Riprendiamo dall' OSSERVATORE ROMANO di oggi, 01/10/2015, a pag.3, il redazionale con il titolo "Raid israeliani su Gaza".
L'antica abitudine di riportare nel titolo la reazione di Israele dopo che è stata attaccata dai razzi provenienti da Gaza, è stata ripresa tale quale dal quotidiano ufficiale della S.Sede.
Invece di titolare " Razzi da Gaza colpiscono Israele" e mettere la risposta israeliana dopo, come insegna la logica, il giornale vaticano fa l'esatto contrario. Non insistiamo sull'uso della parola "rappresaglia", il cui significato dovrebbe essere a conoscenza anche della redazione del giornale. Ma forse, proprio perchè lo conoscono, lo usano. Il motivo è più che chiaro.
Alta tensione al confine tra la Striscia di Gaza e Israele. Un razzo è stato lanciato ieri sera dal territorio palestinese verso Israele e intercettato dall'Iron Dome (il sistema di difesa israeliano) nel cielo di Ashdod. Poche ore dopo, la rappresaglia: l'aviazione ha colpito quattro postazioni nella Striscia. Il portavoce dell'esercito Peter Lerner ha detto che «Hamas è responsabile di ogni attacco che viene dalla Striscia». Lerner ha quindi spiegato che il lancio del razzo — avvenuto durante la terza sera della festa ebraica di Sukkot — ha costretto la popolazione di Ashdod e delle zone vicine, dove sono risuonate le sirene di allarme, a recarsi nei rifugi. Il rischio di un'escalation delle violenze è alto anche al confine con la Siria. Ieri infatti un razzo proveniente dal territorio siriano è esploso nel settore israeliano delle alture del Golan, senza provocare vittime né danni. Per il momento, le autorità israeliane escludono che si sia trattato di un attacco intenzionale e presumono che l'incidente vada ricondotto agli intensi combattimenti in corso da giorni sul versante siriano della linea di demarcazione. La reazione, comunque, c'è stata: i militari israeliani hanno esploso colpi di artiglieria contro due obiettivi in Siria, riferiscono i media. «Israele desidera la pace con i palestinesi» ha dichiarato ieri il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, che domani parlerà all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Sempre giovedì il leader del Likud incontrerà anche il segretario di Stato americano, John Kerry. «Sfortunatamente i palestinesi continuano a diffondere bugie sulla politica sul Monte del Tempio» ha detto il premier poco prima di partire per New York, riferendosi ai recenti disordini esplosi nell'area circostante la moschea di Al Aqsa a Gerusalemme. «Chiederò che si metta fine a questa istigazione selvaggia. Israele intende mantenere l'attuale status quo» nell'area. «I manifestanti palestinesi che portano armi sul Monte del Tempio sono gli unici a danneggiare i luoghi santi e gli unici a violare lo status quo» ha aggiunto Netanyahu. Il premier ha poi annunciato che nel suo discorso alle Nazioni Unite illustrerà la politica di Israele alla luce della situazione in Siria e delle minacce al confine nord del Paese. Così come spiegherà «cosa provano i cittadini di Israele dopo l'accordo sul nucleare dell'Iran e cosa si aspettano dalla comunità internazionale». In effetti — ha detto — «ogni giorno che passa è sempre più chiaro che in un Medio oriente al collasso Israele è un'isola di progresso e stabilità». Oggi è invece in programma alle Nazioni Unite l'intervento del presidente palestinese, Mahmoud Abbas, che avrà anche numerosi incontri bilaterali con diversi leader.
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