva altre idee, ossia quella del negoziato, e riteneva che quello di Israele potesse essere anche un bluff. Allora c'è stata sì una collaborazione in questo campo, però «di livello basso» mentre la richiesta di armi è stata in parte respinta. Questo per non compromettere il dialogo con i mullah. Non solo. Gli Usa hanno cercato di tenere nascosta la trattativa iniziale all'alleato. Con loro sorpresa però un emissario israeliano in visita alla Casa Bianca ha rivelato che gli 007 avevano individuato la vettura usata dai diplomatici statunitensi impegnati nei contatti con la controparte in Oman. Da quelle parti nessuno si fida. Neppure del migliore amico.
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