Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 28/09/2015, a pag. 8, con il titolo "Barack sbaglia strategia in Siria. E il Cremlino ne approfitterà", l'intervista di Arturo Zampaglione a John Bolton, ex ambasciatore statunitense all'Onu.
John Bolton
Barack Obama con Vladimir Putin
«Nella migliore delle ipotesi dal vertice Obama-Putin non uscirà nulla di concreto », scuote la testa John Bolton, che è soprattutto preoccupato del «vero pericolo» del summit all’ombra del Palazzo di vetro. Quale? «Che il presidente russo imponga gli interessi del Cremlino approfittando dell’assenza di una strategia di politica estera della Casa Bianca e del vuoto pneumatico lasciato dagli Stati Uniti in Medio Oriente». Ex-ambasciatore di George W. Bush all’Onu e uomo di punta dei conservatori sui temi di politica internazionale, Bolton, 66 anni (e celebre per i suoi baffoni bianchi), è sempre stato tentato di candidarsi alla Casa Bianca: anche se finora non l’ha mai fatto, forse perché i papabili sono già troppi. In compenso non perde occasione per attaccare Barack Obama e per denunciare quella che, a suo avviso, è stata una gestione disastrosa e dilettantesca della politica estera, a cominciare dall’accordo sul nucleare con l’Iran. Le posizioni di Bolton possono sembrare molto estreme, ma servono anche a capire gli ostacoli di politica interna che Obama ha di fronte.
Bolton, come interpreta le ultime mosse di Vladimir Putin in Siria e in tutto lo scacchiere internazionale? «Ormai è chiaro che il Cremlino sta cercando di restituire alla Russia un ruolo di grande potenza mondiale. E in Medio Oriente Putin intravvede un’occasione unica: Mosca era in pratica assente dalla regione da quando Sadat buttò fuori dall’Egitto i consiglieri militare russi, mentre adesso il “vacuum” di Obama le permette di mettere piede in Siria e di porsi come un interlocutore privilegiato».
Ma non è giusto, come ha detto ieri lo stesso Renzi, coinvolgere tutti nella soluzione della crisi siriana, a cominciare da Mosca che ha un peso specifico importante? «Se non è nell’interesse nazionale degli Stati Uniti, non vedo perché la Casa Bianca dovrebbe collaborare con la Russia: sapendo anche che da 350 anni Mosca cerca un accesso al Mediterraneo».
Mosca promette di contribuire all’offensiva anti-Is. «Non è ancora chiaro quali siano i loro veri piani: condurranno raid aerei in appoggio al presidente Assad? O si limiteranno ad azioni politiche? O addirittura cercheranno di trovare un modus vivendi con lo Stato Islamico? Finora sappiamo solo che si sono alleati con l’Iran, rafforzatosi grazie a quell’accordo nucleare che – anche se in Europa nessuno ha il coraggio di dirlo – consentirà ai terroristi di Teheran di avere tra poco una bomba atomica».
Non le sembra di esagerare? «Niente affatto. E voi europei ve ne accorgerete appunto quando tra poco l’Iran avrà la sua bomba, scatenando anche una corsa nucleare di tutti gli altri, dall’Egitto all’Arabia Saudita».
Condivide l’opinione di chi dice che in troppi casi, come in Libia, il ruolo occidentale nello spodestare i vecchi regimi autoritari abbia favorito il caos e l’estremismo islamico? «Occorre un esame caso per caso: in Egitto fu sbagliato liberarsi di Hosni Mubarak, mentre fu giusto l’appoggio militare anti-Gheddafi perché Tripoli stava preparando una nuova campagna terrorista, come quella che portò all’esplosione dell’aereo Pan Am sui cieli della Scozia».
Obama e Putin parleranno anche dell’Ucraina… «E Putin cercherà di avere qualche sconto sulle sanzioni. L’unico sistema che vedo per contrastare Mosca è fornire armi agli ucraini e addestrarli militarmente: in modo che, come ai vecchi tempi in Afghanistan, i russi paghino un prezzo molto alto per l’invasione».
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