Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/10/2015, a pag. 23, con il titolo "Siria, gli Usa non addestreranno più i ribelli", la cronaca di Alberto Flores D'Arcais.
Alberto Flores D'Arcais
Barack Obama
Niente più aiuti ai ribelli “moderati” che combattono contro Assad. Prendendo atto di un altro fallimento Barack Obama sospende il programma (costo 500 milioni di dollari) per addestrare e armare quei militanti che gli Stati Uniti consideravano ancora affidabili dopo tre anni di guerra civile. Secondo il programma del Pentagono quest’anno avrebbero dovuto essere 5.400 i ribelli addestrati dai “consiglieri” Usa nei campi mi-litari in Giordania e 15mila nel 2016. La realtà è stata ben diversa e i numeri sono implacabili nel sancire il fallimento dell’operazione: da maggio sono stati addestrati e armati solo 60 ribelli e gran parte ha abbandonato i combattimenti, in molti casi consegnando mezzi, armi e munizioni all’Is o al Fronte al Nusra (gruppo qaedista).
Con la Russia di Putin nuova protagonista dell’area, con le milizie iraniane e quelle di Hezbollah che combattono a fianco dell’esercito regolare di Assad, senza parlare delle difficoltà del presidente Usa con l’alleato Israele, la strategia di Casa Bianca e Pentagono è avviata verso un sicuro disastro. Di qui la necessità di una svolta, decisa da Obama dopo diversi incontri con i generali della Difesa: nelle prossime settimane armi e munizioni Usa arriveranno direttamente sul terreno di guerra solo a quelle forze che stanno realmente combattendo (e con successo) lo Stato Islamico, vale a dire i peshmerga curdi e i 10/15 gruppi di combattenti arabi — questi ultimi strettamente “monitorati” — che agiscono nel nord-est della Siria. Inoltre i caccia dell’Air Force aumenteranno i bombardamenti contro le postazioni del Califfato in Siria partendo da una base aerea turca. Insieme queste due misure dovrebbero (questa l’intenzione di Casa Bianca e Pentagono) aiutare a creare un vero e proprio esercito di circa 25mila uomini (20mila curdi e 5mila arabi) in grado di riconquistare le aree dello Stato Islamico senza però farle cadere in mano agli uomini di Assad (e ai russi).
Mentre anche i caccia della Francia intensificano i loro raid contro i “tagliagole” del califfo Al Baghdadi, le truppe dello Stato Islamico hanno deciso di passare all’offensiva. Sono avanzate di diversi chilometri nell’area di Aleppo, città strategicamente decisiva, uccidendo anche un generale dei “pasdaran” iraniani. Cosa che, secondo l’intelligente Usa, confermerebbe i dubbi sull’effettivo impegno di Putin contro l’Isis e che per il ministro della Difesa di Hollande, Jean-Luc le Drian è un dato certo: «L’80-90 per cento delle incursioni aeree russe ha il solo scopo di garantire la sicurezza di Assad e di colpire tutte le milizie ostili al regime».
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