Quattro libi di sicuro interesse per i lettori di IC, oggi, 27/09/2015. Un'intervista sul CORRIERE della SERA a pag.41 con Grégory Samak, e tre recensioni da REPUBBLICA a pag.56.
Corriere della Sera-Stefano Montefiori: " Il mio romanzo immagina un mondo senza la Shoah"
PARIGI -«La sera del 21 aprile 2002 stavo tornando a Parigi da un viaggio all'estero. Quando l'aereo si posò sulla pista, il comandante ci diede il benvenuto in Francia e poi ci informò del risultato del primo turno delle presidenziali: Jean-Marie Le Pen, leader del Front national, si era qualificato per il ballottaggio. All'uscita dell'aereoporto presi un taxi che attraversò tutta la città. Non mi era mai sembrata così deserta e silenziosa. Era impressionante. Quella sera cominciai a scrivere Il libro del destino».
Grégory Samak, co-fondatore del canale all news francese Bfm Tv e oggi direttore di Euronews, si è avvicinato alla letteratura «senza pensare di pubblicare il mio romanzo. L'ho tenuto nel cassetto per dieci anni, scritto e riscritto mille volte». «Il libro del destino» è quello scoperto dal protagonista Elias Ein nella biblioteca della casa appena comprata a Braunau, la piccola località austriaca vicina al confine tedesco dove nacque Adolf Hitler. Samak ha ripreso la storia biblica di un libro nel quale sono già scritti i destini di tutti gli uomini, e racconta la decisione di Elias di usarlo per cambiare gli eventi e cancellare la Shoah.
Perché alla fine ha deciso di pubblicare «II libro del destino»?
«Era nato come una specie di lettera ai miei figli, ma a un certo punto mi sono detto che valeva la pena di provare a farlo circolare il più possibile. È un libro politico sull'abitudine, sull'assuefazione a sentire certi discorsi: gli ebrei che non sono morti nelle camere a gas, il regime di Vichy che non era poi così male, il maresciallo Pétain che ha fatto anche cose buone... Qualche anno fa il negazionismo e l'antisemitismo hanno fatto un ritorno straordinario in Francia, attraverso internet. Dieudonné e Main Soral sono diventati celebri con Il loro video su YouTube, e io sono tornato a preoccuparmi come la sera del zi aprile».
Come mai all'inizio ha scelto l'auto-pubblicazione?
«Perché non conoscevo nessuno nel mondo del editoria, e poi mi scoraggiavano i siti degli editori dove si legge "mandateci pure i manoscritti, ma anche una busta già affrancata per la restituzione". Così l'ho messo su internet, gratis, ed è stato subito un successo enorme, inaspettato. Per due notti non ho dormito, non riuscivo a staccarmi dai commenti dei lettori. Poi si è fatto avanti un grande editore tradizionale, Flammarion, che ha venduto i diritti in 12 Paesi, tra i quali per primo l'Italia. Germania e Austria invece sono i soli grandi Paesi europei dove il mio romanzo non è stato pubblicato: un editore tedesco mi ha scritto una lettera furibonda. Credo di avere toccato un tasto ancora sensibile».
Lei teme che la Francia si stia abituando a un'estrema destra che avanza fino alle soglie del potere?
«Sì, credo che purtroppo il tempo lavori per loro. L'Europa nella quale siamo cresciuti, fondata sulla fine della Seconda guerra mondiale, sta perdendo la sua forza morale, i ricordi si fanno confusi, ambigui. Il senso del mio romanzo è la lotta contro questo oblio, è un tentativo di risposta all'antisemitismo che è sfociato nell'attentato al supermercato kosher del gennaio scorso a Parigi. Quando vedo quel che accade alla frontiera dell'Ungheria, come vengono trattati i profughi, mi convinco che avevo ragione a scrivere Il libro del destino».
È un libro di lotta?
«Temo soprattutto di disperazione perché la storia e la psicologia favoriscono i negazionisti e gli antisemiti. L'Europa è talmente traumatizzata dai totalitarismi e dalle guerre mondiali che sta attraversando un grande processo di rimozione. Il ricordo è talmente opprimente che impedirebbe di vivere, allora la mente cancella l'evento. Lo choc del 1945 ha tenuto per cinquant'anni, ora quei fondamenti sono crollati. Non posso pensare altrimenti, se osservo l'affermazione di Le Pen padre il 21 aprile 2002, i progressi elettorali della figlia, la crisi dei profughi e la reazione ungherese: è un susseguirsi di avvenimenti che avremmo potuto vivere negli anni Trenta. Di questo parla il libro».
L'altro tema è il mistero del silenzio di Dio di fronte al dolore degli uomini.
«Secondo la Cabala ebraica Dio creando l'universo ha dovuto ritirarsi, la sua potenza è tale che non può intervenire nel mondo perché lo distruggerebbe».
Così possono nascere e prendere il potere uomini come Adolf Hitler.
«Quel che trovo interessante nella sua storia è la convinzione di agire per il bene della Germania. Ci sono criminali che agiscono consci di fare il male, Hitler non era tra questi. Non si è mai così forti e pericolosi come quando si pensa di agire per il bene».
La Repubblica-Anais Ginori:" Più pessimista di Houllebecq"
Gli scrittori continuano a giocare agli indovini sul futuro della Francia. Dopo Michel Houellebecq, che aveva immaginato l’avvento al potere del leader di un partito islamico nel 2022, ora a far discutere è il nuovo romanzo di Boualem Sansal. L’autore algerino si proietta ben oltre la trama di Sottomissione , arrivando infatti fino al 2084, orizzonte temporale di orwelliana memoria che dà il titolo del libro. 2084, la fin du monde , pubblicato da Gallimard, è la profezia apocalittica di Sansal, una visione molto più cupa e netta di quella offerta ai lettori da Houellebecq. Il romanzo di Sansal si svolge nell’Abistan, una dittatura religiosa che prende il nome da “Abi”, sottoposto del Profeta Yölah. Un sistema di governo fondato sull’amnesia e alla sottomissione a un unico Dio. Sansal ha lavorato al ministero dell’Industria negli anni Novanta ed è stato cacciato dal governo nel 2003 per le sue frequenti critiche. Dal 1999, con il suo primo romanzo Le Serment des barbares , ha vinto numerosi premi letterari ed è spesso stato censurato in Algeria. La sua battaglia contro il fondamentalismo islamico non è nuova. Già in Il villaggio tedesco , tradotto da Einaudi sei anni fa, aveva fatto un controverso parallelo tra islamismo e nazismo. 2084, la fin du monde è entrato nella selezione per il premio Goncourt che sarà deciso a novembre. A proposito delle similitudine tra i due romanzi, Houellebecq ha commentato: «Sansal la pensa come me, è solo un po’ più pessimista ».
La Repubblica-Susanna Nirenstein: " Le lettere infuocate dai poteri magici "
Grégory Samak
Fantasy d’esordio che coinvolge Dio e il suo Libro della vita (quello dove si decidono i destini degli uomini e ogni anno a Kippur, il giorno ebraico dell’Espiazione e del digiuno, gli ebrei chiedono al Signore di “firmare” nel bene sotto il proprio nome), auto pubblicato sul web, salito velocemente alle vette delle vendite Amazon, e acquistato poi alla Fiera del Libro inglese da numerose case editrici. Un caso che in Francia ha visto la pubblicazione della grande Flammarion e qui esce in libreria ora per Nord. A scriverlo è stato il francese Grégory Samak, master in Televisione e cinema alla Sorbonne, una carriera fulminante nella ABC news, la fondazione del canale francese di notizie BFM TV, e ora la direzione di Euronews. Il ritmo è cinematografico e vede Elias Ein, un vecchio ebreo ormai solo, scoprire nascosta sotto una botola della sua camera da letto, una infinita biblioteca dalle lettere infuocate: toccandole, se sei un uomo buono, puoi andare indietro nel tempo e cercare di cambiare singole vite e addirittura la Storia.
La Repubblica-Fabio Gambaro: " Salvarsi dall'orrore grazie alle forbici "
Ci sono storie che sembrano arrivare dall’aldilà, come un monito o una preghiera. Quella – intensa e commovente – proposta da Eric Paradisi nel Parrucchiere di Auschwitz va e viene nel tempo attraverso tre generazioni. Viaggia tra Roma, Parigi e Buenos Aires. Racconta di amori esclusivi e di crimini orrendi, di emigrazioni e di vendette. È una storia che trova il suo centro nell’inferno di Auschwitz, da cui il giovane Maurizio, deportato dal ghetto di Roma, si salverà grazie al suo talento di parrucchiere. Sopravviverà, ma perderà per sempre l’amata Alba, giovane militante della Resistenza. La scomparsa lascerà una segno indelebile nella sua vita e in quelle delle generazioni successive. Grazie a un efficace montaggio, il romanzo segue l’esile traccia lasciata da una cascata di capelli biondo cenere, quelli di Alba, ma anche quelli delle altre donne. Fino a Flor, la nipote più cara, che attraverso l’arte cerca di rendere omaggio al sacrificio di tanti. E intanto spiega come ritrovare la forza per vivere, pur restando fedeli a un amore al di là della vita e della morte.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera e a Repubblica, telefonare:
Corriere della Sera: 02/ 62821
La Repubblica: 06/ 49821
oppure cliccare sulle e-mail sottostanti