Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/10/2015, a pag. 45, con il titolo "L'ultimo Yehoshua tra polemiche e qualità letteraria", la recensione di Simonetta Fiori a "La comparsa" di Abraham B. Yehoshua.
Simonetta Fiori
Abraham B. Yehoshua
In Israele l’ultimo romanzo di Abraham B. Yehoshua è stato accompagnato da vivaci polemiche. Più che per i contenuti del libro, per un’intervista dello scrittore assai aspro nei confronti delle donne che scelgono di non avere figli. «Una decisione che io personalmente reputo un’interruzione del ciclo della natura», ha dichiarato Yehoshua. «Una donna che decide di non avere figli è un handicap, figlia dell’egoismo, una sorta di accettazione di un suo ruolo di comparsa».
La comparsa è anche il titolo del romanzo che sta per uscire in Italia. E a lavorare come comparsa, nella trama del racconto, è un’affascinante musicista di 41 anni, Noga, la quale si è rifiutata di dare un figlio al marito. In realtà sarebbe più corretto dire che Noga è costretta a lavorare come figurante solo per tre mesi, perché un lavoro ce l’ha, ed è pure prestigioso: arpista nell’orchestra sinfonica di Amsterdam. Ma per un breve periodo deve tornare a Gerusalemme, nella casa dei genitori: in queste settimane, per sbarcare il lunario, si finge giudice popolare, profuga, contadinella, malata in carrozzella in film e sceneggiati alquanto strampalati.
La copertina
Comparsa per necessità, dunque, e metaforicamente comparsa nella vita, guardata con sospetto dall’ex marito che in assenza di prole l’ha abbandonata, dal fratello Honi tormentato seppure in modo indiretto da sensi di colpa, dalla madre che fino alla fine tenta di persuaderla a dare quel figlio desiderato all’ex coniuge nel frattempo risposato e già padre. Il tema del figlio negato e della colpa attraversa tutto il romanzo, acquistando leggerezza man mano che nella protagonista si fa largo la possibilità di concepirlo davvero quel figlio mai voluto. Fino alla rivelazione finale di fertilità che non a caso si manifesta durante le prove concertistiche di La Mer di Debussy. E mer, in francese, evoca il suono di “madre”.
Solo questo? Se ci limita a una lettura semplicistica della trama si dovrebbe arrivare alla conclusione che Yehoshua ha voluto dare veste letteraria al suo severo pregiudizio. Ma il romanzo è anche molto altro, come ci si aspetta in uno scrittore della sua profondità. E, anche se non in forma di capolavoro, ritornano i temi che gli sono cari, la famiglia, la religione, l’amore, l’ebraismo, le chiusure degli ultraortodossi, la politica, in una parola la vita con il suo carico di scelte morali. E ritorna soprattutto la centralità del matrimonio anche perché la relazione tra un uomo e una donna richiede nutrizione costante e soluzione di continui dilemmi, dunque assurge a simbolo di questioni ancora più complesse che attengono alla sfera politica e alla società. A dare una cifra riconoscibile a La comparsa interviene poi la musica, la melodia misteriosa ed evocativa dell’arpa che fa da colonna sonora al racconto. E Noga, arpista sensibile e colta, è davvero un personaggio troppo potente per essere ridotto a semplice comparsa.
No, se Yehoshua avesse voluto davvero colpire le donne senza figli, non avrebbe scelto una come Noga. Un’artista che continua ad accarezzare le corde del lettore anche a libro finito. In libreria il 20 ottobre da Einaudi.
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